Perché l'Alaska? Cosa sapere dello Stato Usa con legami russi scelto per il vertice Trump-Putin

Venerdì 15 agosto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà in Alaska il presidente russo Vladimir Putin per discutere la fine della guerra di Mosca in Ucraina. Sarà il primo faccia a faccia tra i due dall’inizio dell’invasione russa su larga scala, in un territorio americano dai forti legami storici e geografici con la Russia.
La scelta dell’Alaska non è casuale: lo Stato, il più orientale degli Usa, occupa da secoli un ruolo strategico e simbolico nei rapporti bilaterali. Non è la prima volta che ospita leader mondiali: nel 1984 Ronald Reagan vi incontrò Papa Giovanni Paolo II, e nel 1971 Richard Nixon accolse l’imperatore giapponese Hirohito. Eppure il vertice con il presidente russo aggiunge un significato particolare.
Parlando alla Casa Bianca lunedì, Trump ha dichiarato che "venerdì andrà in Russia". Un’affermazione curiosa, dato che l’Alaska, pur essendo stata parte dell’Impero russo, venne acquistata dagli Stati Uniti nel 1867 per 7,2 milioni di dollari, equivalenti oggi a circa 156 milioni (134 milioni di euro).
Le tracce del passato russo in Alaska
I legami risalgono al 1799, quando lo zar Paolo I fondò la Compagnia russo-americana, avviando rapporti commerciali e culturali ancora visibili. In Alaska restano edifici storici e circa 80 comunità con chiese ortodosse russe, che seguono il calendario giuliano e celebrano il Natale il 7 gennaio. Popolazioni indigene come gli Yupik e i Chukchi vivono da secoli su entrambe le sponde dello Stretto di Bering, mantenendo relazioni familiari e commerciali nonostante il confine ufficiale.
Un vicino strategico
Soprannominata la “Guardiana del Nord”, l’Alaska è lo Stato Usa più vicino alla Russia: appena 88 km li separano, e alcune isole dello Stretto di Bering distano solo 3,8 km. Durante la Guerra Fredda, Mosca la definiva “cortina di ghiaccio”, mentre gli Stati Uniti vi installavano basi aeree e logistiche. Oggi ospita il North Warning System, rete radar congiunta con il Canada per monitorare lo spazio aereo artico.
Alaska: crocevia per l’Artico
Lo Stretto di Bering è il solo passaggio diretto tra Pacifico e Artico. Lo scioglimento dei ghiacci, dovuto ai cambiamenti climatici, aumenta il valore della rotta, rendendo più navigabile la Northern Sea Route lungo la costa russa e offrendo un percorso rapido tra Asia ed Europa. Il traffico comprende navi portacontainer, petroliere e imbarcazioni per l’estrazione di petrolio, gas e minerali in Alaska e Siberia.
Alaska: terra ricca di risorse
L’Alaska possiede circa 3,4 miliardi di barili di petrolio e 125 trilioni di piedi cubi di gas naturale, soprattutto nei giacimenti di North Slope e Prudhoe Bay. È tra i principali produttori Usa e contribuisce alla sicurezza energetica nazionale. Oltre a petrolio e gas, lo Stato estrae zinco, piombo, carbone e altri minerali strategici, e le sue foreste boreali forniscono legname. Le società native controllano oltre metà della produzione complessiva.
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