L'Ungheria spinge per l'adesione della Serbia all'Ue
La proposta dell'Ungheria di far avanzare i colloqui di adesione con la Serbia alla fase successiva è stata respinta da un gruppo consistente di Paesi dell'Unione Europea, hanno riferito diversi diplomatici a Euronews, rendendo impossibile l'unanimità necessaria.
Il dibattito si è svolto lunedì durante una riunione a porte chiuse degli ambasciatori.
Croazia, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi e Svezia sono stati tra coloro che si sono opposti alla mossa, puntando il dito contro i trascorsi discontinui di Belgrado in materia di diritti fondamentali, le relazioni tese con il vicino Kosovo e, soprattutto, il continuo rifiuto di imporre sanzioni alla Russia.
La proposta ungherese per accelerare l'adesione della Serbia all'Ue
La proposta, presentata dalla presidenza ungherese del Consiglio dell'Ue, intendeva avvicinare la Serbia all'apertura del Cluster 3 del processo di adesione, che comprende otto singoli capitoli relativi alla competitività e alla crescita economica, come la tassazione, la politica monetaria, l'occupazione, l'unione doganale e la ricerca scientifica.
In precedenza la Serbia aveva sbloccato cinque di questi otto capitoli, ma nel 2020 Bruxelles ha cambiato le regole per creare i cluster tematici, che ora devono essere aperti nel loro complesso dopo aver soddisfatto una serie di parametri preliminari.
Secondo la Commissione europea, la Serbia ha soddisfatto i parametri ed è "tecnicamente pronta" ad avviare i colloqui nell'ambito del Cluster 3, lasciando la decisione finale nelle mani degli Stati membri, che devono approvare all'unanimità ogni fase del processo.
Il consenso non si è concretizzato lunedì, dopo che l'Ungheria, convinta sostenitrice dell'integrazione europea della Serbia, ha presentato la proposta sul Cluster 3. Il gruppo di opposizione ha riconosciuto i progressi compiuti dall'Ungheria, che ha dichiarato di essere "tecnicamente pronta" ad avviare i colloqui nel Cluster 3. Il gruppo di opposizione ha riconosciuto i progressi compiuti dalla Serbia nella sua richiesta di adesione, ma ha insistito sul fatto che "sono necessari risultati concreti" prima di andare avanti, ha detto un diplomatico.
Perché per molti Paesi Ue la Serbia non è pronta per l'adesione
Uno dei principali punti di preoccupazione al tavolo è stata la notevole mancanza di allineamento di Belgrado con la politica estera dell'Ue, in particolare quando si tratta delle molteplici sanzioni che il blocco ha imposto alla Russia per l'invasione su larga scala dell'Ucraina, ha detto il diplomatico.
Pur sottolineando l'impegno del suo Paese ad aderire all'Ue, il presidente serbo Aleksandar Vučic ha dichiarato di non "vergognarsi" di mantenere "legami tradizionalmente molto buoni" con Mosca e di rifiutarsi di seguire le restrizioni occidentali. "Nessuno in Europa è d'accordo con me su questo tema, ma tutti in Europa capiscono la mia posizione", ha dichiarato Vučic a settembre.
Belgrado è sotto esame anche per il suo accordo di libero scambio con la Cina, entrato in vigore il 1° luglio e che ha immediatamente eliminato il 60 per cento delle tariffe doganali tra le due parti. Non è chiaro come un Paese con un accordo di libero scambio con la Cina possa entrare a far parte dell'Ue, dal momento che la politica commerciale del blocco è unificata e determinata da Bruxelles.
La Serbia "ha mantenuto relazioni di alto livello con la Federazione russa e ha intensificato le sue relazioni con la Cina, sollevando domande sulla direzione strategica della Serbia", ha scritto la Commissione nel rapporto sull'allargamento pubblicato il mese scorso.
La politica di Vučic assomiglia a quella del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha rotto le fila con i suoi colleghi dell'Ue per favorire le buone relazioni con la Russia di Vladimir Putin e la Cina di Xi Jinping. Il controverso "tour della pace" di Orbán in estate, che lo ha visto recarsi a Mosca e Pechino, ha suscitato accuse di slealtà.
L'avanzamento dei colloqui di adesione con i candidati dei Balcani occidentali è una delle priorità principali della presidenza ungherese del Consiglio dell'Ue, che si concluderà il 31 dicembre. "Abbiamo promesso ai Paesi dei Balcani occidentali vent'anni fa che sarebbero entrati, ed è ora di mantenere la promessa", ha dichiarato Orbán.
Mentre Bruxelles affronta il processo di allargamento come "basato sui meriti", le decisioni prese dagli Stati membri sono intrinsecamente politiche. L'Ungheria, ad esempio, si è dimostrata riluttante a portare avanti la candidatura dell'Ucraina, che attualmente è praticamente ferma.
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