Nucleare Iran, guida suprema Khamenei: nè ottimisti nè pessimisti riguardo ai colloqui con Usa

L'ayatollah Ali Khamenei frena sui colloqui con gli Stati Uniti: "non sono né troppo ottimista né troppo pessimista", ha dichiarato martedì a Teheran davanti ad alti funzionari.
Khamenei ha ribadito che “le linee rosse sono chiare, sia per noi che per l’altra parte. Potremmo raggiungere o meno un risultato, ma in ogni caso vale la pena perseguirlo”. Ha anche ammonito i funzionari a “non legare gli affari del Paese” all’esito dei colloqui, il cui secondo round è previsto per sabato.
"Naturalmente, non ci fidiamo completamente di loro, sappiamo con chi abbiamo a che fare", ha aggiunto. "Ma siamo ottimisti sulle nostre capacità."
Secondo round di colloqui Usa-Iran
Il secondo round di colloqui sul nucleare tra le delegazioni di Stati Uniti e Iran non sarebbe più in programma a Roma, e le parti avrebbero deciso di spostarlo nuovamente in Oman, dove si è svolta la prima riunione di sabato scorso. Lo scrive il portale di informazione "Axios", aggiungendo che inizialmente le parti avrebbero scelto la capitale italiana per tenere il secondo round di colloqui in programma per sabato. Il governo di Roma in un primo momento avrebbe anche approvato i visti per la delegazione iraniana. Il ministero degli Esteri di Teheran ha però affermato che la seconda riunione si sarebbe tenuta a Muscat, in Oman. Le fonti che hanno parlato al media statunitense hanno spiegato che la decisione sarebbe legata alla visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance a Roma nel fine settimana, e alla necessita' di "evitare sovrapposizioni".
Intanto, l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff ha dichiarato che i prossimi colloqui si concentreranno su due aspetti cruciali: la verifica del programma di arricchimento dell’uranio e lo sviluppo di armi.
Intervistato dai media statunitensi, Witkoff ha spiegato: “La conversazione con gli iraniani verterà su due punti critici. Uno è l’arricchimento. Non hanno bisogno di superare il 3,67 per cento. In alcune circostanze sono arrivati al 60, in altre al 20 per cento.”
"Si tratterà quindi di verificare il programma di arricchimento e, in ultima analisi, l’armamento. Questo include i missili e il tipo di armamenti che hanno immagazzinato. E comprende anche l’innesco di una bomba."
Witkoff ha sottolineato l’importanza di controlli rigorosi, facendo eco alle posizioni del presidente Donald Trump, secondo cui, se i colloqui dovessero fallire, saranno necessarie “soluzioni alternative”.
"Serve una verifica molto più stringente. Negli ultimi anni, prima della nostra amministrazione, non ce n’è stata molta", ha detto. "Questo deve cambiare. E se cambierà, ci sarà la base per un dialogo costruttivo. Altrimenti, dovremo considerare alternative che non saranno positive per nessuno."
L’importanza del confronto è enorme: Iran e Stati Uniti si avvicinano a cinquant’anni di ostilità. Trump ha più volte minacciato attacchi aerei contro le installazioni nucleari iraniane in caso di mancato accordo. Parallelamente, Teheran continua a segnalare la possibilità di puntare allo sviluppo di armi nucleari, facendo leva sull’aumento delle proprie scorte di uranio arricchito a livelli prossimi a quelli bellici.
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