Meloni al vertice di Washington: garanzie di sicurezza per l’Ucraina e reazioni contrastanti

Alla vigilia dell’atteso vertice di Washington tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, la posizione della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, pur pragmaticamente cauta, si conferma di sostegno concreto alla sicurezza ucraina. Meloni ha espresso moderata soddisfazione per i spiragli diplomatici aperti dopo il recente incontro tra Trump e Putin in Alaska, ma ha anche ribadito che "solo l’Ucraina può discutere delle condizioni e del suo territorio", delineando i limiti di un possibile accordo.
La premier ha richiamato alla proposta italiana, maturata nei mesi scorsi, di estendere all’Ucraina le garanzie collettive ispirate all’articolo 5 della Nato, senza la sua adesione formale. Una formula che ha attirato l’attenzione internazionale e che, secondo Meloni, sarebbe più sostenibile sul piano diplomatico rispetto all’impegno diretto di truppe europee. La proposta ha suscitato interesse anche tra i partner europei, primo fra tutti Macron, che ha chiesto approfondimenti tecnici.
Chi pro, chi contro la linea Meloni
Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, ha lodato Meloni definendola leader credibile a livello internazionale, mentre contrappone l’attuale successo diplomativo alle critiche rivolte in passato da esponenti del Pd, che avevano bollato la proposta come priva di sostegno reale.
Una posizione diversa arriva da Più Europa: Riccardo Magi ha ammonito che negoziare oggi con Putin senza tutelare l’Ucraina significa accettare una resa. Secondo l’oppositore, Meloni dovrà dimostrare coerenza mantenendo una linea compatta con l’Ue e non cedendo alla tentazione di facili concessioni promosse da Trump.
Il ruolo dell’Italia potrebbe risultare determinante nella costruzione di un fronte europeo che, pur restando saldo nel sostegno a Kiev, favorisca modalità di sicurezza concrete e durature in un contesto dove la pace non può tradursi in una resa.
Lunedì, a Washington, la premier italiana e gli altri leader europei accompagneranno Zelensky in un momento decisivo: quello in cui si proverà a trasformare le intenzioni emerse dall’Alaska in un impegno formale di protezione, compatibile con l’equilibrio geopolitico attuale.
La posizione dei partiti, comune denominatore cautela
La posizione di Fratelli d’Italia, guidata da Giorgia Meloni, si caratterizza per un sostegno deciso alla sua proposta di estendere le garanzie di sicurezza dell’articolo 5 del Patto Atlantico all’Ucraina senza però prevederne l’ingresso nella Nato. Questo orientamento viene visto dai suoi esponenti come un successo diplomatico che confermerebbe la centralità e la leadership internazionale dell’Italia.
Il Partito democratico si mostra invece più scettico e critico. Gli esponenti del Pd hanno espresso dubbi sulla concretezza della proposta italiana, chiedendo chiarezza e sottolineando la necessità che l’Italia mantenga un allineamento rigoroso con la linea europea. La diffidenza riguarda anche il ruolo diretto con il presidente statunitense Donald Trump, considerato da molti un elemento di rischio per la coesione europea. Al momento del primo annuncio della proposta Meloni, vari dirigenti PD avevano definito l’iniziativa “vagamente simbolica” e priva di sostanza.
Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, mantiene una posizione più cauta, esprimendo perplessità verso qualsiasi tipo di escalation militare e favorendo un dialogo multilaterale che coinvolga maggiormente le istituzioni internazionali come l’Onu. Pur non avendo ancora preso una posizione ufficiale netta sulla proposta di Meloni, il M5S ha spesso manifestato riserve sull’atlantismo marcato dell’attuale governo e sulla dipendenza da Washington nel dossier ucraino.
Più Europa, invece, pur sostenendo fermamente la resistenza ucraina e la necessità di garanzie di sicurezza, teme che l’Italia possa cedere alle pressioni statunitensi rappresentate da Trump e mette in guardia contro la diffusione di narrazioni distorte che rischiano di indebolire la posizione europea e la coesione del fronte pro-Ucraina. Riccardo Magi invita la premier a non compromettere la linea dura contro la Russia e a non farsi strumentalizzare da eventuali tattiche di propaganda.
Forza Italia si pone su una linea più moderata, appoggiando l’idea di soluzioni diplomatiche che rispettino i vincoli europei, ma nel contempo sottolinea l’importanza di mantenere aperto il dialogo con gli Stati Uniti e la Nato. Pur apprezzando la proposta di sicurezza italiana, Fi ribadisce la necessità di un coinvolgimento organico dell’Alleanza Atlantica.
La Lega si mostra prudente ma sostanzialmente vicina alle posizioni filoamericane, apprezzando lo spiraglio di dialogo emerso dall’incontro Trump-Putin in Alaska, e puntando a tutelare gli interessi nazionali in un contesto di complessità geopolitica. Matteo Salvini ha definito quell’incontro come una potenziale svolta e quindi la Lega tende a supportare un approccio negoziale che eviti però un allargamento del conflitto.
Infine, Alleanza Verdi e Sinistra si schiera contro ogni rafforzamento militare, auspicando un immediato cessate il fuoco e un piano di pace promosso dall’Onu. Questo schieramento considera rischioso l’ampliamento delle garanzie di sicurezza alla Nato, che potrebbe provocare un’escalation, e richiama l’Italia a un ruolo di garante neutrale e non di protagonista armato, invitando a coinvolgere anche potenze emergenti come la Cina in un negoziato globale.
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