A due anni dal 7 ottobre: Le parole sono diventate un campo minato

A due anni di distanza da quel tragico giorno che ha cambiato le sorti del Medio Oriente, con una tregua a Gaza ancora lontana, insieme a Kristina Stoeckl, Professoressa di Sociologia delle Religioni presso la Luiss di Roma, abbiamo riflettuto su cosa sia cambiato da allora, soprattutto in Europa: dall’aumento di episodi di antisemitismo al modo in cui viene percepita la politica israeliana e la posizione del mondo arabo.
L’aumento dell’antisemitismo in Europa
Un’indagine del 2024 condotta dall’Agenzia dell’Ue che si occupa di diritti fondamentali ha documentato l’aumento degli episodi di antisemitismo all’interno dell’Unione. Il 96% degli intervistati ebrei aveva infatti dichiarato di aver subito attacchi di questo genere già prima del 7 ottobre 2023.
Secondo il Rapporto Transazionale InterMu-Se, che ha raccolto dati su sei Paesi tra cui l’Italia, è stato registrato un aumento significativo di episodi di antisemitismo e di odio contro i musulmani nel periodo 2024-2025, successivo al 7 ottobre.
Martedì, in un dibattito organizzato con la Commissione, gli eurodeputati sono stati chiamati a valutare i recenti episodi di antisemitismo avvenuti all’interno dell’Ue e le possibili soluzioni per tutelare i diritti fondamentali. Tra le misure proposte, anche la criminalizzazione del discorso e dei reati d’odio.
La doppia matrice
Valutando questi dati, Stoeckl ritiene che attualmente in Europa si stia assistendo a un antisemitismo di matrice duplice. "Abbiamo osservato l’esistenza di un antisemitismo di matrice islamista che prende di mira siti ebraici in Europa, sinagoghe, e che in passato ha colpito la società secolare e libera. Diciamo che questo tipo di terrorismo era più prevalente”, ha detto Stoeckl.
“Oggi – continua la Professoressa – siamo di fronte a un antisemitismo di impatto inferiore, fatto di scritte, o della rimozione, ad esempio, dei volantini degli ostaggi. Si tratta di un’intolleranza verso tutto ciò che è ebraico, perché queste cose sono state associate a Netanyahu e ai crimini di guerra.”
Ultimo in ordine di tempo, l’atto vandalico di pochi giorni fa ai danni di un panificio kosher a Roma, nella zona Marconi, sulla cui serranda sono apparse scritte antisemite. Sempre nella giornata di martedì, a Roma, è stato blindato il ghetto e gli altri siti della cultura ebraica.
Proprio sull’uso delle parole si sofferma Stoeckl, sottolineando quanto sia difficile anche per alcuni suoi giovani studenti esprimere la propria opinione per paura di usare termini “Sbagliati”.“Ognuno dovrebbe sentirsi libero di esprimersi – aggiunge Stoeckl – invece, specie in questo clima, è difficile che avvenga. La stessa accusa di antisemitismo fa parte di questo campo minato delle parole.”
La situazione politica in Israele e come viene percepita
Secondo Stoeckl, vale la pena riflettere anche sulla situazione politica in Israele.“La mobilitazione democratica nel Paese, già prima del 7 ottobre, aveva iniziato a manifestare contro il governo guidato da Netanyahu. Dall’esterno – spiega – non si colgono le sfumature e si pensa che si tratti di proteste per il rilascio degli ostaggi; invece, sono dirette contro la classe politica. Da fuori si percepisce il Paese come compatto, ma non è così.”
Nel 2021, l’Alta Corte di Giustizia israeliana – ovvero il grado più elevato del sistema giuridico del Paese – ha legittimato la legge Stato-Nazione, che definisce Israele come Stato della nazione ebraica e non di tutti i suoi cittadini, molti dei quali sono arabi. La Terra di Israele è inoltre, secondo il provvedimento, la patria storica degli ebrei, all’interno della quale è stato creato lo Stato di Israele.
Secondo Stoeckl, il fatto che per questo governo l’appartenenza religiosa – e dunque l’essere ebrei – determini la definizione stessa dello Stato, “è ciò che rende la possibilità di trovare un accordo tra le due parti molto difficile.”
“Mondo arabo musulmano non così compatto”
La guerra iniziata da Israele a Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre ha permesso all’Europa di tornare a parlare della questione palestinese.“Le manifestazioni di pace che abbiamo visto in Europa le potremmo definire occidentali – continua Stoeckl – il mondo arabo non si è dimostrato così compatto al suo interno.”
Dall’inizio della guerra, sostiene la Professoressa, fino ad arrivare alle trattative sui negoziati di pace, “Molti Paesi arabi hanno sostenuto il cessate il fuoco, anche se questo significa il disarmo di Hamas.”
Dal Marocco all’Arabia Saudita, nei mesi successivi all’inizio della guerra a Gaza, si è diffusa molta rassegnazione e impotenza di fronte alla causa palestinese e a quanto stava accadendo. Segnale, per molti osservatori, non solo della frammentarietà del mondo arabo al suo interno, ma anche della fragilità di molti Paesi della regione alle prese con le proprie criticità, soprattutto a livello politico ed economico.
Politica e Chiesa, tra condanna dell’antisemitismo e sanzioni contro Israele
“L’antisemitismo è un cancro da estirpare”: queste le parole del Segretario di Stato Parolin nel ricordare il 7 ottobre. “Chiediamo – ha continuato – la liberazione degli ostaggi e di porre fine alla spirale di violenza.”
“A Gaza, conseguenze disumane. Non basta che la comunità internazionale dica che è inaccettabile quanto avviene e poi permetta che avvenga. Mi colpisce la partecipazione alle manifestazioni per la pace.”
Se da un lato la Chiesa definisce l’attacco di Hamas e la guerra a Gaza “disumani”, sul versante politico resta unanime la condanna all’attacco del 7 ottobre. Tuttavia, molti leader europei, tra cui Meloni e Von der Leyen, concordano ormai nel riconoscere che l’azione di Israele è stata sproporzionata.
La Commissione d'Inchiesta d'Onu e il cambio di rotta dell'Ue
Di fronte ai risultati della Commissione d’Inchiesta Onu, che di recente ha confermato che a Gaza è in atto un genocidio per mano di Israele, la classe politica ha iniziato a esporsi. Negli stessi giorni la Commissione ha annunciato sanzioni commerciali contro Israele, una svolta netta rispetto al passato, ma che dovrà passare l’esame dei singoli governi nazionali.
In Italia, la Presidente del Consiglio Meloni non ha ancora riconosciuto lo Stato di Palestina, come hanno fatto altri Paesi europei, ma ricordando il 7 ottobre ha detto che “la reazione di Israele è andata oltre.”Non si sprechi – ha aggiunto – l’opportunità del piano di pace di Trump.”
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