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Gaza, Crosetto: "Situazione inaccettabile", Macron: "Serve missione sotto mandato Onu"

• Aug 11, 2025, 4:59 PM
6 min de lecture
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L'eliminazione mirata, rivendicata da parte dell'Idf, del giornalista palestinese Anas Al-Sharif, tra le voci più autorevoli della stampa palestinese a Gaza ha suscitato lo sdegno internazionale. Secondo il network qatariota Al-Jazeera, per cui Al Sharif lavorava, si è trattato di un’uccisione deliberata e di un attacco alla libertà di stampa.

La vicenda è stata condannata anche da organizzazioni internazionali, tra cui l’Onu, che ha parlato di gravi violazioni dei diritti umani. Sul piano politico, diversi leader europei hanno criticato il piano di Israele di occupare Gaza, mentre Netanyahu ha confermato l’intenzione di proseguire l’operazione militare.

Le reazioni internazionali al piano di Israele

Non solo in migliaia sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro la volontà di Israele di occupare Gaza, ad esprimersi nelle ultime ore sono stati anche diversi leader internazionali tra cui il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto

“Quel che sta accadendo a Gaza è inaccettabile” ha dichiarato in un’intervista a La Stampa. “Un conto è liberare Gaza da Hamas, un conto dai palestinesi. La prima si può chiamare liberazione. Cacciare invece un popolo dalla sua terra è ben altro”, ha detto Crosetto.

Il presidente francese Emmanuel Macron sottolinea l’urgenza di una missione internazionale sotto mandato Onu “Per evitare un disastro annunciato e una fuga in avanti verso una guerra permanente” dopo l’annuncio di Israele di portare avanti l’occupazione della Striscia.

“Sosteniamo Israele, ma siamo contrari alla sua politica su Gaza”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Dopo l’annuncio dell’occupazione, la Germania - tra i principali fornitori di armi allo Stato ebraico - ha scelto una sospensione parziale delle forniture. Per Netanyahu, “Merz resta un buon amico, ma ha ceduto alle pressioni”.

Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj): “Nessuna prova da parte di Israele che confermi affiliazione del giornalista ucciso a Hamas”

Sono oltre 180 i giornalisti che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva dell’esercito israeliano. Sono tutti palestinesi, a causa del divieto imposto da Israele di consentire l'accesso della stampa internazionale.

Domenica notte, altri sette reporter sono stati uccisi in un raid su Gaza City stando a quanto riferito da Al-Jazeera. Cinque di loro facevano parte dello staff dell’emittente, incluso il 29enne Anas Al-Sharif, una delle voci più note del giornalismo palestinese negli.

Per il canale televisivo si è trattato di un attacco mirato, volto a silenziare “le ultime voci dell’informazione rimaste a Gaza”. Poche ore prima, si legge sul sito del network, lo stesso Al-Sharif aveva descritto su X l’intensificarsi dei bombardamenti israeliani.

L’esercito di Israele lo accusava di essere a capo di una cellula di Hamas: “Era responsabile", aveva fatto sapere l'Idf senza fornire alcuna prova a riguardo, "Di attacchi missilistici contro civili israeliani e truppe dell’Idf”.

Dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) si leva la voce di Sara Qudah, direttrice per il Medio Oriente, che denuncia: “Israele ha una consolidata prassi di accusare i giornalisti di essere terroristi senza fornire alcuna prova credibile”. Già a luglio, lo stesso Comitato aveva evidenziato i rischi corsi da Al-Sharif, diventato secondo il Cpj “Oggetto di una campagna di intimidazione da parte di Israele”.

In un comunicato trasmesso all’Afp è intervenuta anche Reporters sans Frontières (Rsf), che lunedì ha condannato quanto accaduto e rivendicato da Israele, chiedendo l’intervento della comunità internazionale per fermare le violenze.

E sulla questione si è espressa Irene Khan, relatrice speciale Onu sulla libertà di opinione e di espressione, che si era già detta preoccupata per le minacce al giornalista palestinese. “Sono profondamente allarmata", aveva dichiarato, "Dalle accuse rivolte dall’esercito israeliano ad Anas Al-Sharif, l’ultimo giornalista ancora in vita di Al Jazeera a Gaza”.

Nella giornata di lunedì è intervenuto anche l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, condannando l’uccisione dei giornalisti palestinesi e affermando che le azioni del governo israeliano costituiscono una “Grave violazione dei diritti umani”.

Emergenza umanitaria, in arrivo in Italia 34 bambini da Gaza

Secondo l’Unicef, a Gaza sono 12mila i bambini gravemente malnutriti. Lo riferisce su X l’agenzia per il Medio Oriente e il Nord Africa, parlando di “un aumento sconcertante” e del “dato più alto di sempre”. L’ultimo rapporto dell’Ipc, relativo alla fine di luglio, indica che oltre 500mila persone soffrono la carestia. Il 39 per cento della popolazione - circa una persona su tre - resta per giorni senza mangiare.

Intanto la macchina degli aiuti umanitari non si ferma. Il governo italiano, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha predisposto per il 13 agosto l’arrivo in Italia di 34 bambini bisognosi di cure provenienti da Gaza, insieme a 91 familiari che li accompagneranno.

Alla missione parteciperanno, oltre al Ministero della Difesa, anche il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Dipartimento della Protezione Civile.

Netanyahu determinato a portare avanti il piano per l'occupazione di Gaza

Il quadro emerso al termine della riunione straordinaria di domenica del Consiglio di Sicurezza Onu, convocata per discutere i piani di Israele sull'occupazione di Gaza, è apparso frammentato.

Da un lato, la presa di posizione dei Paesi europei - Regno Unito, Danimarca, Francia, Grecia, Slovenia - che hanno fatto appello a Israele per chiedere di fare marcia indietro. “Non è una strada verso la risoluzione, ma ci sarà maggiore spargimento di sangue e non farà nulla per porre fine al conflitto”, hanno dichiarato Francia e Gran Bretagna.

Dall’altro lato, la riunione ha sancito la distanza tra Stati Uniti e altri membri del Consiglio. L’ambasciatrice Onu Shea ha dichiarato che “gli Usa difendono il diritto di Israele di difendersi dal terrorismo di Hamas”.

Lo Stato ebraico intanto non cede. In conferenza stampa domenica, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito il piano “il modo migliore per porre fine alla guerra”.

“Non vogliamo occupare Gaza City”, ha detto Netanyahu, spiegando che il disarmo di Hamas e la liberazione degli ostaggi fanno parte delle cinque fasi dell'operazione. Netanyahu ha anche aggiunto di aver già individuato l’autorità di transizione che dovrebbe amministrare la Striscia.


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