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La vitamina D3 potrebbe dimezzare il rischio di un secondo infarto, secondo un recente studio

• 2025年11月10日 上午6:00
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Assumere abbastanza vitamina D non fa bene solo a ossa e muscoli. Per chi ha avuto un infarto, gli integratori di vitamina D3 potrebbero dimezzare il rischio di un secondo episodio: lo suggerisce un piccolo studio recente.

I risultati indicano che un trattamento mirato per aumentare i livelli di vitamina D nei pazienti potrebbe essere un modo semplice per ridurre il rischio. Servono però ulteriori ricerche per confermare il legame.

Lo studio ha coinvolto oltre 600 persone che avevano avuto da poco un infarto. Ai partecipanti è stata somministrata la terapia standard oppure integratori di vitamina D3, con l’obiettivo di portare i livelli nel sangue oltre 40 nanogrammi per millilitro (ng/mL).

Il corpo produce vitamina D naturalmente grazie alla luce diretta del sole. In Europa, si stima che il 13 per cento della popolazione ne sia gravemente carente.

Nello studio, oltre la metà dei pazienti che ha ricevuto vitamina D3 ha avuto bisogno di una dose iniziale di 5 mila unità internazionali (UI), cioè da sei a otto volte superiore rispetto alle raccomandazioni comuni di 600-800 UI, per raggiungere quel livello.

I ricercatori hanno controllato i livelli di vitamina D ogni anno per assicurarsi che restassero sopra 40 ng/mL.

Per scompenso cardiaco, ictus e mortalità non sono emerse differenze reali tra chi ha ricevuto la cura standard e chi ha assunto vitamina D3. Il gruppo che ha assunto integratori, però, ha mostrato un rischio di secondo infarto circa dimezzato.

“Con un trattamento più mirato, quando abbiamo verificato con precisione come funzionava l’integrazione e fatto gli aggiustamenti, abbiamo visto che i pazienti hanno dimezzato il rischio di un nuovo infarto”, ha dichiarato in una nota Heidi May, una delle autrici dello studio ed epidemiologa cardiovascolare della rete ospedaliera statunitense Intermountain Health.

Lo studio non ha rilevato effetti collaterali negativi legati all’integrazione di vitamina D3. In generale, gli esperti ricordano comunque che gli adulti non dovrebbero superare 4 mila UI al giorno, perché il rischio è di calcoli renali o livelli elevati di calcio nel sangue.

I risultati, non ancora pubblicati su una rivista sottoposta a revisione paritaria, sono stati presentati in un incontro ospitato dall’American Heart Association negli Stati Uniti.

Altri studi non hanno riscontrato benefici cardiaci dall’assunzione di vitamina D. In quei lavori, però, ai pazienti veniva prescritta una dose standard uguale per tutti, indipendentemente dai livelli di partenza.

Secondo i ricercatori, è stato l’approccio mirato, con controlli e aggiustamenti costanti dei livelli di vitamina D, a fare la differenza nel loro studio.

Nonostante ciò, serviranno altri lavori per confermare i risultati. “Siamo incoraggiati da questi dati, ma sappiamo che dobbiamo fare ulteriore lavoro per convalidarli”, ha aggiunto May.