Furto al Louvre: arrestati cinque nuovi sospetti, ancora nessuna traccia dei gioielli
A quasi due settimane dalla spettacolare rapina al Louvre Museum, le indagini proseguono senza sosta: giovedì 30 ottobre la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, ha annunciato che cinque nuove persone sono state arrestate e poste in custodia. "Uno di loro era effettivamente uno degli obiettivi degli investigatori e lo avevamo nel mirino", ha dichiarato Beccuau a Rtl.
Il giorno prima, durante un’altra conferenza stampa, Beccuau aveva rivelato che le due persone arrestate sabato sera avevano "parzialmente ammesso il loro coinvolgimento" nella rapina.
Al termine del periodo di custodia della polizia (96 ore), i sospetti saranno sottoposti a giudizio preliminare per "rapina in banda organizzata" (pena prevista 15 anni) e per "associazione a delinquere" (pena prevista 10 anni). Il pubblico ministero ha chiesto la custodia cautelare nei loro confronti.
Il bottino rubato dalla galleria Apollon la mattina di domenica 19 ottobre comprende una serie di gioielli del Primo Impero ricchi di zaffiri e smeraldi, per un valore stimato di 88 milioni di euro.
"I gioielli non sono ancora in nostro possesso: voglio continuare a sperare che vengano ritrovati e che possano essere restituiti al Louvre e, più in generale, alla nazione", ha aggiunto la procuratrice.
Un furto "spettacolare"
La dinamica della rapina resta da film: quattro uomini, in abiti da operai, sono penetrati nel museo utilizzando un camion con piattaforma elevatrice, hanno violato una finestra, tagliato le teche con strumenti da taglio, e sono fuggiti in meno di otto minuti su due scooter.
Nel frattempo, la sicurezza del Louvre è finita nel mirino. Una delegazione di senatori francesi ha definito il sistema di sorveglianza "non in linea" con gli standard moderni, citando telecamere esterne posizionate male e impianti vetusti.
Le autorità ribadiscono che l’indagine impegna oltre cento investigatori e che la priorità resta il recupero dei gioielli; tuttavia, cresce la preoccupazione che i preziosi possano essere già stati smontati o esportati all’estero, rendendo la restituzione molto più difficile.
Nel contesto di questa investigazione ad altissima visibilità, l’arresto delle cinque nuove persone rappresenta un importante sviluppo. Resta da capire se gli indagati collaboreranno con gli inquirenti e, soprattutto, se i gioielli, parte integrante del patrimonio storico francese, torneranno nelle vetrine della galleria Apollon.
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