8 miliardi di euro alle casse del Cremlino dal Gnl russo importato in Europa

Una nuova ricerca di Greenpeace, pubblicata martedì, rivela che il Cremlino ha incassato circa 8,1 miliardi di euro di entrate fiscali dalle società energetiche europee che hanno importato gas naturale liquefatto (Gnl) russo tra il 2022 e il 2024.
Nonostante le sanzioni e gli sforzi dell’Unione europea per ridurre la dipendenza dall’energia russa dopo l’invasione dell’Ucraina, le importazioni di Gnl sono rimaste elevate. Nella prima metà del 2025 le spedizioni hanno raggiunto 12,8 miliardi di metri cubi, con un incremento del 67 per cento rispetto a quattro anni fa.
Il principale attore di questo commercio è Yamal LNG, che da solo ha generato circa 40 miliardi di dollari in contratti con colossi energetici europei come TotalEnergies, Engie, Shell, Naturgy e SEFE.
Secondo Greenpeace, le sole entrate fiscali di Yamal LNG – pari a 9,5 miliardi di dollari – potrebbero teoricamente finanziare fino a 9,4 milioni di proiettili di artiglieria da 152 mm, 270.000 droni d’attacco o oltre 2.600 carri armati.
I principali Paesi coinvolti
Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Regno Unito figurano tra i principali destinatari del Gnl russo, legati a contratti a lungo termine che arrivano fino al 2038-2041.
Belgio, Francia e Spagna, in particolare, hanno guidato le importazioni negli ultimi tre anni, con il porto belga di Zeebrugge diventato il principale hub europeo per il Gnl russo.
La Commissione europea ha fissato l’obiettivo di eliminare gradualmente le importazioni di Gnl russo entro il 2027, una decisione controversa che potrebbe aprire la strada a contenziosi legali tra Gazprom e le società europee coinvolte. La transizione, tuttavia, si scontra con contratti pluridecennali già firmati e con la necessità di garantire la sicurezza energetica del continente.
Lo spostamento verso gli Stati Uniti
Parallelamente, l’Europa ha aumentato in modo significativo le importazioni di Gnl statunitense. Solo nella prima metà del 2025 Washington ha esportato verso l’Ue 52,7 miliardi di metri cubi di gas, una quota destinata a crescere grazie all’accordo commerciale che obbliga il blocco ad acquistare circa 213 miliardi di euro all’anno di prodotti energetici, incluso il Gnl.
Il rapporto di Greenpeace si conclude con un appello netto: “Per sfuggire alla trappola del GNL e accrescere la propria indipendenza da Trump e Putin, l’Europa deve porre rapidamente fine all’uso di gas fossile e passare completamente a un sistema energetico basato sulle rinnovabili prodotte in casa”.
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