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Malattie autoimmuni: cosa sapere, chi è a rischio e perché è così difficile curarle

Business • Nov 14, 2025, 8:52 AM
7 min de lecture
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Il sistema immunitario ha anche un lato oscuro: è progettato per respingere gli aggressori e mantenerci in salute. Ma a volte si volta contro di noi e attacca le nostre cellule e i nostri tessuti.

Le cosiddette malattie autoimmuni possono colpire quasi ogni parte del corpo e decine di milioni di persone. Sono più comuni nelle donne, ma possono interessare chiunque, adulti e bambini, e sono in aumento.

Nuove ricerche aprono la prospettiva di terapie che vadano oltre il semplice controllo dei sintomi. Decine di studi clinici stanno testando metodi per riprogrammare un sistema immunitario fuori equilibrio.

La più avanzata è una terapia oncologica, la CAR-T, che ha registrato incoraggianti successi iniziali contro il lupus, la miosite e alcune altre patologie. Elimina le cellule B del sistema immunitario, sia quelle anomali sia quelle normali. L’idea è che quelle che ricrescono siano più sane.

Altri ricercatori cercano modi per ritardare almeno l’insorgenza delle malattie autoimmuni, sull’onda di un farmaco in grado di guadagnare tempo prima che compaiano i sintomi del diabete di tipo 1.

"Questo è probabilmente il momento più stimolante che abbiamo mai vissuto nel campo dell’autoimmunità", ha detto il dottor Amit Saxena, reumatologo presso NYU Langone Health, negli Stati Uniti.

Ecco alcune cose da sapere.

Che cosa sono le malattie autoimmuni?

Sono malattie croniche che possono variare da lievi a potenzialmente letali. Ne esistono oltre 100, con nomi diversi a seconda di come e dove colpiscono. L’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica attaccano le articolazioni. La sindrome di Sjögren è nota per occhi e bocca secchi.

La miosite e la miastenia gravis indeboliscono i muscoli in modi diversi; la seconda altera la trasmissione dei segnali nervosi. Il lupus presenta sintomi molto vari, tra cui un’eruzione facciale a forma di farfalla, dolori articolari e muscolari, febbre e danni a reni, polmoni e cuore.

Sono anche imprevedibili: pazienti stabili per lunghi periodi possono avere improvvisamente una riacutizzazione senza una causa evidente.

Perché le malattie autoimmuni sono difficili da diagnosticare

Molte iniziano con sintomi vaghi, intermittenti, o che imitano altre malattie. Spesso i sintomi si sovrappongono: ad esempio, artrite reumatoide e sindrome di Sjögren possono danneggiare anche organi vitali.

La diagnosi può richiedere più esami, inclusi test del sangue per rilevare anticorpi che, per errore, si legano ai tessuti sani. Di solito si basa sui sintomi e prevede l’esclusione di altre cause.

A seconda della patologia, possono volerci anni e visite da più specialisti prima che qualcuno metta insieme tutti gli indizi.

Si lavora per migliorare: la National MS Society sta formando i medici sulle nuove linee guida aggiornate per rendere più rapido il percorso diagnostico della sclerosi multipla (SM).

Come il sistema immunitario perde l’equilibrio

Il sistema immunitario umano è un esercito complesso: sentinelle che individuano minacce come germi o cellule tumorali, diversi tipi di soldati che le attaccano e pacificatori che riportano la calma quando il pericolo è passato. La chiave è distinguere ciò che è estraneo da ciò che appartiene all’organismo, ciò che gli scienziati chiamano tolleranza.

A volte cellule immunitarie o anticorpi confusi sfuggono ai controlli, oppure i pacificatori non riescono a spegnere l’infiammazione dopo la battaglia. Se il sistema non riconosce e corregge il problema, le malattie autoimmuni si sviluppano gradualmente.

Spesso le malattie autoimmuni sono innescate da un fattore scatenante

La maggior parte delle malattie autoimmuni, soprattutto negli adulti, non dipende da un singolo difetto genetico. Piuttosto, diverse varianti genetiche che influenzano le funzioni immunitarie possono aumentare la suscettibilità.

Secondo gli scienziati, serve poi un fattore ambientale, come un’infezione, il fumo o gli inquinanti, per mettere in moto la malattia.

Gli scienziati stanno individuando i primi inneschi a livello molecolare. Per esempio, i globuli bianchi chiamati neutrofili sono i primi a intervenire in caso di infezione o lesione, ma quando sono eccessivamente attivi potrebbero avere un ruolo chiave nel lupus, nell’artrite reumatoide e in altre malattie.

Nuove ricerche collegano il virus di Epstein-Barr al lupus

Tra i fattori infettivi, è già noto che il virus di Epstein-Barr può avviare in alcune persone il percorso verso la sclerosi multipla; nuove evidenze lo collegano anche al lupus.

Quasi tutti contraggono quel virus entro la giovane età adulta e, dopo l’infezione iniziale, resta nascosto e inattivo nell’organismo.

I ricercatori della Stanford University hanno scoperto che uno dei nascondigli è in una piccola parte delle cellule B del sistema immunitario. Hanno osservato che, talvolta, in alcune persone, il virus spinge alcune cellule B in uno stato infiammatorio capace di innescare una reazione a catena autoimmune.

Lo studio non spiega perché il 95 per cento degli adulti sia stato infettato dal virus di Epstein-Barr e solo una piccola parte della popolazione sviluppi il lupus. Ma è un nuovo indizio su come le infezioni possano lasciare effetti duraturi sul sistema immunitario.

Le donne sono le più a rischio di malattie autoimmuni

Le donne rappresentano circa quattro pazienti su cinque con malattie autoimmuni, molte delle quali giovani. Si ritiene che gli ormoni abbiano un ruolo.

Le femmine hanno due cromosomi X, mentre i maschi hanno un X e un Y. Alcuni studi suggeriscono che un’anomalia nel modo in cui le cellule femminili spengono l’X in più possa aumentare la vulnerabilità delle donne.

Ma anche gli uomini soffrono di malattie autoimmuni. Una forma particolarmente grave, chiamata sindrome VEXAS, è stata identificata solo nel 2020. Colpisce soprattutto uomini oltre i 50 anni e, oltre ai tipici sintomi autoimmuni, può provocare coaguli di sangue, fiato corto e sudorazioni notturne.

Alcune popolazioni presentano rischi più elevati. Per esempio, il lupus è più frequente tra le donne nere e ispaniche. Gli Europei del Nord hanno un rischio di SM più alto rispetto ad altri gruppi.

Il trattamento delle malattie autoimmuni è complesso

Secondo la società di analisi finanziaria Morningstar, il mercato globale dei trattamenti per le malattie autoimmuni vale 100 miliardi di dollari (87 miliardi di euro) l’anno. E non include le visite mediche e costi come il tempo perso al lavoro, considerando che la terapia è a vita.

Fino a poco tempo fa, per molte malattie autoimmuni c’era ben poco oltre ai corticosteroidi ad alte dosi e ai farmaci immunosoppressori generici, con effetti collaterali che includono rischio di infezioni e di tumori.

Oggi esistono opzioni più recenti che mirano a molecole specifiche e smorzano meno l’immunità. Ma per molte patologie autoimmuni la terapia resta un percorso per tentativi, con poche indicazioni che orientino le scelte dei pazienti.


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