Almasri arrestato in Libia, è accusato di tortura e abusi sui detenuti
La Procura generale della Libia ha ordinato l'arresto e il rinvio a giudizio di Osama Almasri Anjim, l'ufficiale di polizia libico da mesi al centro del dibattito politico in Italia a causa del suo rilascio nonostante su di lui pendesse un mandato di arresto della Corte penale internazionale. La procura lo accusa di tortura contro i detenuti e di averne ucciso uno.
Secondo il comunicato dell'Ufficio del procuratore diffuso oggi, il provvedimento rientra "nell’ambito della giurisdizione nazionale" e riguarda "il responsabile della gestione delle operazioni e della sicurezza giudiziaria" presso l'Istituto di Riforma e Riabilitazione di Tripoli.
L'indagine, si legge nel comunicato, ha accertato "violazioni dei diritti dei detenuti, tra cui torture e trattamenti crudeli e degradanti". Gli inquirenti libici hanno interrogato Almasri in merito alle circostanze che hanno portato "alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di uno di loro a causa delle torture".
La procura ha quindi disposto la custodia cautelare dell’imputato, ritenendo "sufficienti le prove a supporto delle accuse", e ha trasmesso il fascicolo al sistema giudiziario libico per l'avvio del processo.
L'arresto a Torino, poi il rimpatrio e le indagini sul governo Meloni
Osama Anjim Almasri era stato arrestato dalla polizia italiana lo scorso 19 gennaio a Torino, in esecuzione di un mandato d'arresto emesso poco prima dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Prima del fermo nel capoluogo piemontese, il comandante della polizia giudiziaria libica aveva appena assistito a una partita della Juventus insieme a tre connazionali. Due giorni dopo era stato liberato e l'arresto considerato nullo perché avvenuto senza la preventiva consultazione del ministero della Giustizia.
Almasri era stato quindi rimpatriato a Tripoli con un volo di Stato. Al suo rientro venne accolto dall'esultanza dei suoi uomini all'aeroporto di Mitiga.
Il generale faceva parte delle Rada, le Forze speciali di deterrenza, milizia nata per combattere le forze di Gheddafi e che nel 2012 ha iniziato a costruire un centro di detenzione presso la base di Mitiga che è diventato la più grande prigione della Libia occidentale. Nel carcere sarebbero avvenuti i reati contestati dalla Cpi.
Il 23 gennaio il governo interviene per la prima volta. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi spiega che Almasri è stato "rimpatriato a Tripoli, per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione, vista la pericolosità del soggetto".
Il governo giustifica la propria decisione criticando la tempistica riguardante la richiesta, l'emissione e l'esecuzione del mandato di cattura emesso dalla Cpi.
Il 28 gennaio la premier Meloni annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica Francesco Lovoi "per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri". L'avviso viene inviato anche al ministro della Giustizia Nordio, al ministro dell'Interno Piantedosi e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano. La posizione della premier viene poi archiviata.
A giugno, anche la Corte penale internazionale accusa il governo: "L'Italia, non eseguendo correttamente la richiesta d'arresto e consegna" del generale libico Almasri, "non ha rispettato i propri obblighi internazionali" di cooperazione.
Una vicenda su cui per dieci mesi sono proseguite le polemiche, ma che sembrava essersi conclusa il 9 ottobre, quando il Tribunale dei ministri ha archiviato l'indagine dopo il voto alla Camera che ha negato le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti dei tre esponenti del governo.
In tre distinte votazioni, a scrutinio segreto, la maggioranza della Camera ha votato in Aula per il 'no'. Sul ministro Nordio pendeva anche l'accusa di omissione di atti di ufficio, mentre a Piantedosi e Mantovano veniva contestato anche il reato di concorso in peculato.
Le reazioni politiche
L'arresto in Libia ha suscitato immediate reazioni anche in Italia.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sottolineato che "evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale 'solo fino a un certo punto', come per il governo italiano. Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani".
"Che umiliazione per il governo Meloni", scrive il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, aggiungendo che "la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale".
"Per torture e abusi è stato ordinato l'arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte penale internazionale", ha scritto su X il deputato Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi e Sinistra). "Quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’'di vergogna da Palazzo Chigi, no?", ha aggiunto il parlamentare.
Per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, Meloni e Nordio hanno scritto "una pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese. Il governo Meloni è il governo dell'ingiustizia".
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha chiesto un passo indietro del ministro della Giustizia: "Cos'altro deve accadere se non l'arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perché Nordio si dimetta?".
Il nome di Almasri era emerso nei mesi scorsi durante le polemiche sulla gestione dei centri di detenzione per migranti e sulle relazioni tra Roma e Tripoli in materia di cooperazione nel controllo delle frontiere.
Legale vittima Almasri: "Chiederemo risarcimento al governo"
"Sono felicissima ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia. Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda".
È quanto afferma l'avvocata Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana, da anni residente in Italia e vittima delle torture di Almasri, commentando la notizia dell'arresto del generale.
"Dobbiamo capire quali potrebbero essere gli sviluppi a questo punto, se sarà processato lì oppure se potrà essere consegnato alla Corte penale internazionale. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l'Italia non ha proceduto all'arresto quando aveva Almasri tra le mani", aggiunge Bitonti.
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