L'Ue lancia il nuovo sistema di gestione digitale delle frontiere: cosa cambierà

I cittadini di Paesi terzi dovranno presto scansionare le proprie impronte digitali e scattare una foto del proprio volto al loro ingresso nell'Unione europea.
Mercoledì i ministri europei hanno dato il via libera al lancio graduale del sistema di gestione digitale delle frontiere dell'Ue, noto come sistema di ingresso/uscita, che registrerà i dati biometrici dei visitatori al loro arrivo in un Paese del blocco.
"L'Europa sta mettendo in atto il sistema di gestione delle frontiere tecnologicamente più avanzato al mondo", ha dichiarato Magnus Brunner, commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione nella conferenza stampa seguita del Consiglio Giustizia e Affari interni.
Ha dichiarato che questo nuovo sistema permetterà di rafforzare "l'efficacia dei controlli alle frontiere", di "individuare e prevenire la criminalità e gli atti terroristici" e di "combattere la migrazione illegale".
Si applicherà ai cittadini di Paesi terzi che si recano nello spazio Schengen per un totale di 90 giorni su un periodo massimo di 180 giorni.
Non è stata fissata una data di lancio precisa, ma il Consiglio dell'Unione europea punta a un avvio graduale a partire dall'autunno.
Il rischio per i diritti fondamentali
Julia Behrens, responsabile di progetto per l'asilo e la migrazione presso l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), ritiene che questo sistema elettronico potrebbe rendere più facile per le persone dimostrare che si trovano legalmente sul territorio europeo.
Spesso, infatti, i timbri sui passaporti possono essere sbagliati o illeggibili o i passaporti possono essere smarriti, "il che può portare a conclusioni errate, ad esempio che la persona è rimasta troppo a lungo" sul territorio europeo.
D'altro canto, però, questo sistema digitale potrebbe comportare dei rischi per la protezione dei dati.
"Quando i dati biometrici vengono raccolti e trattati, l'individuo si trova sempre in una situazione di squilibrio di potere rispetto allo Stato che raccoglie i dati, perché potrebbe non capire la lingua. Potrebbe non essere in grado di usare i computer. Ci sono pochi avvocati che conoscono la materia per aiutarli a far valere i loro diritti. Questa situazione potrebbe quindi rendere l'individuo più vulnerabile", spiega Behrens.
L'esperta sottolinea che questo sistema potrebbe avere implicazioni anche nella prevenzione della discriminazione, sul diritto di asilo e sui diritti dei bambini.
"Le ricerche hanno dimostrato che il trattamento biometrico non funziona altrettanto bene con le persone di colore", afferma Behrens. "Mentre le impronte digitali devono essere rilevate solo a partire dai 12 anni, per le immagini facciali non c'è limite di età. Quindi anche i neonati dovranno fornire le loro immagini", aggiunge.
Behrens chiede quindi che le guardie di frontiera siano maggiormente sensibilizzate su questi rischi.
I timori del settore turistico
Mentre in passato temeva ritardi e ingorghi alle frontiere, il settore turistico è ora più ottimista.
"Sarà un processo piuttosto lento - ottenere le impronte digitali e le foto di tutti - ma una volta fatto questo, penso che le cose andranno un po' più lisce", dice a Euronews Tom Jenkins, amministratore delegato dell'Associazione europea del turismo (Etoa).
"Il problema principale è che non sappiamo quando avverrà. È stato rimandato diverse volte - aggiunge -. Quindi al momento c'è molta incertezza nel settore". La riforma, che risale al 2016, è stata rinviata più volte a causa di problemi tecnici e della mancanza di preparazione da parte degli Stati membri.
"La difficoltà sarà data dal fatto che si tratta di un grande progetto informatico e che abbiamo così tanti Stati diversi e così tanti punti di ingresso e di uscita. Sarà quindi molto difficile prevedere come funzionerà il tutto fin dal primo giorno", afferma Robert Baltus, responsabile delle operazioni dell'Associazione europea dell'aviazione d'affari (Ebaa).
Anche i cittadini di 59 Paesi terzi esenti da visto dovranno ottenere un'autorizzazione preventiva per viaggiare in 30 Paesi europei, in base al regolamento Etias, la cui data di entrata in vigore non è ancora stata fissata.
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