Accogliere i bambini di Gaza in Europa: Obbligo morale o problema politico?

Oltre 15.600 persone a Gaza hanno urgente bisogno di essere evacuate per essere curate. Molte di loro sono state ferite nel corso della guerra o sono affette da malattie potenzialmente letali. Lo riferiscono i dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Ma dall'inizio del conflitto, solo 350 persone, la maggior parte bambini, sono riuscite a lasciare Gaza per ricevere cure nell'Unione Europea.
Nonostante la crisi umanitaria a Gaza sia in continuo peggioramento, paesi come la Germania, la Danimarca e l'Austria hanno accolto pochissimi pazienti provenienti dalla Striscia, o non hanno offerto alcuna disponibilità a riceverli.
Secondo alcuni rappresentanti dei governi europei, offrire rifugio e cure mediche a chi viene da Gaza può rappresentare un problema per le politiche di sicurezza e di migrazione dei propri paesi.
"Sappiamo che la questione (delle evacuazioni per ragioni mediche) è legata alla migrazione... è qualcosa che preoccupa molti Paesi europei..." ha detto il ministro degli Esteri del Belgio, Maxime Prévot, in un'intervista esclusiva a Euronews.
"Ma credo che ora, in base a un obbligo morale ma anche a un impegno legale, sia necessario agire per fornire un forte sostegno a queste famiglie".
Il Belgio stesso, ha confermato Prévot, ha accolto solo 14 pazienti da Gaza, ma il paese intende accoglierne altri nei prossimi mesi.
La no-profit Medici Senza Frontiere ha espresso preoccupazioni simili.
"Abbiamo difficoltà a trovare paesi di destinazione perché alcuni hanno paura delle ripercussioni politiche, e vogliono assicurarsi che i pazienti possano poi tornare a Gaza", ha dichiarato il dottor Hani Isleem, che coordina le evacuazioni dalla Striscia per Medici Senza Frontiere.
Il sistema sanitario di Gaza è "collassato"
Secondo l'Oms, un totale di 919 pazienti e accompagnatori sono stati evacuati da Gaza per motivi medici verso 16 stati membri dell'Oms e 11 paesi dell'Unione Europea dall’ottobre 2023. Tra i paesi ospitanti ci sono Albania, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Romania, Spagna, Regno Unito, Svizzera, Turchia e Uzbekistan.
Le evacuazioni sono condotte da un comitato del ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, che "identifica i casi più urgenti che non possono essere trattati all'interno della Striscia", ha dichiarato Isleem.
La decisione finale spetta all'Oms e "solo allora gli Stati membri dell'Unione Europea (...) possono offrirsi per un'evacuazione", ha dichiarato un portavoce dell'Oms.
Le evacuazioni sono sempre più urgenti perché "il sistema sanitario di Gaza è completamente collassato" a causa dei bombardamenti israeliani. Gli ospedali rimasti in funzione a Gaza "forniscono solo le cure di base e le cure salvavita", e la lista dei pazienti gravemente malati è sempre più lunga, ha detto Isleem.
Nell'Unione Europea, l'Italia ha accolto il maggior numero di pazienti da Gaza (187 in tutto), seguita da Spagna (45) e Romania (42).
Ma l'Oms e numerose Ong che lavorano sul campo affermano che le evacuazioni sono ancora poche. "Più paesi devono farsi avanti e fornire assistenza medica ai pazienti con gravi malattie e problemi sanitari urgenti provenienti da Gaza", ha dichiarato un portavoce dell'Oms.
Il 13 agosto, l'Italia ha effettuato la "più grande operazione di evacuazione" fino ad oggi, secondo il ministero della Difesa del paese.
Circa 120 persone, tra cui 31 bambini e i loro accompagnatori sono stati trasportati in Italia con aerei cargo e ricoverati in diversi ospedali a Roma e Milano.
"Quasi tutti i bambini hanno subito amputazioni o ferite gravi, lesioni cerebrali, emorragie cerebrali, leucemie, oltre a malattie congenite e grave malnutrizione", ha dichiarato il ministero degli Esteri italiano in un comunicato stampa.
"Tutte condizioni mediche che, nella Striscia di Gaza, non sarebbero mai state curate".
Ma la situazione è diversa in altri paesi europei.
La salute al di sopra della politica
In Danimarca, nonostante le crescenti critiche, la premier socialdemocratica Mette Frederiksen, che ha adottato alcune delle politiche migratorie più dure d’Europa, ha confermato il rifiuto ad accogliere pazienti da Gaza.
"Quello che sto dicendo ora può sembrare un po' duro", ha dichiarato Frederiksen al canale danese TV2 News il mese scorso. "Ma se guardiamo al gruppo di palestinesi che sono venuti in Danimarca in passato, ovviamente alcuni di loro si sono integrati e sono diventati danesi".
"Ma ce ne sono troppi in quel gruppo che hanno causato conseguenze molto, molto gravi per la nostra società, e non cambieremo la nostra politica migratoria."
La Germania ha trattato finora un solo paziente. Martin Matz portavoce del partito di centrosinistra SPD per gli affari interni, ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza pubblica in relazione agli accompagnatori del paziente.*
"Ovviamente anche le considerazioni sulla sicurezza giocano un ruolo in queste decisioni", ha dichiarato Matz a Euronews. "Purtroppo, dobbiamo ripetutamente constatare che il conflitto in Medio Oriente diventa un problema di sicurezza per gli ebrei di Berlino".
Secondo l'Oms, la Francia ha curato finora 27 pazienti. Ma il paese ha sospeso la sua politica di accoglienza dei pazienti provenienti da Gaza in attesa del completamento dell’indagine su uno studente palestinese arrivato a luglio, accusato di aver pubblicato online commenti antisemiti.
L'Austria non ha accolto alcun paziente,vsostenendo che lasciare Gaza, anche per i malati gravi, è quasi impossibile a causa di grandi ostacoli burocratici.
Prima della guerra, circa 20.000 pazienti all'anno, un terzo dei quali erano bambini, chiedevano a Israele il permesso di lasciare Gaza per ricevere assistenza sanitaria.
Secondo l'Oms, nel 2022 Israele ha approvato circa il 63% delle richieste di uscita per motivi medici. Le strutture sanitarie di Gaza sono state messe a dura prova da 16 anni di blocco imposto da Israele e dai ripetuti conflitti armati.
"Esortiamo gli stati membri a mettere la salute al di sopra della politica", ha dichiarato un portavoce dell'Oms.
"Non si tratta di carità, ma di una responsabilità condivisa... Ogni bambino merita cure, dignità e un futuro sano".
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