Siria: droni israeliani uccidono sei soldati siriani in un sobborgo di Damasco

Un nuovo attacco israeliano ha scosso le periferie di Damasco: secondo quanto riferito dall’agenzia statale siriana e dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), i raid con droni nella notte di martedì, nel sobborgo meridionale di Kiswah, hanno causato la morte di otto soldati siriani e il ferimento di altri.
L’attacco è stato definito una “grave violazione del diritto internazionale” e una chiara intrusione nella sovranità nazionale da parte del ministero degli Esteri di Damasco.
L’emittente pubblica Al-Ikhbariyah ha confermato il raid, precisando che le operazioni hanno preso di mira una via strategica che collega Damasco con la provincia meridionale di Suwayda, teatro a luglio di sanguinosi scontri tra comunità beduine e druse. Per Israele, le operazioni erano giustificate dalla necessità di continuare a proteggere la comunità drusa, storicamente considerata alleata.
Fonti dell’Osservatorio hanno aggiunto che la zona colpita include alcune postazioni militari che erano in uso prima del dicembre scorso e che almeno uno dei raid ha colpito aree già servite da paramedici accorsi sul posto.
Nel corso della stessa giornata, un altro drone ha attaccato la regione di Quneitra, vicino al Golan, provocando una vittima. Anche questo episodio è stato condannato dalla Siria, che ha ribadito il carattere di violazione della pace e della legge internazionale.
Da quando, lo scorso dicembre, è caduto il regime di Bashar al-Assad, Israele ha condotto centinaia di attacchi aerei e con droni su varie aree della Siria, mirati a neutralizzare asset militari e consolidare una zona di sicurezza nella fascia sud del Paese.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che le forze israeliane manterranno la presenza nella “zona di sicurezza” per tutelare gli insediamenti del Golan e della Galilea, citando l’esperienza del 7 ottobre scorso come motivazione chiave.
L’intensificarsi di questi attacchi alimenta tensioni regionali già elevate e accende nuovi interrogativi sulla stabilità della zona, mentre la comunità internazionale segue con preoccupazione.
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