I Paesi dell'Ue stanno valutando come rispondere alla stretta della Cina sulle terre rare

I Paesi dell'Unione europea stanno valutando come rispondere alle ampie restrizioni imposte dalla Cina sulle terre rare, una decisione che ha riacceso un confronto commerciale ad alta tensione che Bruxelles sperava di risolvere in occasione del vertice di luglio.
La questione dovrebbe essere affrontata durante il vertice dei leader di giovedì, anche se non è previsto un punto specifico all'ordine del giorno.
"È un argomento importante di cui i leader sono consapevoli", ha dichiarato un alto funzionario dell'Ue.
Durante i preparativi per il vertice, la Francia ha sollevato il tema delle terre rare e ha suggerito di aggiungere una formulazione alle conclusioni, secondo quanto hanno dichiarato diversi diplomatici a Euronews.
La Polonia si è espressa a favore della proposta francese, che però non ha ottenuto un ampio sostegno.
Nell'ultima bozza delle conclusioni manca un riferimento esplicito alla Cina. Ma questo non precluderà necessariamente un dibattito a livello di leader.
Secondo un funzionario di Bruxelles, la Germania intende sollevare il tema delle terre rare durante il vertice.
Essendo la più grande economia del blocco, la Germania potrebbe influenzare i colloqui e spingere altre capitali a seguire il suo esempio.
Berlino, tuttavia, è stata accusata di fare il doppio gioco quando si tratta di Cina, a causa dei profondi legami che le aziende tedesche hanno nel Paese asiatico.
L'anno scorso, la Germania ha cercato di bloccare le tariffe anti-sovvenzione sulle auto elettriche cinesi.
"Le dichiarazioni tedesche sono una cosa, ma le azioni indicano il contrario", ha detto un diplomatico.
I leader dell'Ue sono sotto pressione da parte delle loro industrie, ostacolate dalle nuove e severe condizioni di esportazione imposte da Pechino all'inizio del mese.
La mossa ha riportato restrizionisu sette minerali già presi di mira in precedenza e ne ha aggiunti altri cinque alla lista, coprendo quasi tutti i 17 elementi delle terre rare.
Secondo le nuove regole, le aziende straniere dovranno ottenere l'approvazione cinese prima di importare beni contenenti lo 0,1 per cento o più delle terre rare designate.
Le esportazioni destinate al settore della difesa saranno completamente vietate e sarà introdotto un sistema caso per caso per le tecnologie all'avanguardia come i microchip e l'intelligenza artificiale che possono avere implicazioni di doppio uso.
Ulteriori restrizioni saranno applicate alle tecnologie legate all'estrazione, alla fusione, al riciclaggio e alla produzione di magneti delle terre rare.
"Nel contesto di turbolenze e frequenti conflitti militari nel mondo, la Cina ha preso atto dell'importante utilizzo delle terre rare medie e pesanti e dei relativi articoli in campo militare", ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese per giustificare l'azione.
Le reazioni in Europa e Stati Uniti
Le restrizioni hanno fatto infuriare entrambe le sponde dell'Atlantico.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe del 155 per cento sulle merci cinesi come ritorsione, inasprendo ulteriormente la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Nel frattempo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha promesso misure "decisive e urgenti" per rafforzare la sicurezza economica e diversificare i fornitori esteri.
"Non possiamo permetterci di cadere in nuove e pericolose dipendenze. Negli ultimi anni, abbiamo visto tutti cosa succede quando un singolo Paese ottiene il controllo della fornitura di un prodotto o di una tecnologia critici", ha dichiarato mercoledì mattina von der Leyen.
"Nei prossimi giorni mi impegnerò a stretto contatto con i leader europei e i partner internazionali, perché una crisi nell'approvvigionamento di materie prime critiche non è più un rischio lontano. È alle nostre porte".
La rinnovata pressione cinese ha gettato luce sullo "Strumento anti-coercizione" del blocco, che può essere utilizzato per colpire beni, servizi, investimenti diretti esteri, mercati finanziari, appalti pubblici, proprietà intellettuale e controlli sulle esportazioni.
Non è chiaro se giovedì i leader dell'Ue discuteranno dello strumento stesso. Gli ambasciatori non ne hanno parlato durante i preparativi per il vertice.
L'attivazione richiede la maggioranza qualificata dei 27 Stati membri, una soglia che può essere difficile da raggiungere quando esistono divergenze.
Le strette relazioni economiche di alcuni Stati membri con la Cina, sia per i recenti investimenti di Pechino nel settore automobilistico in territorio europeo, sia per la presenza di aziende europee in Cina, rischiano di frenare alcuni Paesi dall'attivare questo strumento, considerato una misura di ultima istanza.
Per ora, Bruxelles spera di impegnarsi con Pechino per raffreddare le tensioni.
"Il dialogo è il modo più adatto e più efficace per risolvere la questione. Siamo concentrati su questo", ha dichiarato un portavoce della Commissione, rifiutando di speculare sul fatto che l'esecutivo stia guardando alla questione attraverso la lente della coercizione economica.
Il Commissario europeo per il commercio Maroš Šefčovič ha in programma un incontro con il suo omologo cinese Wang Wentao la prossima settimana a Bruxelles.
Parallelamente, Šefčovič è in contatto con gli alleati del G7 per mettere a punto una risposta collettiva.
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