Gaza, le reazioni al piano di Netanyahu per l'occupazione totale

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato un piano per la totale occupazione totale della Striscia di Gaza, comprese le aree in cui si ritiene siano ancora detenuti ostaggi israeliani. La notizia è stata diffusa nella serata di lunedì 4 agosto dai mezzi d'informazione israeliani, secondo i quali il capo del governo di Tel Aviv avrebbe già inviato un messaggio senza mezzi termini al capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Eyal Zamir, invitandolo alle dimissioni in caso di disaccordo.

Il capo di Stato maggiore Zamir potrebbe dimettersi

L'annuncio arriva dopo che i negoziati ospitati dalla capitale del Qatar, Doha, con l'obiettivo di raggiungere un accordo che includa uno scambio di ostaggi e prigionieri, nonché un cessate il fuoco, non hanno portato ad alcun passo avanti tangibile. Da parte sua, già nei giorni scorsi Hamas aveva spiegato che una ripresa dei colloqui potrà avvenire solo dopo un "significativo miglioramento" della situazione umanitaria nella Striscia. Nel frattempo, dopo la notizia della decisione assunta da Netanyahu, Zamir ha annullato un viaggio previsto negli Stati Uniti.

L'emittente conservatrice israeliana Channel 14 ha intanto riferito che fonti vicine al primo ministro hanno confermato che la decisione è stata finalizzata, benché si parli di alcune divisioni a Tel Aviv. Le dimissioni dello stesso Zamir non sono in questo senso escluse. Il quotidiano Yedioth Ahronoth ha rivelato inoltre che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe concesso al primo ministro israeliano il via libera per intensificare le operazioni contro Hamas.

L'Unione europea: "No a qualsiasi modificazione demografica o territoriale: Gaza dovrà essere parte del futuro Stato palestinese"

Da parte sua, invece l'Autorità palestinese ha lanciato immediatamente un appello alla comunità internazionale affinché "intervenga con urgenza assoluta contro il piano, che si tratti di una forma di pressione, di un tentativo di testare le reazioni delle diplomazie o che di un progetto concreto". Francia e Arabia Saudita hanno ribadito la necessità di una soluzione che preveda la convivenza di due Stati.

L'Unione europea si è espressa attraverso la portavoce per gli Affari esteri della Commissione, Anitta Hipper: "Siamo stati molto chiari nell'affermare che la contrarietà a qualsiasi tentativo di modificare la situazione demografica e territoriale nella Striscia di Gaza, anche in relazione all'occupazione israeliana”. Secondo la funzionaria di Bruxelles, "Gaza deve essere parte integrante del futuro Stato palestinese”, anche se "Hamas non dovrà ricoprire alcun ruolo di governo”.

Trump avrebbe dato il suo ok a intensificare le operazioni contro Hamas

Tuttavia, lo stesso giornale conferma come non si possa escludere neppure che l'annuncio rappresenti in realtà un tentativo di aumentare la pressione nei confronti del movimento islamico, al fine di convincerlo a tornare al tavolo negoziale.

Secondo Channel 14, che cita un funzionario politico israeliano, la decisione di un'eventuale occupazione dovrebbe essere assunta dal Gabinetto di governo, unico organo autorizzato ad approvarla. E il dibattito interno sul futuro delle operazioni a Gaza è, appunto, ancora in corso.

La popolarità di Netanyahu in forte calo

All'inizio della giornata, Netanyahu aveva annunciato l'intenzione di tenere una riunione speciale del Gabinetto nel corso della settimana per prendere decisioni sul futuro della guerra. All'apertura della riunione settimanale del governo, ha dichiarato: "Darò istruzioni all'esercito per raggiungere i tre obiettivi che abbiamo fissato: "Sconfiggere il nemico, liberare gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per la sicurezza di Israele".

La dichiarazione di Netanyahu giunge in un momento in cui il governo di Tel Aviv sta affrontando una crisi complessa, che va dalla rabbia dell'opinione pubblica per la mancata liberazione degli ostaggi, alle pressioni per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza, nonché al netto declino della popolarità di Netanyahu e della sua coalizione di governo, secondo recenti sondaggi.

Ex generali israeliani chiedono la fine della guerra

In un contesto correlato, alcuni ex alti funzionari della sicurezza israeliana hanno chiesto la fine della guerra a Gaza, in una rara presa di posizione da parte di figure che hanno ricoperto posizioni di rilievo nei servizi di intelligence e militari. In un video trasmesso dai media israeliani, sono apparsi tra gli altri gli ex capi del Mossad, dello Shin Bet, della polizia e dei servizi segreti militari. Tutti hanno chiesto appunto la fine di quella che hanno descritto come "la guerra più lunga che Israele abbia combattuto dalla sua fondazione".

Gli ex funzionari in questione hanno annunciato di aver inviato una lettera al presidente Trump, con 550 firme, chiedendogli di fare pressione su Netanyahu affinché ponga fine alle operazioni militari. La lettera recita: "Fermate la guerra di Gaza! A nome del Leaders for Israel's Security, il più grande gruppo di generali in pensione dell'esercito, del Mossad, dello Shin Bet, della polizia e del corpo diplomatico, la esortiamo a porre fine alla guerra. Lo avete fatto in Libano ed è ora di farlo anche a Gaza".

Quasi 70mila morti nella Striscia di Gaza

La campagna militare israeliana su Gaza ha portato alla morte di almeno 60.933 persone, la maggior parte delle quali civili, secondo il ministero della Sanità di Hamas: una fonte che le Nazioni Unite considerano affidabile.

Con la fame e la malnutrizione a livelli catastrofici e gli ospedali di Gaza che continuano a registrare decessi, lo stesso ministero ha precisato lunedì che il numero di palestinesi uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano nei pressi dei centri di distribuzione di aiuti è salito a 1.516 dalla fine di maggio.

Ogni giorno si formano lunghe code vicino ai pochi siti nei quali si concede cibo alla popolazione, gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Israele e Stati Uniti, i cui metodi e motivazioni sono stati posti in discussione dalle agenzie umanitarie. Ogni giorno decine di persone vengono uccise o ferite mentre cercano disperatamente aiuti: un fatto confermato anche dall'Onu.

Nella serata di lunedì anche il governo della Giordania ha confermato che Israele "sta impedendo ai convogli carichi di aiuti umanitari di raggiungere la Striscia di Gaza". Mentre l'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha accusato l'esercito di Tel Aviv di "spingere i palestinesi in aree già sovraffollate, insicure, prive di rifugi e di beni essenziali".