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Caso Almasri, Cpi: l'Italia non ha rispettato gli obblighi internazionali

• Oct 18, 2025, 9:52 AM
3 min de lecture
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Non eseguendo correttamente la richiesta d'arresto e consegna del generale libico Najeem Osama Almasri (Elmasri), accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, l'Italia non ha rispettato i propri obblighi internazionali di cooperazione. Lo ha stabilito la camera preliminare I della Corte penale internazionale (Cpi), che ha però deciso a maggioranza di rinviare la scelta su un eventuale deferimento dell'Italia all'assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Il governo avrà tempo fino al 31 ottobre per fornire informazioni su eventuali procedimenti interni pertinenti e sul loro impatto sulla cooperazione con la Corte, si legge nel documento pubblicato dalla Cpi.

Le tre giudici della camera preliminare I de L'Aja Julia Antoanella Motoc, Reine Adelaide Sophie Alapini-Gansou e Maria Del Soccoro Flores Liera ritengono all'unanimità che l'Italia "non abbia agito con la dovuta diligenza né utilizzato tutti i mezzi ragionevoli a sua disposizione per ottemperare alla richiesta di cooperazione" della Corte penale internazionale.

Secondo le giudici, il governo non ha inoltre fornito "alcuna valida ragione giuridica o ragionevole giustificazione" per il trasferimento immediato di Almasri in Libia, "anziché consultare preventivamente la Corte o cercare di rettificare eventuali difetti percepiti nella procedura d'arresto".

Le giudici sostengono che nonostante l'ampio tempo a disposizione e i ripetuti tentativi d'interloquire con il ministero della Giustizia italiano, l'Italia non abbia mai contattato la Corte per risolvere eventuali ostacoli relativi al mandato d'arresto e alla "presunta richiesta d'estradizione concorrente" da parte della Libia, impedendo così alla Cpi di esercitare le proprie funzioni.

Come si è difesa l'Italia dalle accuse della Cpi

Il governo ha giustificato il rimpatrio di Almasri con "motivi di sicurezza e il rischio di ritorsioni", ma la Corte ritiene tali spiegazioni "molto limitate", osservando che non è chiara la scelta di trasportarlo in aereo verso la Libia. Inoltre, le giudici ricordano che le questioni di diritto interno non possono essere invocate per giustificare una mancata cooperazione con la Cpi, respingendo dunque la tesi italiana.

Pur constatando la violazione, le giudici hanno scelto di non deferire subito il caso all'Assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell'Onu, assicurando di tenere in considerazione la "complessità" del caso. A maggioranza - con Flores Liera in dissenso - è stato deciso di concedere al governo una proroga fino a venerdì 31 ottobre per fornire ulteriori chiarimenti e informazioni su eventuali procedimenti interni connessi alla vicenda, come quello aperto al Tribunale dei ministri nei confronti della premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario Alfredo Mantovano.

Cosa è successo in Italia con il caso Almasri

Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e contro l’umanità, era stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025. La Cpi aveva richiesto l’estradizione, ma il giorno dopo era stato rimpatriato in Libia su un aereo militare, su decisione del governo italiano.

L’uso di un velivolo di Stato e la mancata convalida dell’arresto da parte del ministro della Giustizia hanno innescato un’inchiesta per favoreggiamento e peculato, sfociata nell'indagine che ha coinvolto Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano. L'indagine su Meloni è stata archiviata lo scorso agosto, mentre il 9 ottobre la Camera dei deputati ha negato l'autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri e del sottosegretario.