Colloqui Iran-Usa, l'esperto: "Accordo probabile entro ottobre"

Il fatto che questo secondo round di colloqui si sia tenuto a Roma è molto significativo. Dimostra il ruolo sempre più importante della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del suo governo quando si tratta di facilitare il dialogo tra Stati Uniti e Iran.
Questo crescente ruolo diplomatico fa seguito al recente rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta in Iran, e all'incontro bilaterale tra Meloni e Trump.
Dopo aver deciso il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo nucleare nel 2018, durante il suo primo mandato, il Presidente Trump sta cercando di rinegoziare ora con l'Iran, evocando pubblicamente l’eventualità di un massiccio bombardamento del programma nucleare iraniano per evitare che Teheran si doti di un arsenale atomico.
Ma quanto è probabile che ci siano progressi in questo secondo round di colloqui?". Nima Baheli, analista di geopolitica e intelligence ci spiega:
"Non mi aspetto alcun risultato concreto dall'incontro di oggi. Tuttavia, potrebbe essere utile per definire il quadro dei futuri colloqui - soprattutto in termini di tempistica - e per chiarire le richieste di entrambe le parti. Da parte americana, ciò include la definizione di limiti all'arricchimento dell'uranio e allo stoccaggio dell'uranio.
Da parte iraniana, c'è la necessità di ratificare l'accordo attraverso il Congresso degli Stati Uniti per garantire che non possa essere revocato da un futuro Presidente.
Per quanto riguarda una possibile scadenza, credo che entrambe le parti vogliano raggiungere un accordo. Il mese di ottobre potrebbe essere un potenziale obiettivo, perché è il momento in cui le Nazioni Unite potrebbero ripristinare le sanzioni".
"Reputo che ambedue le parti abbiano delle debolezze e quindi vogliono raggiungere questi accordi". Nima Baheli aggiunge: " Da indiscrezioni del New York Times varie persone all'interno dell'amministrazione statunitense propendono verso questa direzione, ma è anche vero che un intervento militare Usa sui siti nucleari iraniani potrebbe avrebbe conseguenze devastanti sugli equilibri regionali e potrebbe al contempo non essere risolutivo. Mia opinione personale è che Trump cercherà di fare di tutto, come la controparte iraniana, per arrivare ad un negoziato piuttosto di una soluzione armata.
E a differenza di quanto avvenuto nel 2015 - continua Nima Baheli -in questo caso le nazione arabe dell'area, i paesi del Golfo, stanno sostenendo questo processo negoziale, non ultimo l'incontro di qualche giorno fa del ministro della Difesa saudita che ha mostrato il supporto a questo processo.
Un altro elemento molto interessante che si può registrare" afferma "è il fatto che in questi ultimi mesi russi, iraniani cinesi abbiamo avuto una serie di incontri per assumere una posizione condivisa a fronte delle richieste statunitensi. In questo quadro l'unico governo che si discosta è il governo Netanyahu che invece, quantomeno a livello formale continuerebbe a spingere a una soluzione libica del programma nucleare iraniano o a un intervento militare"
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