Manifestazione per il cessate il fuoco dei libanesi a Parigi
Centinaia di manifestanti libanesi si sono riuniti domenica a Parigi. La loro principale richiesta: un immediato cessate il fuoco. Da quando, un anno fa, sono iniziati gli scontri tra Israele e Hezbollah, sono state uccise migliaia di persone.
I cittadini franco-libanesi che osservano il conflitto da lontano dicono di essere pieni di rabbia e di sensoi di colpa. Sono a più di 4.000 chilometri di distanza dal Libano. Ma il conflitto colpisce da vicino.
Nelle ultime settimane, le forze israeliane hanno effettuato pesanti attacchi aerei contro la capitale Beirut e il Libano meridionale. Il bilancio dell'offensiva non fa che allungare la lista delle vittime e rendere sempre più pesante l'impatto dei danni.
La preoccupazione dei libanesi in Francia
Un attacco israeliano su un villaggio nella Valle della Bekaa meridionale ha distrutto la casa della famiglia del medico Mayad Sleiman, mostrata nel video, che non è più abitabile. Il medico franco-libanese dice di sentirsi estremamente in colpa per il fatto di vivere in Francia.
"Mi sento molto in colpa per non essere in Libano, perché avrei potuto dare una mano - dice il medico - Vivo al ritmo dei messaggi che annunciano la morte di un amico, di un cugino, di un amico d'infanzia del mio villaggio, di un altro conoscente a Beirut, di un collega e così via. Ed è molto, molto difficile”.
Molti dicono che la loro vita quotidiana è regolata dalle notifiche dei social media, che rivelano a volte brutalmente la sorte dei loro cari.
“Passiamo molto tempo incollati alle news, anche se non cambia niente - dice Mayad Sleiman - Per noi è il modo migliore per allentare la tensione e assicurarci che i nostri cari non siano coinvolti negli attacch”.
Il rientro a casa nonostante la guerra
Nonostante il conflitto, molti cittadini franco-libanesi con cui abbiamo parlato non vogliono restare in Francia.
“Tutta la mia vita è lì. Non è facile andarsene, anche se si è franco-libanesi - sostiene un ricercatore, prossimo al rientro in Libano - La mia macchina è lì, il mio lavoro è lì, il mio appartamento è lì. Dovrò trovare un nuovo lavoro e un nuovo alloggio se vengo qui. Non è facile. Volevo fare questo viaggio di lavoro in Francia come previsto, recitando le mie preghiere e dicendomi che sarei tornato a Beirut e tutto sarebbe stato al suo posto".
Domenica, l'Alto diplomatico dell'Ue, Josep Borrell, ha chiesto maggiori pressioni su Israele e Hezbollah per raggiungere un cessate il fuoco.
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