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Forniture e vendite di armi, cosa sappiamo degli aiuti militari italiani all'Ucraina

• Nov 19, 2025, 9:27 AM
13 min de lecture
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Le vendite di armi da parte di aziende italiane all’Ucraina hanno raggiunto un totale di poco più di 643 milioni di euro, da quando è stata avviata l’invasione da parte della Russia nel febbraio del 2022, uno sforzo di assistenza ma anche di guadagno fatto da diversi Paesi Ue.

Lo si evince dalla Relazione annuale sulle operazioni autorizzate per le esportazioni, importazioni e transiti di armamenti trasmessa al Parlamento nella scorsa primavera. Si tratta di un documento previsto dalla legge 185/90, fondamentale per garantire trasparenza su un’attività economica particolarmente delicata.

Autorizzazioni all'export di armi per circa 643 milioni a favore dell'Ucraina

Nel dettaglio, le autorizzazioni alle esportazioni a favore dell’Ucraina sono cresciute notevolmente tra il 2022 e il 2023, come facile aspettarsi, passando da appena 3,8 milioni di euro (per quattro autorizzazioni) a oltre 417 milioni (a fronte di 15 autorizzazioni).

Il valore è quindi sceso a poco più di 222 milioni nel 2024 (7 autorizzazioni).

Le autorizzazioni concesse per l'esportazione di armamenti da aziende italiane a favore dell'Ucraina
Le autorizzazioni concesse per l'esportazione di armamenti da aziende italiane a favore dell'Ucraina Relazione annuale sulle operazioni autorizzate per le esportazioni, importazioni e transiti di armamenti, Parlamento italiano

La Relazione non precisa quali siano state le aziende che hanno chiesto di poter esportare armi in Ucraina. Né si sa se queste operazioni, poi, siano state effettuate concretamente, pur essendo ragionevolmente ipotizzabile che buona parte di tali vendite sia poi stata davvero realizzata.

Non si sa, in altre parole, quali siano i produttori italiani che hanno esportato armamenti.

È noto però che i principali operatori del settore in Italia siano RWM, Rehinmetall Italia e Leonardo. Euronews ha provato a contattare quest’ultima, chiedendo se sia possibile sapere se e quali armamenti siano stati venduti allo Stato ucraino negli ultimi anni, ma non è stata fornita una risposta nell’immediato.

Quali categorie di armi sono state vendute da aziende italiane

Ciò che è stato indicato, però, è la tipologia di armamenti.

Nel 2023, i 417 milioni di euro di esportazioni verso l’Ucraina hanno riguardato sette diverse categorie: “sistemi d’arma di calibro superiore a 12,7mm”, “munizioni”, “apparecchiature per la direzione del tiro”, “veicoli terrestri”, “agenti tossici, chimici, biologici, gas lacrimogeni, materiali radioattivi”, “esplosivi e combustibili militari” e infine “apparecchiature elettroniche”.

Per quanto riguarda invece il 2024, la lista è circoscritta alle sole prime quattro tipologie citate.

La tipologia di armi per le quali è stata concessa autorizzazione all'esportazione dall'Italia: la tabella in alto è relativa al 2023, quella in basso al 2024
La tipologia di armi per le quali è stata concessa autorizzazione all'esportazione dall'Italia: la tabella in alto è relativa al 2023, quella in basso al 2024 Relazione annuale sulle operazioni autorizzate per le esportazioni, importazioni e transiti di armamenti, Parlamento italiano

Non si tratta però delle sole armi italiane che hanno raggiunto il territorio ucraino. Quelle presenti nella Relazione al Parlamento, infatti, sono soltanto le vendite da parte di aziende italiane allo Stato ucraino.

Non figurano, perciò, gli aiuti militari che sono stati concessi parallelamente e che fanno parte dei “pacchetti” predisposti dall’Unione europea (il prossimo, il dodicesimo, è previsto per inizio dicembre).

