Israele prepara il trasferimento dei civili a sud di Gaza: verso una nuova offensiva su Gaza City

Israele ha annunciato sabato l’intenzione di iniziare a trasferire la popolazione civile palestinese dalle zone di combattimento nel nord di Gaza verso l’area meridionale dell’enclave, in vista di una nuova offensiva militare, che secondo fonti governative prenderà di mira alcune delle zone più densamente popolate, tra cui Gaza City.
Il Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat), l’organo militare israeliano che sovrintende la gestione umanitaria a Gaza, ha confermato che la distribuzione di tende ai civili riprenderà da domenica. Tuttavia, non è stata fornita alcuna tempistica precisa sull’inizio del trasferimento.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che il governo si trova nella fase finale della pianificazione dell’operazione, sottolineando che l’obiettivo resta "la sconfitta di Hamas e il ritorno degli ostaggi".
L'annuncio giunge a pochi giorni dall'approvazione, da parte del gabinetto di sicurezza, di un piano per l’occupazione di Gaza City, in quello che sembra essere un ridimensionamento rispetto alla linea iniziale del premier Benjamin Netanyahu, che aveva promesso di riconquistare l’intera Striscia di Gaza.
Nel frattempo, i raid aerei israeliani continuano a colpire diverse aree dell’enclave. Sabato, un attacco ha ucciso una bambina di due mesi e i suoi genitori nell’area costiera di al-Mawasi, definita fino a poco tempo fa "zona sicura" per i civili. Secondo l’ospedale Nasser, che ha ricevuto i corpi, la famiglia è stata colpita nella propria tenda. "Cosa poteva aver fatto una neonata di due mesi?", ha commentato un vicino, Fathi Shubeir.
Secondo le autorità sanitarie locali, almeno 51 persone sono morte in altri attacchi nelle ultime 24 ore. Il bilancio complessivo dei morti nella Striscia di Gaza, secondo il ministero della Sanità gestito da Hamas, ha ormai raggiunto le 62.000 vittime dall’inizio della guerra, lanciata da Israele in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023, in cui Hamas ha ucciso 1.200 persone e preso in ostaggio 251 israeliani.
Le Nazioni Unite stimano che oltre due terzi delle vittime accertate siano donne e bambini. L’Onu ha inoltre lanciato un nuovo allarme, definendo la situazione a Gaza una "crisi umanitaria causata dall’uomo", e avvertendo che il rischio di una carestia diffusa è concreto per oltre il 90 per cento della popolazione, in un contesto in cui le operazioni di aiuto sono fortemente limitate.
L’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha subito restrizioni dopo le accuse, mai provate, di infiltrazioni di Hamas tra il suo personale. In risposta, Israele e Stati Uniti hanno promosso un sistema alternativo di aiuti tramite la Gaza humanitarian foundation, con sede negli Usa, che tuttavia — secondo gli esperti — non è sufficiente a coprire il fabbisogno reale.
Intanto, cresce anche il numero di morti per fame: sabato si sono registrati altri 11 decessi legati alla malnutrizione, portando il totale a 251, tra cui 108 bambini.
L’operazione militare imminente, se confermata, rischia di aggravare ulteriormente una situazione già al collasso.
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