Rutte a Sarajevo: pieno sostegno della Nato alla Bosnia dopo le crescenti tensioni interne

L'impegno della Nato a sostegno della pace, della sicurezza e della stabilità in Bosnia-Erzegovina e nell'intera regione è stato ribadito dal segretario generale Mark Rutte, lunedì in visita a Sarajevo. "Tre decenni dopo l'accordo di Dayton, la Nato resta fermamente impegnata per la stabilità e la sicurezza di questa regione", ha detto Rutte al termine di un incontro con i membri della presidenza tripartita bosniaca. "L'Alleanza - ha aggiunto - sostiene pienamente la sovranità e l'integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina".
Rutte ha promesso il forte sostegno dell'Alleanza all'integrità territoriale della Bosnia, in un contesto di crescenti tensioni causate dalle azioni dei separatisti serbo-bosniaci. La sua visita arriva a quasi 30 anni dalla fine della guerra di Bosnia del 1992-1995, che ha causato oltre 100mila morti.
La scorsa settimana il presidente della Republika Srpska (Rs), entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, Milorad Dodik, ha introdotto nuove leggi per vietare l'attività di istituzioni statali del governo centrale bosniaco nella Republika. Mossa che la Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina ha deciso di sospendere.
Le leggi erano state adottate a fine febbraio dal parlamento dell'entità, in reazione alla condanna di Dodik a un anno di reclusione e sei di interdizione da ogni attività politica per disobbedienza alle delibere dell'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina.
I timori di una crisi interna in Bosnia
La crisi interna ha sollevato il timore di scontri tra la polizia bosniaca e le forze serbe, simili a quelle dell'inizio della guerra di Bosnia nel 1992. All'epoca, i serbi bosniaci si opposero all'indipendenza della Bosnia dalla Jugoslavia e cercarono di creare un proprio Stato, con l'obiettivo di unirsi alla Serbia.
In risposta alle tensioni, la forza di pace europea (Eufor) ha annunciato piani per aumentare il numero di truppe in Bosnia. Dopo l'incontro con Rutte, Zeljka Cvijanovic, membro serbo della presidenza bosniaca, ha dichiarato che "occuparsi delle conseguenze significa incolpare costantemente e ingiustamente una parte piuttosto che guardare alle cause profonde".
Nel frattempo, Denis Becirovic, membro della presidenza bosniaca, ha condannato le leggi serbe come un attacco all'ordine costituzionale della Bosnia e ha avvertito che l'instabilità in Bosnia avrebbe portato solo vantaggi a Mosca. "La destabilizzazione di questa parte dell'Europa sarebbe solo un vantaggio per Mosca", ha dichiarato Becirovic.
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