Spionaggio: reperivano informazioni per la Russia, indagati due imprenditori italiani
Avrebbero venduto informazioni "sensibili" agli 007 della Federazione Russa. È questa l'accusa nei confronti di due imprenditori italiani di 34 e 60 anni, competenti in campo tecnologico e soci nella stessa azienda della Brianza.
Il pubblico ministero Alessandro Gobbis con l’aggiunto a capo dell’antiterrorismo, Eugenio Fusco, e il procuratore di Milano, Marcello Viola, hanno notificato l’avviso di conclusione indagini preliminari, condotte dal Ros di Milano, in collaborazione con la Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma.
L'inchiesta, alla quale ha collaborato anche l’Aise, l’agenzia italiana di intelligence esterna, è partita ad aprile 2024 e dopo i primi pedinamenti ha subito un’improvvisa accelerata prima dell’estate quando i militari hanno eseguito perquisizioni nelle case degli indagati, sequestrando dispositivi informatici e documentazione. Gli imprenditori sono assistiti dagli avvocati d'ufficio Caterina Managò e Ferdinando Mambella.
Il reato di cui sono accusati è quello di "corruzione del cittadino da parte dello straniero", aggravato dall'art. 270 bis in quanto commesso per finalità di terrorismo ed eversione.
Le presunte spie italiane avrebbero agito per "simpatie politiche"
Da quanto si apprende i due uomini avrebbero agito per "simpatie politiche" e coinvolgimento ideologico sposando la causa russa in chiave anti-occidentale e anti-atlantista almeno a partire dallo scoppio delle guerra in Ucraina. Il movente economico è, per il momento, ridotto a singoli pagamenti da qualche migliaio di euro in criptovalute.
Da alcune chat visionate da Il Fatto Quotidiano e pubblicate dal quotidiano giovedì, si leggono stralci di conversazioni tra un cittadino italo-svizzero e il suo presunto interlocutore russo dove i presunti agenti dell'Fsb rivolgevano le richieste e gli assignment. Tra le "missioni" da portare a termine gli uomini dovevano catturare immagini di strade e piazze nelle città, mappare zone grigie di caserme e siti militari. A Milano, a Roma ma anche ad Aviano, conosciuta per la base aerea utilizzata dagli Stati Uniti. E anche di installare dash cam sui taxi per monitorare i movimenti di soggetti interessanti.
A partire dai primi mesi del 2023, i due si sarebbero "fatti promotori di una collaborazione con i servizi di intelligence russi" per "fornire informazioni di natura sensibile", proprio come la "mappatura dei sistemi di video sorveglianza delle città di Milano e Roma, mostrando particolare attenzione alle ‘zone grigie’, ossia a quelle aree cittadine non coperte da telecamere" o "dash cam" su taxi ma all’insaputa dei tassisti stessi.
Caso Biot: confermata condanna a 29 anni di reclusione
La vicenda dei due imprenditori italiani reclutati dalla Russia è solo una delle tante che da Mosca si sono intrecciate fino a Roma, Milano, Napoli. Tra spionaggio, influenza di opinioni e reperimento di informazioni sensibili sottratte allo Stato italiano.
In un'altra vicenda dalle ombre russe, mercoledì i giudici della prima sezione di Cassazione hanno reso definitiva la condanna a 29 anni e 2 mesi emessa dall'appello militare per il capitano di Fregata della Marina Militare Walter Biot.
L'ufficiale arrestato dai carabinieri del Ros il 30 marzo 2021, è accusato di avere ceduto in cambio di denaro notizie coperte da segreto ad un funzionario dell'ambasciata russa. Per la stessa vicenda Biot è stato condannato in primo grado, nel gennaio scorso, anche dai giudici del tribunale ordinario a 20 anni di carcere.
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