Israele mobilita 60.000 riservisti: espansione dell'offensiva su Gaza City in piena crisi umanitaria

Martedì, Israele ha dato avvio alla mobilitazione di decine di migliaia di riservisti, nell’ambito del piano per ampliare l’offensiva su Gaza City. Verranno gradualmente arruolati almeno 60.000 riservisti, a cui si aggiungeranno 20.000 già in servizio che vedranno prolungato il loro richiamo.
Questa mobilitazione emerge in un contesto di forte opposizione interna: crescono i movimenti per dissuadere i riservisti dal rispondere alla chiamata, pur sapendo che il rifiuto può comportare conseguenze legali. Le forze armate affrontano crescenti difficoltà nel reclutare personale – dopo quasi due anni di guerra continuativa, molti soldati sono fisicamente ed emotivamente esausti, e sono sempre più diffusi sentimenti di sfiducia verso il governo, soprattutto tra le famiglie dei sequestrati e la leadership militare stessa.
Le forze di terra e aeree israeliane continuano l’avanzata nella Striscia di Gaza, colpendo i quartieri occidentali di Zeitoun e Shijaiyah, zone che mesi di guerra hanno trasformato in veri e propri campi di battaglia tra rovine e strade deserte. Israele considera Gaza City la roccaforte politica e militare di Hamas, dove sarebbe ancora attiva una fitta rete di tunnel, pur dopo molti tentativi di smantellamento.
Il nuovo richiamo arriva mentre la popolazione di Gaza affronta una grave crisi umanitaria: le condizioni sanitarie sono drammatiche, con cifre di mortalità da malnutrizione in continua crescita. Ad agosto si sono registrate 185 vittime legate alla carestia, il bilancio mensile più alto da mesi. Complessivamente, le morti palestinesi superano le 63.000, con la metà circa rappresentata da donne e bambini.
A livello internazionale, l'offensiva e l'escalation militare hanno provocato ampie condanne, con molti Paesi europei che hanno sospeso esportazioni militari o chiesto un immediato cessate il fuoco.
Anche il generale capo dell'Idf ha espresso perplessità per il rischio che l'assalto su Gaza City possa mettere in pericolo ulteriormente gli ostaggi e indebolire le risorse militari già tese.
L'escalation dell'offensiva israeliana, sostenuta dalla massiccia mobilitazione di riservisti, si svolge dunque tra crescente dissenso interno, severe accuse internazionali e un peggioramento delle condizioni umanitarie nella Striscia.
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