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Il Libano ordina all’esercito un piano per disarmare Hezbollah: solo lo Stato dovrà detenere armi

• Aug 6, 2025, 10:02 AM
7 min de lecture
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In una mossa senza precedenti nella fragile politica libanese, il primo ministro Nawaf Salam ha annunciato che l’esercito nazionale è stato incaricato di redigere un piano per garantire che solo lo Stato detenga il possesso delle armi entro la fine del 2025. L’obiettivo è chiaro: disarmare tutte le milizie attive, incluso Hezbollah, il potente gruppo sciita sostenuto dall’Iran.

La decisione è giunta al termine di una riunione di governo durata quasi sei ore, e rappresenta un primo passo concreto verso la centralizzazione del potere militare, a lungo contestata da molte forze politiche. Il premier Salam ha citato "il dovere dello Stato di monopolizzare il possesso delle armi", come riportato dall’agenzia di stampa nazionale libanese (Nna).

Il presidente libanese Joseph Aoun, al centro, e il primo ministro libanese Nawaf Salam, sullo sfondo a sinistra, presiedono una riunione di gabinetto a Baabda, in Libano
Il presidente libanese Joseph Aoun, al centro, e il primo ministro libanese Nawaf Salam, sullo sfondo a sinistra, presiedono una riunione di gabinetto a Baabda, in Libano Lebanese Presidency Press Office/AP

Pressioni internazionali e clima interno teso

La misura arriva sotto la pressione diretta di Washington, che da mesi sollecita Beirut ad adottare una politica di disarmo nei confronti di Hezbollah. Solo a luglio, l’inviato statunitense Tom Barrack aveva incontrato alti funzionari libanesi per rafforzare questa linea.

Tuttavia, la risposta di Hezbollah non si è fatta attendere. Durante un discorso televisivo, il vice segretario generale Naim Kassem ha respinto con fermezza l’iniziativa, dichiarando:

Qualsiasi calendario per l’attuazione del disarmo sotto aggressione israeliana non può essere accettato. Ci chiedono di consegnare le armi senza offrirci sicurezza. Non lo accetteremo.”

Un gruppo indebolito ma ancora armato

Il gruppo militante ha subito pesanti perdite nel recente conflitto con Israele, durato 14 mesi e conclusosi a novembre con un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti. Migliaia di combattenti sono morti, molti leader sono stati uccisi e parte dell’arsenale è andata distrutta.

Ciononostante, Hezbollah continua a mantenere una forte presenza armata nel sud del Libano e un ampio sostegno nella comunità sciita. La leadership del gruppo ha anche ribadito che non accetterà alcun voto di disarmo che non sia sostenuto all’unanimità da tutti i libanesi.

La gente alza i pugni mentre il leader di Hezbollah Naim Kassem tiene un discorso televisivo a Dahiyeh, un sobborgo meridionale di Beirut, in Libano
La gente alza i pugni mentre il leader di Hezbollah Naim Kassem tiene un discorso televisivo a Dahiyeh, un sobborgo meridionale di Beirut, in Libano Bilal Hussein/Copyright 2025 The AP. All rights reserved

L’incognita delle “cinque colline” e la minaccia di escalation

Dopo il cessate il fuoco, Hezbollah ha condizionato qualsiasi dialogo sul disarmo al ritiro israeliano da cinque colline strategiche ancora sotto controllo di Tel Aviv e alla cessazione dei raid aerei, che continuano a colpire militanti e infrastrutture del gruppo.

Israele, da parte sua, accusa Hezbollah di voler ricostruire le proprie capacità militari e considera le colline essenziali per la sicurezza delle comunità del nord, da cui sono stati sfollati circa 60.000 civili israeliani durante i combattimenti.

In un discorso dai toni duri, Kassem ha messo in guardia Tel Aviv: “Se Israele espande l’aggressione, la resistenza si difenderà, l’esercito si difenderà e il popolo si difenderà. I missili cadranno all’interno di Israele.”

Un Paese diviso su un futuro incerto

La questione del disarmo di Hezbollah rimane uno dei temi più divisivi della politica libanese. Se da un lato il gruppo gode ancora di ampio sostegno tra i suoi sostenitori storici, dall’altro cresce la pressione interna e internazionale affinché il Libano si trasformi in uno Stato pienamente sovrano, senza milizie parallele.

Il conflitto iniziato il giorno dopo l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre 2023 ha causato oltre 4.000 morti in Libano, ma le autorità non hanno mai fornito un bilancio distinto tra civili e combattenti.

Il piano che l’esercito presenterà entro fine mese rischia di riaccendere un delicato equilibrio tra sicurezza, sovranità e consenso sociale, in un Paese già provato da crisi economica, instabilità politica e tensioni settarie.