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Berlino, dodici fotografe di Magnum in mostra: "Close Enough" esplora il concetto di vicinanza

• 2025年11月9日 上午8:19
7 min de lecture
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Quando si è abbastanza vicini? In occasione del suo 75esimo anniversario, l'agenzia Magnum Photos espone il lavoro di dodici fotografe di diverse generazioni, mostrando il loro complesso e ravvicinato rapporto con i soggetti fotografati.

La mostra Close Enough può essere visitata al C/O di Berlino, dove i visitatori possono vedere quale sia il particolare e individuale concetto di "vicinanza" di ogni fotografa, intenso non solo in senso fisico, ma anche emotivo, intimo e politico.

"È una mostra importante per noi perché mostra i cambiamenti che l'agenzia ha subito nel corso dei decenni", spiega Andrea Holzherr, curatrice di Magnum Photos. La mostra mette in luce anche "che ci evolviamo con i tempi portando ogni anno giovani fotografe nell'agenzia". Nel corso dei decenni, infatti, sempre più donne sono entrate a far parte dell'agenzia.

Fotografare l'Iran è "congelare il tempo"

Non c'è stata una decisione deliberata dietro la scelta delle fotografe di avvicinarsi a Mangum Photos. Il fenomeno si è sviluppato perché sempre più donne hanno scelto la professione dietro la macchina fotografica. Una delle fotografe è Newsha Tavakolian, iraniana.

Newsha Tavakolian, fotografa iraniana, mostra la società del suo Paese d'origine in una serie di ritratti.
Newsha Tavakolian, fotografa iraniana, mostra la società del suo Paese in una serie di ritratti. Euronews/Donogh McCabe

"Parlavamo tra noi per ore", racconta Tavakolian a proposito di una serie di ritratti realizzati nella sua camera da letto. Invitava i suoi vicini di casa davanti alla macchina fotografica e a volte ha dovuto fare un po' di opera di persuasione.

"Volevamo capirci e trovare un terreno comune. E poi mi hanno dato il permesso di ritrarli". Il lavoro di Tavakolian è noto per la sua potente narrazione e la sua capacità di catturare le emozioni umane.

È stata la più giovane fotografa a coprire la rivolta studentesca a Teheran nel 1999. Ha iniziato a lavorare per il giornale femminile iraniano Zan all'età di 16 anni.

Tavakolian vuole fermare il tempo con i suoi ritratti. Con una fotografia "si congela il tempo", ha dichiarato a Euronews. "Poi gli spettatori possono passare tutto il tempo che vogliono a guardare l'immagine". A suo avviso, la fotografia regala il tempo.

"Ora tutti hanno questo strumento nelle loro mani", ha detto Tavakolian, riferendosi alla fotocamera dei telefoni cellulari. "Non si tratta più di essere privilegiati o meno. Si tratta di quello che hai da dire".

La mostra "Close Enough" al C/O di Berlino fino al 28 gennaio 2026.
La mostra "Close Enough" al C/O di Berlino fino al 28 gennaio 2026. Euronews/Donogh McCabe

Con la sua serie di ritratti, l'artista trasmette un'istantanea, ma anche lo stato di una società. Tavakolian ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Carmignac Gestion Award e il Prince Claus Award.

Politica, società, storia contemporanea: cosa rende speciale la fotografia oggi

"Si tratta di persone in tutto il mondo, nelle loro comunità. Si tratta di politica, società e storia contemporanea", concorda la curatrice Andrea Holzherr. "Non possiamo raccontare questa storia con le foto del nostro cellulare".

Altre undici fotografe presentano il loro lavoro nella mostra Close Enough fino alla fine di gennaio 2026: oltre a Newsha Tavakolian ci sono Olivia Arthur, Myriam Boulos, Sabiha Çimen, Bieke Depoorter, Carolyn Drake, Nanna Heitmann, Susan Meiselas, Cristina de Middel, Hannah Price, Lúa Ribeira, Alessandra Sanguinetti.

La mostra è stata presentata all'International Center of Photography di New York nel 2022 in occasione del 75esimo anniversario dell'agenzia. Per il 25esimo anniversario di C/O Berlin, la mostra sarà presentata a Berlino in una versione adattata e ampliata.

Un tema centrale che attraversa le opere in mostra è l'esame del rapporto tra fotografe e soggetti, ispirato da una famosa citazione del cofondatore di Magnum Robert Capa: "Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino". Il titolo della mostra mette in discussione anche questa osservazione.