Meloni denunciata alla Cpi su Gaza, esperto: “Difficile che si arrivi a un processo"

58 i firmatari come riferito da Giuristi e Avvocati per la Palestina, della richiesta con cui si chiede l’apertura di un’indagine formale. Oltre alla presidente del Consiglio, accuse mosse anche contro il ministro della Difesa Guido Crosetto, il vicepremier Tajani e l’amministratore delegato di Leonardo Spa, Roberto Cingolani. Ne abbiamo parlato con il Direttore del Ciss Luiss Centro di Studi Strategici internazionali.
Coinvolti esponenti del governo di un Paese membro della Cpi
La denuncia formale rappresenta la richiesta di inizio di un procedimento, per il quale si può arrivare prima ad un’indagine preliminare, seguita eventualmente da un processo. L’Italia è uno dei Paesi che riconoscono la Corte Penale Internazionale, istituita proprio a Roma nel 1998. Il tribunale è chiamato a perseguire crimini di guerra, contro l’umanità e genocidi.
Sul sito del collettivo Giuristi e Avvocati per la Palestina, si legge che la denuncia datata 1 Ottobre “Sarà trasmessa nei prossimi giorni al Procuratore presso la Corte Penale Internazionale”. Secondo l’articolo 15 dello statuto di Roma, trattato con il quale è stata costituita la Corte Penale Internazionale, viene consentito a chiunque sia ritenuto una “fonte affidabile” dalla Corte di sporgere denuncia per chiedere al procuratore di indagare.
Meloni ha commentato la notizia, dicendo che “Non esiste altro caso al mondo” e sull’invio di armi ad Israele, ha difeso l’operato del governo "L'Italia non ha autorizzato nuovi invii di armi a Israele dopo il 7 ottobre, siamo fra le nazioni europee che hanno avuto la posizione più rigida”.
In realtà casi simili si sono verificati in Francia e Australia dove Macron e il Primo ministro australiano sono stati accusati di complicità nel genocidio di cui è stato accusato Israele.
Fase ancora preliminare
Rispetto al caso Almasry,“Questo non è nato all’interno della Corte ma è stato portato da un attore esterno. E’ una differenza procedurale importante - ha spiegato Marchetti che chiarisce - E’ un caso che è molto preliminare perché adesso verrà presentata l’istanza dopodiché ci sarà una valutazione interna di doppio livello e solo nel caso in cui questa valutazione sia positiva, il giudice aprirà un processo quindi diciamo è una procedura complessa”.
“Oggettivamente trovo difficile che si arrivi ad un processo – continua Marchetti -tuttavia ha un valore politico e mediatico e quindi è un tema importante”. Per il Direttore del Centro di Studi Strategici internazionali presso la Luiss, ci vorranno diversi mesi per arrivare ad una decisione.
“Per questo tipo di crimini l’imputazione è individuale all’interno del diritto internazionale”
Marchetti chiarisce anche che un altro aspetto da sottolineare è che in questo tipo di crimini, l’imputazione non riguarda né il Paese, né l’intero governo. “Non è l’Italia in quanto tale ma per questo tipo di crimini l’imputazione è individuale e quindi si fa riferimento a Meloni, Cingolani, Tajani e Crosetto, non al governo Italiano.
Si tratta di responsabilità individuali - ha spiegato Marchetti che ha aggiunto - In questi casi è difficile che un comune individuo che non riveste cariche governative possa rispondere di crimini internazionali”.
Associazioni o singoli individui possono quindi muoversi in questo senso ma, da L'Aja fanno sapere, "Solo le decisioni del procuratore hanno valore ufficiale e non esiste alcuna decisione" sulle accuse per concorso in genocidio mosse a Meloni.
“Quattro ipotesi da verificare”
Secondo Marchetti, sono quattro le condizioni che si dovrebbero verificare nell’eventuale processo, ma sostiene il Professore che è improbabile che sia tutte confermate.
“La prima ipotesi è che ci sia stato il genocidio, o crimini contro l’umanità a Gaza”. Su questo punto si attende una risposta tendenzialmente positiva, dice Marchetti. Contro il Primo Ministro israeliano infatti la stessa CPI ha spiccato un mandato di arresto internazionale.
“La seconda ipotesi concerne l’eventualità che le armi fornite dall’Italia abbiano avuto un ruolo decisivo nell’attuazione di questi crimini. La terza ipotesi – continua Marchetti – riguarda quanto eventualmente la Meloni, Crosetto e Cingolani sapessero, fossero consapevoli che le armi che hanno autorizzato prima del 7 ottobre e consegnate dopo tale date siano state utilizzate per commettere questi crimini.
Il quarto punto, ma questo riguarda il caso del genocidio, perché è un crimine grave e complicato, è se ci sia stata una condivisione dell’obiettivo di genocidio. Quest’ultimo - ha concluso Marchetti - mi sembra l’ipotesi più inverosimile”.
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