L'Europa accoglie con favore l'accordo tra Hamas e Israele: sia premessa per soluzione a due Stati

L'Europa ha accolto con favore l'annuncio arrivato nelle prime ore di giovedì dell'accordo raggiunto tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco a Gaza previsto dal piano di pace promosso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Molti leader hanno però sottolineato che questo deve essere la premessa per raggiungere una soluzione che preveda due stati. Ma la leadership israeliana considera una linea rossa la creazione di uno Stato palestinese.
"Questo accordo deve segnare la fine della guerra e l'inizio di una soluzione politica basata sulla soluzione a due stati", ha scritto giovedì mattina il presidente francese Emmanuel Macron su X.
"La Francia è pronta a contribuire a questo obiettivo. Ne discuteremo questo pomeriggio a Parigi con i nostri partner internazionali", ha aggiunto.
I ministri degli esteri di Germania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Spagna, Italia, Giordania, Qatar, Regno Unito e Turchia, oltre all'alto rappresentante dell'Ue, parteciperanno all'incontro volto a "rendere operativi i principali parametri per il 'giorno dopo' (sicurezza, governance, ricostruzione) specificando i termini di un impegno collettivo", secondo Parigi.
L'accordo, annunciato nella notte tra mercoledì e giovedì da Trump, prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani (vivi e morti) che rimangono ancora a Gaza, mentre Israele libererà quasi duemila prigionieri palestinesi, consentirà il passaggio di aiuti umanitari necessari nella Striscia assediata e ritirerà le sue truppe dalla linea del fronte.
Anche la leadership dell'Ue, come Macron, ha affermato che l'accordo è un'opportunità che deve essere colta per gettare le basi per una pace duratura basata sulla soluzione a due stati.
"L'Ue continuerà a sostenere la consegna rapida e sicura degli aiuti umanitari a Gaza. E quando sarà il momento, saremo pronti ad aiutare con la ripresa e la ricostruzione", ha aggiunto in una dichiarazione la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
L'Alta rappresentante dell'Unione Kaja Kallas ha dichiarato in modo simile che "l'Ue farà il possibile per sostenere" l'implementazione dell'accordo.
Al loro appello ha fatto eco il leader dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, che in una dichiarazione ha espresso la speranza che l'accordo "servirà da preludio per raggiungere una soluzione politica sostenibile che porrà fine all'occupazione israeliana e porterà alla creazione di uno stato palestinese lungo i confini del 4 giugno 1967".
È improbabile che Israele dia peso gli appelli. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso un mese fa, durante una visita in un insediamento illegale nella Cisgiordania occupata, che il suo governo "adempirà alla nostra promessa che non ci sarà mai uno Stato palestinese".
Ha detto a Euronews in un'intervista domenica che la creazione di uno Stato palestinese sarebbe "la massima ricompensa per Hamas dopo aver compiuto il più grande massacro contro gli ebrei dalla Shoah".
Ha inoltre criticato i Paesi membri che recentemente hanno preso provvedimenti per riconoscere lo Stato di Palestina e ha criticato il blocco per essere stato "assente" dagli sforzi di pace e per essere "irrilevante".
La Commissione europea ha recentemente annunciato piani per interrompere gli "accordi bilaterali" con Israele, e per sospendere parzialmente le parti commerciali del suo accordo di associazione con Tel Aviv.
Questo passaggio richiede una maggioranza qualificata tra i 27 stati membri, e diversi Paesi, tra cui Germania, Italia, Ungheria e Repubblica Ceca, hanno continuamente bloccato gli sforzi per sanzionare Israele.
Rimangono sfide per l'implementazione
La prima ministra italiana Giorgia Meloni non ha fatto menzione alla soluzione a due stati nella sua dichiarazione iniziale di benvenuto all'accordo, e nemmeno il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul. Tuttavia, entrambi hanno assicurato che i rispettivi Paesi sono "pronti" a fornire sostegno per ulteriori passi verso la pace o per stabilizzare e ricostruire Gaza.
Pedro Sanchez, il premier spagnolo che ha chiesto con forza sanzioni più severe a livello europeo contro Israele, ha detto che ora è il momento di guardare al futuro "con speranza" ma anche "con giustizia e memoria".
L'annuncio è arrivato solo due giorni dopo il secondo anniversario dl 7 ottobre, in cui hanno perso la vita 1.200 cittadini israeliani. In due anni a risposta militare israeliana ha ucciso più di 65mila persone a Gaza, mentre la Striscia è stata ridotta in macerie.
Rimangono sfide significative per attuare il piano di pace per Gaza, la cui seconda parte prevede la demilitarizzazione di Gaza e il disarmo di Hamas e la dispiegazione di una forza internazionale di stabilizzazione.
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