Torri anti-drone e artiglieria al confine: la Polonia rafforza la frontiera con la Bielorussia
Una nuova torre di osservazione è stata costruita a Ozierany, a pochi chilometri dal confine tra Polonia e Bielorussia. Non si tratta di una semplice infrastruttura di sorveglianza: sulla torre verrà installato il primo cluster del sistema di artiglieria destinato a rafforzare la difesa della frontiera orientale polacca, con particolare attenzione alla minaccia dei droni.
L’annuncio è arrivato dal ministro dell’Interno e dell’Amministrazione Marcin Kierwiński, che durante un briefing sul posto ha dichiarato che il sistema entrerà in funzione già a gennaio.
La visita, effettuata insieme al primo ministro Donald Tusk, rientra in un più ampio piano di rafforzamento della sicurezza lungo il confine con la Bielorussia, considerato sempre più sensibile nel contesto geopolitico attuale.
Un investimento da milioni e una frontiera militarizzata
La torre di Ozierany è solo una delle cinque strutture analoghe costruite negli ultimi mesi, anche nelle aree dei fiumi Svisloch e Istoczanka. L’investimento complessivo ammonta a circa 47 milioni di zloty, un segnale chiaro della volontà di Varsavia di trasformare la frontiera orientale in una linea di difesa tecnologicamente avanzata.
Negli ultimi anni, il governo polacco ha spesso richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’attraversamento illegale dei confini e sulla pressione migratoria. Tuttavia, sempre più spesso il discorso sulla sicurezza si sposta su un altro piano: quello delle potenziali minacce militari provenienti dalla Bielorussia, alleata chiave della Russia.
Natale in divisa al confine
Durante la visita, Donald Tusk ha sottolineato il costo umano di questa strategia di sicurezza. Secondo il premier, oltre 6.000 persone – tra più di 4.000 soldati e centinaia di agenti della Guardia di frontiera e della Polizia – trascorreranno la vigilia di Natale in servizio lungo il confine.
“Grazie a loro, tutti gli altri possono passare il Natale in sicurezza nelle proprie case”, ha dichiarato Tusk, ribadendo il messaggio di unità nazionale attorno alla difesa delle frontiere.
Kierwiński ha aggiunto che quasi 30.000 tentativi di attraversamento illegale del confine sono stati sventati, definendo il dato la prova della portata della sfida che la Polonia si trova ad affrontare.
La crisi umanitaria che continua
A questa narrazione di sicurezza si contrappone però quella delle organizzazioni umanitarie attive nella regione di Podlasie. Gli attivisti denunciano che, sebbene il numero di richieste di aiuto da parte dei migranti sia diminuito, la situazione resta drammatica.
I soccorritori parlano di corpi ritrovati nella foresta. A luglio 2025, la Guardia di frontiera e la Procura avevano confermato il ritrovamento di almeno 10 cadaveri di stranieri, mentre l’organizzazione “We Are Monitoring” conta 14 casi nel 2025, sottolineando come il numero reale delle vittime resti sconosciuto.
Secondo un attivista intervistato in forma anonima, le autorità bielorusse avrebbero allontanato i migranti dalle zone di confine, concentrandoli nei pressi di Minsk e Grodno, lasciandoli però in una situazione di stallo: impossibilitati ad attraversare e senza accesso a procedure di protezione temporanea.
Minsk e l’ombra del riarmo
Sul piano militare, crescono intanto le preoccupazioni per il ruolo della Bielorussia nella guerra in Ucraina. Sebbene non vi siano annunci ufficiali, l’organizzazione di opposizione Belpol ha rivelato che nei pressi di Minsk è in costruzione una fabbrica di munizioni per artiglieria e razzi.
Il progetto, noto come “Uchastok” e avviato nel novembre 2023, dovrebbe consentire un ciclo completo di produzione di munizioni di calibro sovietico 122 e 152 mm, con completamento previsto per dicembre del prossimo anno. Secondo Belpol, date le dimensioni dell’impianto, il cliente finale sarebbe la Federazione Russa.
La fabbrica sorgerà nella regione di Slutsk, a circa 60 chilometri da Minsk, e si appoggerà a tecnologie e materie prime importate, con Russia e Cina indicati come principali partner industriali.
Il rafforzamento del confine tra Polonia e Bielorussia si colloca così all’incrocio tra sicurezza nazionale, tensioni geopolitiche e diritti umani. Da un lato, Varsavia punta su infrastrutture e difesa tecnologica per rispondere a minacce reali o percepite; dall’altro, le foreste di confine continuano a essere teatro di una crisi umanitaria silenziosa.
Una frontiera che, sempre più, non separa solo due Paesi, ma due visioni contrapposte di sicurezza e responsabilità.
Today