Crisi politica in Francia: la caduta di Bayrou indebolisce Parigi in Europa

La Francia è nell'occhio del ciclone: il Paese vive in un limbo politico dopo l'ennesima crisi di governo, alimentata dal voto di sfiducia in parlamento che potrebbe far crollare l'esecutivo di François Bayrou. L'ennesimo passo falso minaccia di indebolire anche il tradizionale ruolo di primo piano di Parigi in Europa.
La caduta potenziale di Bayrou segna il quinto cambio di primo ministro in meno di due anni, sottolineando la cronica instabilità che paralizza la politica francese.
Il fattore scatenante è stato l'impopolare piano di bilancio di Bayrou, che si proponeva di tagliare 44 miliardi di euro attraverso misure come la cancellazione dei giorni festivi e il congelamento della spesa sociale. Ma la crisi politica va ben oltre la politica fiscale: rivela un crollo della fiducia tra i cittadini francesi e i loro leader. Una disaffezione che ingrossa la rabbia e che rischia di ridisegnare il panorama politico in vista delle presidenziali del 2027.
L'analisi francese: l'equilibrio di potere in Europa si sposta
Le conseguenze si estendono però ben oltre Parigi e l'Ue. Per decenni, la Francia si è vantata di offrire stabilità, in contrasto con i fragili governi italiani. Ora questa rappresentazione si è invertita. L'Italia di Giorgia Meloni ha un progetto di stabilità, mentre la Francia si trova ad affrontare un esame finanziario e una paralisi politica.
Il debito pubblico francese si attesterà al 113 per cento del Pil nel 2024, con un deficit del 5,8 per cento. L'Italia, nonostante l'onere del debito complessivo più elevato, ha registrato un deficit di appena il 3,4 per cento nello stesso periodo. Entrambi i Paesi sono sottoposti alla "procedura per i disavanzi eccessivi" della Commissione europea, ma gli analisti si aspettano che Roma faccia progressi più rapidi di Parigi nel consolidamento delle proprie finanze.
Questo si riflette anche a Bruxelles, dove la tradizionale partnership franco-tedesca, che ha guidato la politica dell'Ue, sta mostrando segni di tensione: la Germania è alle prese con i propri limiti di bilancio e la Francia è paralizzata da sconvolgimenti politici. L'Italia, invece, sotto la guida della Meloni, sta completando i processi necessari per uscire dalla procedura per deficit eccessivo dell'Unione europea e ha già iniziato a far valere in Europa un diverso peso specifico.
"Dato il ruolo della Francia nell'eurozona e nell'Unione europea, ciò potrebbe avere conseguenze anche per l'eurozona nel suo complesso, per le relazioni economiche tra i vari partner europei e, per estensione, per il peso politico della Francia nelle decisioni da prendere su questioni importanti, in particolare su questioni commerciali, di politica industriale e competitività, transizione tecnologica e cambiamento climatico", ha dichiarato Éric Maurice, analista politico presso il think tank Epc con sede a Bruxelles.
Macron non si dimette
Il presidente Emmanuel Macron, che nomina il primo ministro, ha già escluso di indire nuove elezioni o di dimettersi. Ciò gli lascia il delicato compito di nominare un altro capo di governo, con i ministri della Difesa, della Giustizia e delle Finanze indicati come possibili contendenti. Ma con un parlamento diviso tra sinistra, estrema destra e centristi, qualsiasi successore si troverà molto probabilmente di fronte alla stessa situazione di stallo.
I partner si chiedono sempre più spesso se la Francia sia in grado di mantenere gli impegni presi a Bruxelles alla luce del fatto che la sua politica interna rimane bloccata. Anche i mercati stanno alzando la posta in gioco: i costi di prestito francesi a lungo termine hanno recentemente raggiunto il livello più alto dal 2008, riflettendo i dubbi sulla capacità del governo di contenere la spesa.
"Tra pochi giorni le agenzie emetteranno i loro rating. Vedremo a quel punto se questo renderà un po' più difficile per la Francia finanziarsi. Ma per il momento siamo ben lontani dall'intervento del Fondo monetario internazionale e persino dalla Banca centrale europea che interviene per acquistare il debito, come è stato fatto in passato all'interno dell'Unione europea", ha aggiunto Éric Maurice.
Rischio crescente di disordini
Dal fallimento delle elezioni lampo di Macron nel 2024, la politica francese è rimasta intrappolata in una fragile "coalizione dei perdenti", che ha fatto sentire molti elettori ignorati, nonostante l'affluenza record. La frustrazione dell'opinione pubblica si sta ora riversando in nuovi movimenti di protesta, con appelli a "bloccare tutto" e sindacati che pianificano scioperi nella sanità e nei trasporti.
Le agitazioni rischiano di far rivivere lo spirito delle proteste dei gilets jaunes e la resistenza vista contro la riforma delle pensioni di Macron. In questo contesto, il Rassemblement national sta guadagnando costantemente popolarità, presentandosi come l'unica forza in grado di incanalare la rabbia popolare.
Il 10 settembre è previsto uno sciopero generale da parte di gruppi che vanno da sinistra a destra per protestare contro il governo di Bayrou e la politica di Emmanuel Macron.
La crisi non riguarda solo la caduta di un altro primo ministro. Mette in luce una profonda frattura tra i cittadini francesi e le loro istituzioni politiche, una frattura che potrebbe ridisegnare il ruolo del Paese in Europa, rafforzando al contempo le forze radicali in patria.
Yesterday