Brasile, gli avvocati di Bolsonaro respingono le accuse di golpe alla Corte suprema: la sentenza entro fine anno

Gli avvocati dell'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno negato le accuse di golpe nei suoi confronti durante l'arringa finale in un processo di fronte alla Corte Suprema. Il procedimento deve vagliare il presunto tentativo dell'allora presidente di rimanese al potere dopo aver perso le elezioni del 2022, contro l'attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
Gli avvocati hanno sostenuto, nella tarda serata di mercoledì, che non sono state presentate prove solide per dimostrare che Bolsonaro abbia agito contro le istituzioni democratiche brasiliane. O che abbia incitato altri a farlo, e hanno affermato che il fatto che abbia permesso lo svolgimento della transizione presidenziale contraddice l'accusa fondamentale di aver complottato per ostacolarla.
"Si tratta di una prova che elimina la più essenziale delle premesse accusatorie", hanno dichiarato.
L'ex presidente e gli altri imputati dovevano presentare le loro argomentazioni finali entro mercoledì. Questo segna l'ultimo passo procedurale prima della conclusione del processo, prevista per la fine dell'anno.
Una commissione di cinque giudici della Corte Suprema deciderà ora se Bolsonaro e i suoi alleati sono colpevoli.
Se condannato per tentato golpe, Bolsonaro potrebbe rischiare fino a 12 anni di carcere. Insieme ad altre accuse, potrebbe trascorrere decenni dietro le sbarre.
Anche in caso di condanna, Bolsonaro può appellarsi alla Corte Suprema.
La massima corte elettorale brasiliana ha già impedito al leader dell'estrema destra di candidarsi fino al 2030, stabilendo che ha abusato della sua autorità minando la fiducia nel sistema elettorale del Paese.
Bolsonaro è agli arresti domiciliari dal 5 agosto.
Il giudice Alexandre de Moraes, che supervisiona il caso, ha affermato che Bolsonaro ha violato le misure cautelari diffondendo contenuti attraverso i suoi tre figli legislatori.
La scorsa settimana, De Moraes ha alleggerito le restrizioni, consentendo visite illimitate alla famiglia.
Il caso si è abbattuto sul Brasile mentre il Paese sta affrontando una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Bolsonaro ha ricevuto il sostegno del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha definito l'accusa una "caccia alle streghe" e ha motivato la sua decisione di imporre dazi al 50 per cento sulle importazioni dal Brasile con i problemi legali di Bolsonaro.
Il procuratore generale Paulo Gonet ha presentato le sue argomentazioni finali a luglio, citando ampie prove di una cospirazione contro le istituzioni democratiche del Brasile.
Tra queste, note scritte a mano, file digitali, scambi di messaggi e fogli di calcolo che descrivono il complotto.
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