L'Unione europea firma un accordo finanziario di 400 milioni di euro per la Palestina

A New York, sullo sfondo dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stato ufficialmente lanciato uno strumento di finanziamento da 400 milioni di euro destinato alla Palestina. La firma dell’accordo, avvenuta mercoledì, segna un nuovo capitolo nella cooperazione economica tra Bruxelles e Ramallah.
Il programma, incardinato nella cornice di un più ampio pacchetto europeo da 1,6 miliardi di euro per il triennio 2025-2027, prevede la creazione di un meccanismo di intermediazione affidato alla Palestinian monetary authority (Pma) e alle istituzioni finanziarie locali.
L’obiettivo: favorire l’accesso al credito per micro, piccole e medie imprese, oltre che per le aziende a media capitalizzazione, considerato il cuore pulsante di un’economia fragile ma con un potenziale significativo di crescita.
A siglare l’intesa sono stati Dubravka Šuica, commissaria europea con delega al Mediterraneo, il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Ambroise Fayolle e l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour. “Vogliamo rendere vivace l’economia palestinese, stimolare il settore privato e creare opportunità per la nascita di nuove imprese”, ha dichiarato Šuica a Euronews.
L’Unione europea, primo donatore di aiuti ai palestinesi, intende così consolidare il proprio ruolo anche sul fronte dello sviluppo economico, oltre che su quello umanitario.
La partita diplomatica e il commento di Trump
La firma arriva in un contesto geopolitico segnato da un rinnovato dibattito sul riconoscimento della Palestina. Negli ultimi mesi Paesi come Australia, Canada, Francia, Portogallo e Regno Unito hanno compiuto passi in questa direzione, esercitando ulteriore pressione sulla comunità internazionale. “A un certo punto, passo dopo passo, tutti i Paesi si renderanno conto che l’unica soluzione è quella dei due Stati”, ha commentato Šuica.
Parole che contrastano con quelle pronunciate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che nel suo discorso di lunedì all’Onu ha criticato duramente il riconoscimento della statualità palestinese, definendolo una “ricompensa per Hamas”.
Pur trovandosi in sintonia con Washington su altri punti – dal rilascio degli ostaggi alla necessità di escludere Hamas dai futuri assetti, fino all’urgenza di garantire assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza – la commissaria europea ha preso le distanze da questa interpretazione.
Situazione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est
Resta complessa, intanto, la situazione nei territori occupati. In Cisgiordania e a Gerusalemme Est, organizzazioni sostenute dall’Ue denunciano da tempo le difficoltà incontrate nell’attuare i programmi di aiuto, ostacolati – secondo le loro segnalazioni – dalle autorità israeliane e dai coloni.
“È fondamentale che l’Unione europea continui a impegnarsi con Israele, ma al tempo stesso che palestinesi e israeliani trovino un terreno comune per avvicinarsi a una soluzione condivisa”, ha sottolineato Šuica, rilanciando così il messaggio politico dietro la firma di New York: il sostegno economico, da solo, non basta se non si accompagna a un impegno diplomatico concreto.
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