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18 marzo, la giornata in memoria delle vittime del Covid-19

• Mar 18, 2025, 1:59 PM
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L'immagine simbolo della tragedia

È diventato il simbolo della memoria indelebile che accompagna i grandi eventi della storia. La fila dei camion militari che il 18 Marzo di 5 anni fa, trasportavano in processione i morti di COVID-19 a Bergamo.

L'emblema di un lutto collettivo, con milioni di vittime, non confinato alla sola l'Italia, peraltro primo paese occidentale ad essere colpito dalla pandemia. E mentre nei luoghi simbolo da Bergamo ad altre città della Lombardia, si celebrano eventi commemorativi, ci si interroga sul senso stesso della memoria.

Sul sito internet del Comune di Bergamo si legano le iniziative di quest'anno al tema della "scoperta" e alle generazioni future. Ovvero come quanto accaduto possa incidere e migliorare la società che verrà.

Tornare nei luoghi della memoria da sopravvissuti

La storia di Sergio Monticelli è fatta soprattutto di ricordi e di gratitudine, quella che a detta del Dottor Magliacani, Pneumologo e dirigente dello Stirs dell'Ospedale San Camillo di Roma, spesso è venuta a mancare nei confronti del personale medico.

Un incontro emozionante quello tra Sergio, anni fa in fin di vita a causa del virus e il Dottor Magliacani. "È stato molto emozionante ritrovare il dottore, vedere tutto il reparto", racconta ad Euronews. "Ma anche", continua, "capire che qui ci sono passato e sono tornato a casa".

Dei dottori, coperti da mascherine e guanti, Sergio ricorda solo gli occhi e lo sguardo dolce con il quale rassicuravano i pazienti.

"Tranne quella volta", nota Sergio, in cui gli fu detto che "aveva l'aspetto gonfio" presagio di una grave mancanza di ossigeno. "In quell'occasione gli occhi divennero gelidi". Ma fu proprio grazie allo sguardo attento dei medici che l'ex paziente riuscì a salvarsi.

La pandemia come un "mostro"

Si commuove il Dottor Magliacani nel ricordare i pazienti che hanno sofferto in solitudine. Privati anche nel momento di maggiore fragilità del conforto dei più cari a causa della malattia.

"È stata una cosa tragica, abbiamo visto morire persone, altri che ci chiedevano la mano". "il virus era come un mostro" ci dice nel raccontare le difficoltà affrontate nel fronteggiare la malattia. "Il virus aveva una rapidità di progressione pazzesca".

Magliacani dice che sono stati pochi i pazienti che hanno espresso gratitudine per il lavoro svolto dai medici. "Anzi", spiega, "è come se ad un certo punto avesse prevalso l'oblio, volevano cancellare quanto accaduto".

Le famiglie delle vittime chiedono giustizia

Nella giornata della memoria a ricordare chi ha perso la vita a causa del virus, c'è anche l'A.I.Vi.C.-Associazione Italiana per le Vittime COVID-19. Provengono da varie parti d'Italia, legati dalla perdita di un familiare a seguito dell'infezione da COVID-19 e che proprio nella giornata di martedì hanno organizzato un incontro nel centro della capitale.

La Presidente Alessia Petralia, che ha perso la madre durante la pandemia, è stata audita dalla Commissione COVID-19. "Siamo passati da un buio fitto ad un piccolo spiraglio di luce", racconta ad Euronews, "abbiamo combattuto tanto in questi cinque anni per avere la giustizia che meritiamo, per arrivare alla verità di quello che è successo".

"Speriamo che sia l'anno della svolta. Alla fine dello scorso anno è stata costituita la Commissione d'inchiesta, stanno procedendo i lavori". "Vogliamo rappresentare tutte le vittime di questa emergenza, anche chi ha perso il lavoro, denaro, un caro".