La Spagna si ferma per Gaza: sciopero generale e cortei in tutto il Paese

Migliaia di persone sono scese in piazza martedì in ben 25 città spagnole in occasione di una giornata di sciopero generale e di interruzioni parziali, proclamata per esprimere solidarietà con la popolazione palestinese e chiedere la fine dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.
Le mobilitazioni, organizzate da sindacati e gruppi sociali, hanno assunto forme diverse: cortei, presidi, blocchi stradali e azioni simboliche in infrastrutture strategiche, con una partecipazione diffusa in tutto il Paese.
Blocchi e cortei in Catalogna
In Catalogna, lo sciopero è iniziato già alle prime ore del mattino con picchetti e blocchi alle principali arterie stradali e all’accesso al porto di Barcellona. Tra i manifestanti sono state contate almeno 15mila presenze. Un gruppo di manifestanti ha lanciato pietre contro diversi negozi nella zona della Dreta dell'Eixample durante le proteste filopalestinesi a Barcellona.
Le forze dell'ordine hanno disperso i manifestanti con gas lacrimogeni e manganelli dopo che un centinaio di persone si erano radunate davanti all'hotel della stazione di Sants. I manifestanti si sono poi diretti verso il consolato israeliano nella seconda città dello Stato, che si trova nel ricco quartiere di Les Corts.
Sono state segnalate cancellazioni di treni e fermate in diversi turni industriali, tra cui lo stabilimento Seat. A Mataró, un gruppo di attivisti ha occupato un ristorante McDonald’s per circa 20 minuti.
A Barcellona, centinaia di persone hanno sfilato da via Laietana — davanti alla sede della Commissione europea — fino al centro città, accompagnate da una forte presenza delle forze dell’ordine. Alla stazione di Sants non sono mancati momenti di tensione tra manifestanti e agenti dei Mossos d'Esquadra.
Proteste diffuse in tutto il Paese
A Madrid, intorno alle 19:00, è partita la marcia organizzata dalla Cgt dalla Puerta de Atocha, che si è conclusa in piazza Callao, nel cuore della capitale spagnola. “L'aumento della spesa per la difesa ha ripercussioni sui lavoratori”, hanno affermato i portavoce del sindacato.
Nei Paesi Baschi, tutti i sindacati hanno invitato a continuare le mobilitazioni e hanno definito Israele “uno Stato genocida”. Le manifestazioni di massa, a cui hanno partecipato circa 95mila persone, secondo fonti sindacali, hanno denunciato nelle tre principali capitali basche la situazione a Gaza e in Cisgiordania. Tra gli incidenti si segnala il vandalismo della facciata di un McDonald's situato sul Boulevard di San Sebastián.
In Navarra, nel frattempo, lo sciopero è stato seguito da 15mila persone, secondo gli organizzatori, mentre la delegazione del governo della regione ha stimato circa 10mila partecipanti.
A León, i manifestanti hanno marciato da Plaza de San Marcos a Plaza de Regla fermandosi davanti a un supermercato per chiedere il boicottaggio dei prodotti legati a Israele. A Logroño, la Plaza del Espolón è stata simbolicamente ribattezzata “Plaza Palestina Libre”.
Nelle Baleari, quasi 600 insegnanti hanno aderito allo sciopero, rallentando attività scolastiche e universitarie.
A Las Palmas de Gran Canaria, la nona città dello Stato e la principale delle Isole Canarie, non si sono verificati incidenti. Fino al 70 per cento degli studenti dell'isola ha aderito agli scioperi indetti dai sindacati per la situazione in cui versano i palestinesi.
Impatto su trasporti, sanità e istruzione
Le proteste hanno avuto ripercussioni sui servizi pubblici, anche se le amministrazioni hanno garantito livelli minimi per i settori essenziali.
A Madrid, la metropolitana ha operato all’80 per cento nelle ore di punta e gli autobus al 30 per cento. In Catalogna il trasporto pubblico ha mantenuto il 66 per cento delle frequenze abituali. In Galizia sono stati indetti scioperi parziali per turno, mentre a Huesca gli autobus urbani hanno circolato con orari ridotti.
Studenti e politica in prima linea
Il movimento studentesco ha avuto un ruolo centrale con scioperi e mobilitazioni in diverse università pubbliche.
Nel frattempo, il gruppo parlamentare Sumar ha annunciato la propria assenza dalla sessione di controllo al governo, come gesto simbolico di sostegno alle manifestazioni.
Richiesta di cessate il fuoco e accuse di “genocidio”
Le proteste si inseriscono in un più ampio appello internazionale per denunciare quello che gli organizzatori definiscono “genocidio” a Gaza e per chiedere un cessate il fuoco permanente.
Le autorità israeliane hanno confermato che continueranno a consentire l’ingresso di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah — circa 600 camion al giorno — ma hanno avvertito che la situazione potrebbe cambiare se non sarà completata la consegna dei corpi degli ostaggi concordata con Hamas.
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