Elezioni in Romania, urne chiuse: il premier Ciolacu in testa nei primi exit poll
Si sono chiuse alle 22 (ora locale - le 21 in Italia) le urne in Romania, dove gli elettori hanno votato per il primo turno delle elezioni presidenziali, il primo di una serie di votazioni entro la fine dell'anno.
Stando ai primissimi exit poll l'attuale premier Marcel Ciolacu è in testa con il 24-25 per cento, davanti a Elena Lasconi, del partito di centrodestra Usr, a cui sarebbe andato il 17-18 per cento. Il candidato di estrema destra George Simion seguirebbe con il 15 per cento.
Altri exit poll diffusi dai media locali danno il candidato indipendente ma con posizioni vicine a quelle dei conservatori, Calin Georgescu ,tra il 16 e il 20 per cento delle preferenze. Sarebbe quindi in corsa per il ballottaggio insieme a Lasconi.
L'affluenza alle elezioni presidenziali 2024 della Romania
L'affluenza si rivela sostenuta e in aumento rispetto alla consultazione precedente. L'ultimo dato diffuso dalla commissione elettorale alle 18 locali (17 italiane), a quattro ore dalla chiusura dei seggi (21 ora italiana), indicava una partecipazione al voto del 45,7 per cento, tre punti percentuali in più in confronto alla stessa ora delle elezioni presidenziali del 2019.
Gli equilibri politici
Le elezioni in Romania hanno un significato legato agli equilibri politici dell’Europa orientale. Una vittoria del leader di estrema destra, George Simion, potrebbe rafforzare l’asse conservatore e nazionalista, rafforzando i legami con Viktor Orbán in Ungheria e Jarosław Kaczyński in Polonia.
Al contrario, un successo dei moderati, come Ciolacu o Geoană, garantirebbe la continuità della Romania nel blocco filoeuropeo, promuovendo una linea di collaborazione con Bruxelles.
La Romania, membro della Nato e dell’Ue dal 2007, ha avuto una storia di stabilità politica che, però, comincia a scricchiolare con l'ascesa di movimenti come l'Alleanza per l'unità dei rumeni, l’Aur, forza di destra entrata in parlamento nel 2020 con il 9 per cento dei voti, nel solco del successo degli altri partiti di destra in Europa.
Simion, del partito Aur, ha dichiarato di essere contrario a che la Romania - che ha inviato un sistema missilistico Patriot a Kiev - contribuisca con ulteriori aiuti militari e ha aggiunto che spera che Trump possa "fermare la guerra".
Dove e per chi si è votato in Romania
Si è votato in 19mila seggi elettorali in Romania, e ben 950 all'estero, per permettere ai cittadini rumeni di votare fuori dai confini nazionali. Per il presidente dell'Autorità elettorale permanente rumena, Toni Greblă, si tratta di un primato: "Nessun altro Paese al mondo apre più di 900 seggi elettorali all'estero", ha detto.
Sono 13 i candidati in corsa per la massima carica del Paese, tra cui due chiari favoriti, ma nessuno di loro dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta, il che potrebbe implicare che si andrà al ballottaggio l'8 dicembre, una settimana dopo le elezioni parlamentari del 1° dicembre.
In base a quelli che saranno i risultati delle elezioni, presidenziali e politiche, si teme che l'intero panorama politico della Romania potrebbe diventare molto diverso prima della fine del 2024.
Chi è in corsa
In testa ai sondaggi c'è il primo ministro Marcel Ciolacu, sostenuto dal più grande partito romeno, il Partito Socialdemocratico (Psd).
Ciolacu ha dichiarato di avere un "piano chiaro per una Romania più prospera che non lasci indietro nessuno, un piano interno basato sulla crescita economica degli investimenti e un piano per una Romania più riconosciuta e influente all'estero".
"Purtroppo abbiamo leader politici che mettono in discussione la nostra presenza nell'Ue e nella Nato - ha dichiarato Ciolacu in campagna elettorale - credo che gli estremisti debbano essere isolati politicamente e non presi in considerazione da nessun governo".
A differenza dei suoi vicini, la Polonia e gli Stati baltici, la Romania è relativamente più sicura su questioni come la guerra in Ucraina e l'influenza russa nelle ex repubbliche sovietiche. Stabilità dovuta anche al Presidente Klaus Iohannis, in carica dal 2014 ormai noto per il suo astenersi dal commentare la politica internazionale nonostante il suo alto incarico lo preveda.
Ciolacu si attesta attualmente intorno al 24 per cento nei sondaggi di opinione e rappresenta la parte conservatrice e nazionalista del Psd.
Il candidato di estrema destra George Simion
Ma anche il nazionalista di estrema destra George Simion ha qualche possibilità di vittoria, essendosi piazzato al secondo nei sondaggi con il 15 per cento. Simion è a capo dell'Alleanza per l'unità dei romeni (Aur) ed è un convinto nazionalista antieuropeo.
"Vorrei che i romeni sentissero che i leader sono dei governanti e non dei semplici governati", ha dichiarato il leader dell'Alleanza per l'Unità dei Romeni ai giornalisti mercoledì a Bucarest.
Il candidato 38enne, a cui è stato vietato di entrare in Moldova e Ucraina per aver suggerito che parte del loro territorio dovrebbe appartenere alla Romania, ha anche negato le accuse, non dimostrate, di avere legami con i servizi segreti russi.
Oltre a Ciolacu e Simion, altri candidati chiave sono Elena Lasconi del partito Save Romania Union, l'ex vice segretario generale della Nato Mircea Geoana, che si candida in modo indipendente, e Nicolae Ciuca, ex generale dell'esercito e primo ministro del Partito Nazionale Liberale di centro-destra, che attualmente è in una coalizione tesa con il Psd.
Il ruolo del presidente
Il ruolo presidenziale ha un mandato di cinque anni e ha significativi poteri decisionali in settori quali la sicurezza nazionale e la politica estera.
Nomina il primo ministro, approvando le leggi e rappresentando il Paese all’estero. Negli ultimi dieci anni, Klaus Iohannis ha proiettato la Romania nell’Ue e nella Nato, in linea con una ben definita posizione filo-occidentale.
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