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Le sanzioni dell'Unione europea sul petrolio russo mettono sotto pressione Ungheria e Slovacchia

• Sep 11, 2025, 7:20 AM
5 min de lecture
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Le sanzioni contro Mosca imposte dall'Unione europea e dagli Stati Uniti spingeranno Ungheria e Slovacchia ad abbandonare le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Lo ha dichiarato a Euronews l'analista di ricerca del German Marshall Fund statunitense, Eammon Drumm.

Ungheria e Slovacchia sono gli ultimi paesi dell'Unione Europea che importano ancora petrolio russo via oleodotto.

"L'obiettivo dell'Unione Europea di eliminare gradualmente i combustibili fossili russi si allinea con la politica statunitense di dominare il settore energetico. E credo che Ungheria e Slovacchia saranno messe sotto pressione su questo fronte", ha dichiarato Drumm.

L'amministrazione Trump e l'Unione Europea hanno tenuto colloqui lunedì a Washington, per valutare come indebolire la macchina da guerra di Putin con nuove sanzioni. Pochi giorni prima, Trump ha confermato di essere pronto a imporre ulteriori sanzioni su Mosca.

Uno degli obiettivi potrebbe essere colpire con dazi secondari gli importatori di combustibili fossili russi, come l’India o la Cina. Queste misure non influenzerebbero però direttamente i singoli membri dell'Unione Europea.

"Credo sia improbabile che gli Stati Uniti impongano sanzioni secondarie dirette a Ungheria e Slovacchia, perché ciò metterebbe a rischio l'accordo commerciale con l'Unione Europea, che includeva un’intesa significativa sugli acquisti energetici", ha dichiarato Drumm.

Da Washington pressione per dire addio al petrolio russo

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato nel suo discorso sullo stato dell'Unione che è tempo per l'Europa di "sbarazzarsi della sporca energia russa il prima possibile".

Pochi giorni fa, un funzionario dell'Unione Europea, che ha preferito rimanere anonimo, ha detto alla CNBC che la dipendenza energetica dalla Russia sarà affrontata con maggiore determinazione.

Il segretario all’Energia degli Stati Uniti, Chris Wright, ha dichiarato al Financial Times che se l’Europa si aspetta che Washington aumenti le sanzioni contro Mosca, allora i paesi membri devono interrompere le importazioni di petrolio e gas.

Una fonte della Casa Bianca ha detto al New York Post una settimana fa che l’amministrazione Trump vuole che l’Europa smetta di acquistare petrolio russo.

Ungheria e Slovacchia hanno poche alternative

L'Unione europea ha vietato le importazioni di petrolio russo nel 2022, ma l'Ungheria e la Slovacchia hanno ottenuto delle deroghe, in quanto non hanno sbocchi sul mare e hanno poche rotte di approvvigionamento alternative.

Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha dichiarato la scorsa settimana che Budapest acquista il petrolio russo perché non ha alternative.

"L’approvvigionamento energetico è una questione fisica. Si può acquistare solo l'energia che transita attraverso gli oleodotti che arrivano qui", ha detto Szijjártó.

Il ministro ungherese ha anche negato che Trump voglia che l'Ungheria smetta di acquistare il petrolio russo.

Ma secondo Drumm, Ungheria e Slovacchia non potranno ignorare le pressioni ancora a lungo e alla fine dovranno liberarsi dell’energia russa.

L'Unione Europea prevede di eliminare completamente l'energia russa dal blocco entro il 2027, secondo la sua roadmap REPowerEU, nonostante l'opposizione di Ungheria e Slovacchia.

Ma la sostituzione delle infrastrutture esistenti è costosa, e i due paesi potrebbero puntare a ottenere maggiori finanziamenti europei per diversificare le proprie fonti energetiche.

"Se questo dovesse avere un impatto sull’Ungheria, lo vedremmo nella richiesta di maggior supporto per la diversificazione, perché sostituire petrolio e gas russi comporta costi, complessità e sfide infrastrutturali", ha affermato Drumm.

L'Ungheria si sta già muovendo per diversificare le importazioni

Drumm ha sottolineato che l’accordo commerciale tra Washington e Bruxelles prevede un aumento delle importazioni energetiche dagli Stati Uniti per un valore di 750 miliardi di dollari (641 miliardi di euro), fino alla fine del mandato presidenziale di Donald Trump nel 2029.

Tuttavia, Slovacchia e Ungheria non hanno sbocchi sul mare e per i due paesi sarebbe logisticamente difficile ricevere le importazioni.

Le fonti alternative di energia non proverranno necessariamente dagli Stati Uniti, «a causa della complessità di trasportare i combustibili fossili statunitensi in paesi senza sbocco sul mare», ha affermato Drumm.

Norvegia, Azerbaigian e altri attori mediorientali potrebbero rappresentare alternative più plausibili.

Una questione di sicurezza

Un altro motivo per la diversificazione è la mancanza di sicurezza nelle forniture che attraversano zone di guerra. Di recente, l’Ucraina ha colpito più volte l’oleodotto Drushba in territorio russo, interrompendo le importazioni per un’intera giornata.

Nonostante le resistenze dell’Ungheria alle richieste dell’Unione Europea di abbandonare l’energia russa, Budapest sembra muoversi in questa direzione per quanto riguarda il gas naturale.

L'Ungheria ha annunciato martedì la firma di un contratto a lungo termine con la compagnia Shell per l’acquisto di due miliardi di metri cubi di gas naturale in dieci anni, a partire dal 2026.

Il ministro ha definito l’accordo il più grande del suo genere con un’azienda occidentale.


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