Repubblica Ceca al voto: favorito il miliardario populista Babiš, alleato di Orbán

Repubblica Ceca al voto. Venerdì si sono aperte le urne per le elezioni generali di due giorni che potrebbero allontanare il Paese dal suo sostegno all'Ucraina, minacciando di dividere ulteriormente l'Unione europea e la Nato. Si vota per eleggere i 200 deputati della Camera bassa per un altro mandato di quattro anni.
Il miliardario, magnate dell'agroalimentare, ed ex primo ministro Andrej Babiš potrebbe diventare l'ultimo leader populista dell'Europa centrale a tornare in auge in politica.
I sondaggi lo danno favorito per la vittoria sulla coalizione filo-occidentale guidata da Petr Fiala, che lo ha sconfitto alle elezioni del 2021.
La vittoria di Babiš potrebbe portare il Paese nell'orbita dell'Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico, che hanno entrambi favorito il mantenimento dei legami con la Russia e si sono rifiutati di fornire aiuti militari all'Ucraina.
Ungheria e Slovacchia continuano inoltre a importare petrolio russo e si sono opposte alle sanzioni dell'Ue contro Mosca.
Lo scorso anno, Babiš, insieme all'amico Orbán, ha co-fondato la nuova alleanza "Patrioti per l'Europa" al Parlamento europeo, un cambiamento significativo rispetto al gruppo liberale Renew Europe a cui apparteneva in precedenza.
Il gruppo dei Patrioti, di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini, criticano le politiche dell'Ue in materia di migrazione e cambiamento climatico e sostengono la tutela della sovranità nazionale.
Babiš ha negato di condividere le posizioni filorusse di molti membri del gruppo, ma ha intenzione di porre fine a un'iniziativa ceca che ha acquistato milioni di proiettili di artiglieria per l'Ucraina. Si è inoltre rifiutato di sottoscrivere pienamente l'impegno della Nato ad aumentare significativamente la spesa per la difesa.
Il governo ceco sotto Fiala ha fornito all'Ucraina ingenti aiuti umanitari e militari, oltre ad aver ospitato circa mezzo milione di rifugiati ucraini.
Babiš è una figura divisiva da quando è entrato nella politica nazionale ceca nel 2013. Membro del Partito Comunista prima della Rivoluzione di Velluto del 1989 che ha rovesciato il regime comunista nell'allora Cecoslovacchia, ha attirato paragoni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e deve affrontare accuse di frode in un caso che riguarda i sussidi dell'Ue.
Ma gli scandali sembrano aver intaccato poco il suo sostegno popolare in patria.
Il suo movimento populista Ano (Azione del cittadino scontento), definito da lui stesso un partito "tuttofare", ha perso le elezioni parlamentari nell'ottobre 2021 dopo un mandato turbolento, che ha dovuto affrontare anche la pandemia da Covid-19.
Una coalizione di cinque partiti ha poi formato un nuovo governo.
Babiš preferirebbe governare da solo, ma i sondaggi prevedono che potrebbe ottenere solo il 30 per cento dei voti. Sarebbe circa il 10 per cento in più rispetto alla coalizione di Fiala, ma non abbastanza per formare una maggioranza di governo.
Ha escluso la collaborazione con i partiti che sono al governo dalle elezioni del 2021.
Tra i suoi potenziali partner ci sono due coalizioni apertamente filorusse che vogliono portare il Paese fuori dall'Ue e dalla Nato. Babiš ha dichiarato che questa non è la sua intenzione.
Un altro potenziale alleato, un gruppo di destra che si fa chiamare "Automobilisti" e che è sostenuto dall'ex presidente euroscettico Václav Klaus, ha giurato che rifiuterà le politiche dell'Ue in materia di ambiente.
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