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La crisi politica in Francia non allarma ancora l'Ue, ma crescono le preoccupazioni

• Oct 8, 2025, 8:33 AM
6 min de lecture
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I problemi politici ed economici della Francia non stanno ancora facendo scattare veri e propri campanelli d'allarme nell'Unione europea, ma crescono le preoccupazioni per una crisi prolungata, che potrebbe incidere sulle prospettive di crescita dell'area-euro e sui negoziati per il bilancio comunitario a lungo termine da 2mila miliardi di euro.

Le dimissioni-lampo di Lecornu e i rating della Francia a rischio

Il governo francese del primo ministro Sébastien Lecornu da lunedì mattina sta sbrigando unicamente gli affari correnti, dopo le dimissioni dello stesso capo dell'esecutivo, arrivate a meno di 24 ore di distanza dall'annuncio della lista dei ministri.

Al centro della crisi c'è il mancato accordo tra le forze politiche sulle finanze pubbliche. Uno stallo prolungato (Macron ha bruciato il suo quinto primo ministro dall'inizio del suo secondo mandato, a maggio 2022) che sta già pesando sull'economia transalpina, e che di recente ha inciso anche sull'andamento del mercato azionario.

Il tutto avviene appena tre settimane dopo che Fitch, un'agenzia di rating del credito, ha declassato il Paese al giudizio A+, proprio a causa dei dubbi sulla sua capacità di ridurre il disavanzo, attualmente intorno al 5,4 per cento del Prodotto interno lordo (rispetto al 3 per cento richiesto dall'Unione europea). Moody's e Standard & Poor's aggiorneranno le loro valutazioni nelle prossime settimane.

L'abbassamento del rating potrebbe comportare "un aumento dei rendimenti (dei titoli di Stato francesi, ndr) e dello spread", ha sottolineato a Euronews Philipp Lausberg, analista politico del Centro di Politica Europea. Secondo il quale "naturalmente tutto ciò è negativo anche per la crescita e, dal momento che parliamo della seconda economia più grande dell'Ue e dell'Eurozona, ciò ha ripercussioni non solo per la Francia, ma anche a livello comunitario".E

Effetti trascurabili sull'Eurozona se la crisi dovesse rientrare rapidamente

Tuttavia, ha avvertito, "è ancora troppo presto" affinché si generino ripercussioni capaci di riverberarsi oltre i confini francesi, poiché l'economia della nazione europea "è ancora considerata abbastanza robusta". Tanto che, se la situazione politica si stabilizzasse rapidamente, l'impatto sul resto dell'Eurozona sarebbe trascurabile, aggiunge lo stesso Lausberg.

Questa analisi sembra essere condivisa da un alto funzionario dell'Ue che, parlando a condizione di mantenere l'anonimato, ha affermato che le reazioni dei mercati, finora contenute, sono una "testimonianza positiva della nostra reputazione. La mia aspettativa è che i mercati ancora hanno fiducia sul fatto che, una volta risolte tutte le complicazioni politiche e depositata la polvere, ci sarà un governo francese stabile che potrà riprendere la normale politica, cosa che ovviamente tutti speriamo avvenga il prima possibile".

"Ma ovviamente, non si può affermare che non ci siano rischi per la stabilità finanziaria, che le cose non possano peggiorare. La stabilità di bilancio rappresenta una parte molto importante della stabilità economica e quindi di quella monetaria. Quindi prendiamo la questione molto sul serio," ha aggiunto il funzionario.

Altri funzionari europei con cui Euronews ha parlato, anche loro a condizione di mantenere l'anonimato, sottolineano che non c'è alcun allarme ad oggi tra i Paesi che compongono l'Eurogruppo, i cui ministri si riuniranno giovedì. Tuttavia, crescono le preoccupazioni che la Francia possa non essere in grado di implementare, e aiutare a plasmare, le riforme necessarie affinché i Ventisette rimangano competitivi in un panorama geopolitico turbolento e con una crescente concorrenza da parte di Washington e Pechino.

Possibili ripercussioni sul bilancio dell'Unione europea

Come detto, la questione coinvolge anche il prossimo bilancio settennale dell'Ue, che inizierà dal 2027, e per il quale sono iniziate le trattative a seguito della pubblicazione di una proposta da 2mila miliardi di euro avanzata dalla Commissione in estate.

Il quadro finanziario pluriennale (Qfp), descritto come il "più ambizioso di sempre", vedrebbe alcune dotazioni tradizionali come i fondi di coesione e agricoli ridimensionati o rielaborati a favore di nuovi programmi che puntano a nuove priorità come la difesa e la competitività. Tuttavia, gli Stati membri hanno chiarito che non saranno in grado di aumentare i propri contributi al bilancio.

I negoziati sul Qfp sono notoriamente ardui e i funzionari intervistati indicano che occorre seguire da vicino alcuni dossier complicati e in rapida evoluzione. La paura è che gli avvicendamenti governativi in Francia, se la crisi dovesse durare, possano appunto complicare il percorso.

"È ovviamente più difficile impegnarsi, se si ha una situazione politica interna come quella, così come avere un forte peso nei negoziati o ancora porsi in posizioni più ambiziose", ha osservato ancora Lausberg. "Penso che possa rallentare le trattative, e che perciò non assisteremo a nulla di sostanziale nei prossimi mesi. La certezza è un fatto che è naturalmente molto importante per gli attori economici possa rappresentare un problema".

Macron ha chiesto a Lecornu un ultimo tentativo

Macron ha incaricato Lecornu di cercare di recuperare in extremis la situazione, dando tempo al primo ministro fino alla sera di mercoledì, con l'obiettivo di provare a definire una "piattaforma di azione e stabilità" per un nuovo governo. 

Ma crescono le richieste affinché Macron si dimetta. Le voci provenivano inizialmente dall'estrema destra e dalla sinistra radicale, ma ora hanno anche l'ex primo ministro Edouard Philippe ha parlato di elezioni presidenziali anticipate. Il leader francese non ha lasciato intendere quale possa essere la sua prossima mossa, limitandosi ad affermare che "si assumerà le sue responsabilità" se i tentativi di Lecornu falliranno.


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