Strage di Bondi Beach, video mostra una coppia che cerca di fermare uno dei terroristi
Martedì è emerso un filmato di una telecamera che mostra una coppia che affronta e tenta di disarmare uno degli aggressori dell'attentato di domenica a Bondi Beach, in Australia.
Gli eroi sono dunque tre, oltre al fruttivendolo Ahmed al-Ahmed che ha disarmato uno degli aggressori.
Boris Gurman, 69 anni, e sua moglie Sofia Gurman, 61 anni, sono intervenuti per cercare di proteggere altri dai colpi e hanno perso la vita, ha dichiarato la famiglia in un comunicato.
"Siamo affranti per l'improvvisa e insensata perdita dei nostri amati Boris e Sofia Gurman", si legge nel comunicato, "erano sposati da 34 anni e il loro 35° anniversario di matrimonio si avvicinava a gennaio. Non vedevamo l'ora di festeggiare il 62° compleanno di Sofia, mercoledì 17 dicembre".
Il video di una telecamera montata su un'auto di passaggio e circolato sui social media mostra il tentativo della coppia di fermare Sajid Akram, deceduto anche lui dopo l'intervento della polizia.
Nelle immagini si vede una colluttazione e Boris Gurman sottrarre l'arma ad Akram prima che entrambi cadano in strada. Gurman e la moglie sono stati uccisi con un'altra arma.
I Gurman, anche loro ebrei, sono stati i primi ad essere uccisi nell'attentato alla celebrazione di Hannuka, che ha contato 15 morti in tutto tra il migliaio di partecipanti in un parco nei pressi di Bondi Beach.
Il secondo terrorista, Naveed Akram, 24 anni figlio di Sajid, è ricoverato in ospedale. La commissaria della polizia federale australiana, Krissy Barrett, ha dichiarato martedì che la sparatoria è stata "un attacco terroristico ispirato dallo Stato Islamico".
Le autorità indagano sul viaggio dei sospetti nelle Filippine
I sospetti si sono recati nelle Filippine il mese scorso, ha dichiarato Mal Lanyon, commissario di polizia dello Stato del Nuovo Galles del Sud. Le ragioni del viaggio e il luogo sono stati sono ancora oggetto di indagine.
Lanyon ha anche confermato che nell'auto degli attentatori, intestata al sospetto più giovane, c'erano ordigni esplosivi improvvisati e "due bandiere dell'IS fatte in casa".
L'ufficio per l'Immigrazione delle Filippine ha confermato martedì che Sajid Akram ha viaggiato nel Paese dal 1° al 28 novembre, insieme al figlio Naveed, con la città di Davao come destinazione finale.
Gruppi di militanti separatisti musulmani, tra cui Abu Sayyaf nelle Filippine meridionali, in passato hanno espresso sostegno al cosiddetto gruppo dello Stato Islamico e hanno ospitato un piccolo numero di combattenti stranieri provenienti da Asia, Medio Oriente ed Europa.
Decenni di offensive militari, tuttavia, hanno notevolmente indebolito Abu Sayyaf e altri gruppi armati di questo tipo e funzionari dell'esercito e della polizia di Manila affermano che di recente non è stata segnalata la presenza di militanti stranieri nel sud del Paese.
Richieste di leggi più severe sulle armi
Il premier, Anthony Albanese, e i leader di alcuni Stati dell'Australia si sono impegnati a inasprire le già severe leggi sulle armi, in quella che sarebbe la riforma più radicale da quando un cecchino uccise 35 persone a Port Arthur, in Tasmania, nel 1996. Da allora le sparatorie di massa in Australia sono state rare.
Albanese ha annunciato l'intenzione di limitare ulteriormente l'accesso alle armi, anche perché è emerso che Akram padre deteneva legalmente le armi usate nella strage.
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