Cosa c'è in gioco all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite?

Grande attesa per Ia Settimana di alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA), che si aprirà martedì.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha preso il via il 9 settembre e proseguirà fino al 27, vedrà gli interventi dei rappresentanti, spesso capi di Stato, dei 193 Paesi membri e dei due Paesi osservatori, la Santa Sede e lo Stato di Palestina.
Si prevede tuttavia che i rappresentanti palestinesi parteciperanno all'80esima edizione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in collegamento video, dopo che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha negato i visti ai funzionari che rappresentano l'Autorità palestinese, compreso il presidente Mahmoud Abbas, citando una violazione degli impegni assunti.
Anche la guerra in Ucraina sarà tra i temi più discussi dai leader. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky salirà sul palco mercoledì per pronunciare il suo discorso mentre l'invasione su larga scala del Paese da parte della Russia si avvicina al traguardo dei quattro anni.
Anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov dovrebbe tenere un discorso, in sostituzione del presidente Vladimir Putin, previsto per sabato.
All'assemblea di quest'anno sono previsti anche dibattiti su ulteriori sanzioni all'Iran, sugli obiettivi di sviluppo climatico e di sostenibilità, su altre crisi umanitarie e sulle riforme della capacità operativa delle Nazioni Unite - l'iniziativa UN80 - annunciata inizialmente a marzo.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina
Si prevede che l'esistenza di uno Stato palestinese sia uno dei temi più importanti dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di quest'anno. Ciò avviene mentre la pressione globale continua a salire su Israele in opposizione alla sua condotta di guerra a Gaza, che si sta avvicinando rapidamente al secondo anno, e alla terribile crisi umanitaria che ne è derivata.
Gran parte della comunità internazionale ha anche criticato il governo israeliano per i suoi piani nella Cisgiordania occupata e per il crescente movimento di insediamenti, considerati illegali dal diritto internazionale.
In risposta, molti Paesi, tra cui Francia, Belgio, Malta, Portogallo, Canada e Australia, dovrebbero riconoscere formalmente lo Stato palestinese nella sessione di lunedì, nel tentativo di mantenere vive le speranze di una soluzione a due Stati.
Anche il primo ministro britannico Keir Starmer dovrebbe annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina nel suo discorso.
È probabile che gli annunci attirino pesanti critiche da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che sarà anch'egli presente alla sede dell'Onu a New York. Il premier israeliano dovrebbe salire sul palco dell'Assemblea venerdì.
Incognita sulle sanzioni all'Iran
I leader mondiali sono in corsa contro il tempo per decidere se imporre nuovamente le sanzioni all'Iran questa settimana.
Giovedì scadrà il processo di risoluzione delle controversie di 30 giorni per ottenere un accordo nucleare con Teheran, lanciato da Germania, Francia e Regno Unito, il cosiddetto E3.
I Paesi E3 hanno proposto una finestra di sei mesi per trovare un accordo diplomatico con l'Iran. Venerdì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto una bozza di risoluzione per revocare definitivamente le sanzioni all'Iran, concedendo solo pochi giorni per trovare un accordo.
I Paesi europei hanno chiesto il ripristino degli ispettori nucleari dell'Onu sul terreno per affrontare le preoccupazioni sulle scorte di uranio arricchito di Teheran e un nuovo impegno con gli Stati Uniti. L'Iran mantiene la sua posizione, negando qualsiasi desiderio di acquisire armi nucleari.
Il canale diplomatico è stato riaperto dopo la fine della guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran. A giugno, Israele ha lanciato un'offensiva militare contro l'Iran, per rispondere alle minacce che Netanyahu ha definito "gravi conseguenze" per la pace mondiale.
L'operazione israeliana ha preso di mira politici, leader militari, impianti nucleari e scienziati iraniani, oltre a siti militari. Gli Stati Uniti sono intervenuti pochi giorni dopo che Tel Aviv aveva lanciato la sua incursione, effettuando attacchi di precisione sui tre principali siti nucleari del Paese.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato poco dopo l'attacco che sette bombardieri stealth B-2, ciascuno dei quali trasportava due bombe "bunker-buster", sono riusciti a "distruggere" le strutture di Teheran. La valutazione è stata avallata anche da Netanyahu che ha affermato che gli attacchi di Trump hanno fatto arretrare di anni il progetto iraniano.
Teheran ha tuttavia sminuito gli attacchi statunitensi e la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che i commenti di Trump erano "pesantemente esagerati".
Accordo di Parigi: piani nazionali aggiornati?
Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres dovrebbe riunire mercoledì anche i firmatari dell'Accordo di Parigi per aggiornare i loro contributi nazionali (Ndc).
L'accordo, adottato nel 2015, è un trattato internazionale legalmente vincolante che mira a combattere gli impatti catastrofici dei cambiamenti climatici mantenendo il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC (preferibilmente 1,5ºC) rispetto ai livelli preindustriali.
Gli Ndc sono piani d'azione nazionali per il clima che mirano a ridurre le emissioni di anidride carbonica e a lavorare su come far progredire le iniziative per l'energia pulita.
L'Accordo di Parigi prevede che gli Ndcsiano aggiornati ogni cinque anni con ambizioni sempre più elevate, tenendo conto della capacità di ciascun Paese.
Riforma delle Nazioni Unite
Anche l'annunciata riforma delle Nazioni Unite, soprannominata iniziativa UN80, dovrebbe essere affrontata durante la settimana di alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L'iniziativa è stata presentata per la prima volta a marzo in risposta al grave taglio dei finanziamenti dell'Onu, che ha creato una crisi finanziaria per l'organizzazione intergovernativa.
L'Onu dovrà affrontare tagli al proprio bilancio ordinario per oltre 500 milioni di dollari (426 milioni di euro). I tagli riguarderanno circa il 15% del budget e quasi il 19% della forza lavoro (rispetto al 2025) per il prossimo anno fiscale 2026.
I tagli arrivano mentre l'Onu continua ad affrontare problemi cronici di liquidità, legati ai contributi degli Stati membri e pesantemente esacerbati dalle politiche di Trump. Gli Stati Uniti hanno solitamente coperto circa il 22% del bilancio annuale dell'organizzazione, ma fonti dell'Onu affermano che l'amministrazione Trump non ha effettuato alcun pagamento da quando è tornata nello Studio Ovale.
In precedenza Guterres aveva annunciato un bilancio rivisto di 3,24 miliardi di dollari (2,76 miliardi di euro), in calo rispetto ai circa 3,7 miliardi di dollari (3,15 miliardi di euro).
Guterres ha dichiarato che l'iniziativa UN80 mira a "rendere le Nazioni Unite più agili, integrate, efficienti e maggiormente in grado di rispondere alle sfide globali di oggi in un contesto di risorse finanziarie sempre più limitate".
La riforma è ancora in discussione tra gli Stati membri. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite è una buona cornice per ulteriori colloqui tra i leader mondiali.
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