Inizia la scuoIa, la carenza di insegnanti nell'Ue mette a rischio la qualità dell'istruzione

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, la carenza di insegnanti continua a pesare in diversi Paesi dell’Unione Europea. Francia, Portogallo e Belgio hanno diffuso i primi dati relativi al 2025/2026, che confermano una crisi diffusa e complessa.
In Francia, secondo il sindacato Snes-Fsu, più della metà delle scuole pubbliche ha almeno un posto scoperto e tre quarti di medie e superiori riportano organici incompleti. La ministra dell’Istruzione, Élisabeth Borne, ha parlato di un deficit di circa 2.500 insegnanti, cifra che i sindacati considerano sottostimata.
Le materie più colpite sono spagnolo, francese e matematica, con picchi drammatici nelle scuole di Créteil (72 per cento) e Lione (quasi 75 per cento).
Situazione analoga in Portogallo, dove la federazione Fenprof segnala oltre 3mila classi senza personale completo, in particolare per inglese, portoghese e geografia. Più di 4mila alunni della scuola primaria rischiano di iniziare l’anno senza insegnante.
Il ministro responsabile, Fernando Alexandre, però respinge i dati sindacali, sostenendo che “nel 98-99 per cento delle scuole tutti i docenti sono stati assegnati”.
Nel Belgio francofono, il problema si concentra soprattutto nelle scuole secondarie, con una penuria che arriva fino a un quarto degli insegnanti. Alcuni istituti sono passati a una settimana scolastica di quattro giorni, mentre a Bruxelles la carenza risulta doppia rispetto ad Anversa e Gand.
La frammentazione tra comunità linguistiche – francese, olandese e tedesca – rende il quadro ancora più difficile da valutare.
Quali sono le ragioni di questa crisi?
Secondo l’Unesco, oltre il 90 per cento della carenza di docenti in Europa e Nord America deriva dall’abbandono della professione.
L’organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione e la cultura sottolinea che questo fenomeno ha costi elevati, poiché aumenta il carico di lavoro dei docenti rimasti e scoraggia le nuove generazioni dall’insegnamento, innescando un ciclo di istruzione di qualità ridotta e disuguaglianze crescenti.
Il problema si riflette anche sulle ore effettive di insegnamento. A fronte di una media raccomandata di 7.868 ore nell’istruzione obbligatoria a tempo pieno, nel 2024/2025 ben 22 sistemi educativi europei non hanno raggiunto questo standard.
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