La scure di Trump sulle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite

Le Nazioni Unite saranno costrette a ridurre le loro forze di pace e le operazioni da esse condotte, costringendo migliaia di caschi blu ad abbandonare i luoghi nei quali operano. Tali decisioni rappresentano il risultato dei recenti tagli ai finanziamenti decisi dagli Stati Uniti di Donald Trump.
Si punta a rimandare a casa tra i 13 e i 14mila caschi blu
Un alto funzionario Onu, che ha parlato a condizione di mantenere l'anonimato, ha informato i giornalisti sulla questione mercoledì, specificando che il ridimensionamento riguarda il 25 per cento delle forze di pace, e che verrà adottato nei prossimi mesi. Lo stesso dirigente ha aggiunto a chiare lettere che le scelte di Washington sono state determinanti, poiché proprio gli Usa rappresentano la principale fonte di finanziamento delle missioni.
Verranno rimandati a casa, nei loro Paesi d'origine, tra 13 e 14mila militari, sugli oltre 50mila che effettuano operazioni di peacekeeping nel quadro di nove missioni in tutto il mondo. L'obiettivo dell'Onu è di ridurre il costo complessivo di circa il 15 per cento nel corso del prossimo anno fiscale. A pagarne le conseguenze saranno anche missioni in piedi da molto tempo e di particolare importanza a livello locale, come nel caso dell'ufficio di supporto in Somalia.
Gli altri Paesi in cui le Nazioni Unite conducono missioni di pace sono il Congo, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, il Libano, Cipro e il Kosovo. Per mantenerle al livello attuale non basta infatti la disposizione che obbliga ciascuno dei 193 Paesi membri dell'Onu a versare la propria quota di contributi.
Guterres sottolinea l'importanza delle operazioni di peacekeeping
Il segretario generale António Guterres ha ricordato che, pur con un bilancio che "rappresenta una piccola frazione della spesa militare globale, meno dell'1 per cento, il peacekeeping delle Nazioni Unite rimane uno degli strumenti più efficaci ed economici per costruire la pace e la sicurezza internazionale".
La decisione di ridimensionare le missioni dei caschi blu ha fatto seguito a un incontro avvenuto martedì tra Guterres e i rappresentanti dei principali Paesi donatori, tra cui Mike Waltz, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Che, facendo eco ad altri funzionari dell'amministrazione Trump, ha sostenuto come il bilancio sarebbe gonfiato e che le agenzie Onu sarebbero ridondanti. Ha perciò confermato la volontà di non versare ulteriori contributi finché il dipartimento di Stato americano non avrà valutato l'efficacia di ogni singola agenzia e programma delle Nazioni Unite.
All'inizio del suo secondo mandato, a gennaio, Trump ha chiesto una revisione dei contributi versati alle stesse Nazioni Unite, nonché di altre istituzioni multilaterali. Ad essere colpite, tra le altre, sono state l'Unesco, l'Organizzazione mondiale della sanità e il massimo organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani. Più di sessanta uffici, agenzie e operazioni dell'Onu rischiano di subire tagli del 20 per cento dei posti di lavoro, nell'ambito del piano di risparmi che Guterres si è visto costretto ad imporre.
"L'Onu si occupi di pace, dobbiamo eliminare tutte le altre sciocchezze"
In un'intervista televisiva concessa la scorsa settimana alle emittenti statunitensi, Waltz ha dichiarato che la Casa Bianca è concentrata sul "riportare le Nazioni Unite alle basi della promozione della pace, dell'applicazione della pace e della prevenzione delle guerre. Dobbiamo eliminare tutte le altre sciocchezze".
In precedenza gli Stati Uniti hanno dichiarato che avrebbero concesso 680 milioni di dollari (584 milioni di euro) per gli sforzi di mantenimento della pace, una riduzione significativa rispetto al versamento di 1 miliardo di dollari (859 milioni di euro) lo scorso anno. Questi fondi saranno accessibili a tutte le missioni attive, in particolare a quelle per le quali Washington nutre un interesse particolare, come nei casi del Libano e della Repubblica Democratica del Congo.
I contributi di Stati Uniti e Cina costituiscono circa la metà del bilancio complessivo di tali operazioni. Un altro alto funzionario delle Nazioni Unite ha affermato che la Cina ha dichiarato che pagherà l'intero contributo entro la fine dell'anno. Pechino garantisce il 20 per cento del bilancio regolare delle Nazioni Unite e di circa il 24 per cento di quello delle missioni di peacekeeping.
Today