L'aula dell'Onu si svuota prima del discorso di Netanyahu che nega genocidio e fame a Gaza

Benjamin Netanyahu è intervenuto venerdì all'Assemblea delle Nazioni Unite rivolgendosi, in uno dei passaggi del suo discorso, direttamente agli ostaggi ancora detenuti da Hamas a Gaza.
"Non vi abbiamo dimenticato", ha assicurato dal podio il premier israeliano, che indossava sul bavero della giacca un qr code che riporta al video dei massacri di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, ha spiegato successivamente.
"Non ci fermeremo finché non vi riporteremo tutti a casa", ha detto Netanyahu in ebraico e in inglese, intimando a Hamas di "deporre le armi" e di "liberare subito gli ostaggi", per non andare incontro, in caso contrario "alla caccia di Israele".
Il discorso è stato trasmesso in diretta non solo dai principali media mondiali, ma anche da altoparlanti nel sud di Israele, come sforzo di informazione a chi è dentro la Striscia di Gaza, ha reso noto l'ufficio del premier.
Onu, delegati lasciano aula prima dell'intervento di Netanyahu
L'intervento del premier di Israele, preceduto da enormi polemiche sui riconoscimenti internazionali dello Stato di Palestina e gli attacchi alla Global Sumud Flottilla in rotta verso Gaza, si è svolto senza una parte dei delegati che si è alzata quando Netanyahu è arrivato nell'aula dell'Assemblea Generale.
Mostrando ancora maggiore determinazione, Netanyahu ha ricordato le stragi di Hamas del 7 ottobre come un atto di "indicibile ferocia", che ha causato la morte di circa 1200 persone, e il sequestro di 251 di cui 48 ancora a Gaza, solo 20 ancora in vita.
Come ormai sua abitudine dal 2012, quando rappresentò su un cartello l'avvicinamento dell'Iran a un ordigno nucleare, Netanyahu ha parlato illustrando su una mappa "la maledizione dell'asse del terrore iraniano".
"Israele sta combattendo la vostra battaglia", ha detto Netanyahu all'uditorio e confermando gli attacchi israeliani a gran parte delle milizie affiliate all'Iran, decimate nel corso degli ultimi due anni di guerra a Gaza con attacchi mirati in Libano (contro Hezbollah), in Yemen (contro gli Houthi), in Siria (contro milizie palestinesi, siriane e iraniane) e in Iran, dove sono stati attaccati dirigenti di Hamas e bombardate le strutture implicate nel programma nucleare di Teheran.
"I nostri nemici ci odiano tutti", ha detto Netanyahu, negando che a Gaza sia in atto un genocidio e affermando che Israele ha fatto entrare nella Striscia 2 milioni di tonnellate di aiuti.
"Se Israele volesse compiere un genocidio, chiederebbe ai civili di evacuare prima di attaccare?", ha chiesto Netanyahu, che ha spiegato invece la mancanza cronica di cibo nella Striscia con il fatto che "Hamas lo ruba e lo rivende a prezzi esorbitanti".
Diverse testimonianze e inchieste giornalistiche hanno smentito quest'ultima ipotesi, indicando come cause la chiusura dei valichi controllati da Israele alla maggior parte degli aiuti in attesa e i problemi alla distribuzione causati da bande armate in contatto l'esercito israeliano e dallo stesso intervento dei militari contro le persone in coda ai punti di aiuto.
"Il no allo Stato palestinese è il no dello Stato e del popolo di Israele, non solo il mio", ha proseguito il premier, parlando di "vergogna" per i Paesi che hanno riconosciuto proprio questa settimana la Palestina.
Netanyahu ha poi aperto ai Paesi arabi, con cui le relazioni sono tesissime per via di Gaza e l'omicidio mirato di dirigenti di Hamas in Qatar, a cui ha promesso che la "vittoria su Hamas", permetterà la pace e che accordi di pace con Siria e Libano sono a portata di mano, in quest'ultimo caso se Hezbollah sarà disarmato.
Toni duri invece contro l'Autorità Nazionale Palestinese, che governa i palestinesi in Cisgiordania, che ha definito "corrotta fino al midollo" al punto di "pagare i terroristi per uccidere gli ebrei", all'indomani dell'intervento del presidente Mahmoud Abbas.
Netanyahu, nessun accenno all'annessione della Cisgiordania
Il discorso del premier israeliano alle Nazioni Unite ha generato fischi cosi come applausi e gesti di approvazione. Alcune delle dichiarazioni e ipotesi però fatte già alla vigilia, come quelle che hanno escluso che sorgerà mai uno Stato Palestinese o quelle sull'annessione a Israele della Cisgiordania occupata, hanno sollevato dubbi nei suoi stessi sostenitori.
Donald Trump ha dichiarato giovedì che non permetterà a Israele di annettere la Cisgiordania, offrendo forti garanzie che bloccherà una mossa a cui i leader arabi della regione si sono fermamente opposti.
Alla domanda sui funzionari israeliani che nelle ultime settimane hanno suggerito che il loro governo potrebbe muoversi per prendere il controllo di almeno alcune parti della Cisgiordania, il presidente degli Stati Uniti è stato netto.
"Non permetterò a Israele di annettere la Cisgiordania", ha detto ai giornalisti nello Studio Ovale mentre firmava ordini esecutivi non legati alla politica estera, "non lo permetterò. Non succederà".
La possibilità di annessione è stata ventilata in Israele in risposta a una serie di Paesi, tra cui importanti alleati degli Stati Uniti, come il Regno Unito e il Canada, che hanno annunciato di riconoscere uno Stato palestinese. Anche Francia, Lussemburgo, Malta, Monaco, Andorra e Belgio hanno riconosciuto lo Stato palestinese all'Assemblea generale di quest'anno.
All'inizio di questo mese, Netanyahu ha firmato un accordo per portare avanti un controverso piano di espansione degli insediamenti nella zona che da Gerusalemme conduce verso il centro della Cisgiordania (la cosiddetta area E1), che taglierebbe di fatto in due il tronco principale di un futuro Stato palestinese.
"Non ci sarà uno Stato palestinese", ha dichiarato Netanyahu nei giorni scosi durante una visita all'insediamento di Maale Adumim, in Cisgiordania.
"Questo luogo appartiene a noi... Salvaguarderemo il nostro patrimonio, la nostra terra e la nostra sicurezza. Raddoppieremo la popolazione della città", aveva detto il premier.
Il piano è stato avanzato due decenni fa, ma poi congelato a causa delle pressioni degli Stati Uniti e della comunità internazionale in vista di una soluzione politica del conflitto sulla base di Due Stati. Lo scorso agosto, tuttavia, il Comitato superiore di pianificazione israeliano ha infine approvato l'approvazione finale il progetto di insediamento E1.
La decisione è arrivato al culmine delle tensioni per la guerra a Gaza, dove Israele ha lanciato una nuova offensiva militare nel tentativo di controllare Gaza City, mentre le stesse violenze di coloni e soldati israeliani in Cisgiordania si sono moltiplicate.
Israele ha preso il controllo della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Diverse risoluzioni delle Nazioni Unite indicano questi territori come occupati e facenti parte integrante di uno Stato Palestinese futuro.
Secondo loro e gran parte della comunità internazionale, l'annessione metterebbe fine a qualsiasi possibilità residua di una soluzione a Due Stati, che è ampiamente considerata a livello internazionale come l'unico modo per risolvere decenni di conflitto arabo-israeliano.
Netanyahu ha in programma una visita alla Casa Bianca lunedì, il suo quarto viaggio a Washington dall'inizio del secondo mandato di Trump a gennaio.
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