"A differenza di altre nazioni, l'Italia ha secretato il contenuto delle forniture"

“Su questa parte, che non è coperta dalla Relazione ex legge 185/90, c’è stata poca trasparenza da parte dell’Italia. A differenza di quanto deciso da altre nazioni europee, il nostro Paese ha infatti preferito non fornire alcuna informazione in merito a cosa sia stato effettivamente fornito dalle nostre forze armate”, spiega Francesco Vignarca, portavoce e attivista della Rete italiana pace e disarmo.

Le informazioni che si hanno, di fatto, sono quelle provenienti dal campo di battaglia, basate su ciò che concretamente è stato visto al fronte russo-ucraino.

“È difficile fare una stima delle quantità e delle cifre perché molte di queste vendite sono secretate”, conferma Eleonora Tafuro Ambrosetti dell'Istituto per gli studi di politica internazionale Ispi.

“Tra il 2023 e il 2024 - aggiunge - l’Italia avrebbe fornito all’Ucraina batterie di difesa aerea Samp-T”.

Ministero della Difesa: "Informazioni secretate per non dare vantaggi alla Russia"

Interpellato da Euronews, l’ufficio stampa del ministero della Difesa italiana ha confermato che il “contenuto” delle forniture italiane nell’ambito dei pacchetti a favore di Kiev “è secretato".

"Sia il ministro Crosetto che il suo predecessore hanno scelto la stessa linea, pensata per non fornire un vantaggio tecnico alla Russia in merito a quanto presente sul campo di battaglia. Solamente il Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ndr) ne è a conoscenza, ma anch’esso è tenuto a mantenere la segretezza” è stata la replica del ministero.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto Ebrahim Noroozi/Copyright 2025 The AP. All rights reserved

Ancor più difficile quantificare il valore di ciò che è stato concesso da parte dell’arsenale in dotazione alle forze armate italiane.

“Il meccanismo previsto dall’Unione europea ha funzionato in questo modo: ciascun Paese che ha concesso armi ha ricevuto indietro un pagamento da parte della stessa Ue, attraverso il fondo European Peace Facility. Dopo poco, però, è stato precisato da Bruxelles che tali finanziamenti non sarebbero stati tali da consentire di ricostituire le scorte”, ha spiegato ancora Vignarca della Rete italiana pace e disarmo.

Ciò significa che se un Paese ha inviato in Ucraina materiali e mezzi più o meno datati, e ha voluto poi comprarne di nuovi, ha dovuto pagare la differenza tra quanto incassato dall’Ue e il prezzo di acquisto.

È stato affermato dallo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto in un’audizione alle commissioni riunite Difesa e Affari esteri di Camera e Senato. Anche su questo, però, non sono state fornite cifre ufficiali.

L'Italia ha ricevuto denaro ma anche contribuito al fondo European Peace Facility

L’Osservatorio sulle spese militari italiane Milex ha indicato che “l’unico caso 'in chiaro' è quelle delle munizioni d’artiglieria".

Si tratta di 14,5 milioni di euro che l’articolo 33 del Decreto Lavoro del 2023 ha destinato ad Agenzia Industrie Difesa per "rafforzare la produzione (di munizionamento) per continuare a rispondere alle forniture alle forze armate ucraine senza tuttavia sguarnire le riserve nazionali'.

Per il resto, come osservato a più riprese dal Servizio bilancio del Senato e dalla Corte dei Conti, c’è poca chiarezza su come le cessioni a Kiev incidano sulla programmazione della Difesa sulle acquisizioni di armamenti e relative munizioni”.

C’è poi da considerare che l’Italia ha concesso al fondo European Peace Facility: 1,4 miliardi di euro, sul totale di 11,1 miliardi che esso ha raccolto finora per l’Ucraina.

In mancanza di dati precisi su quanto lo stesso fondo abbia concesso all’Italia per i sistemi d’arma inviati, è insomma difficile capire quale sia stato il reale costo del sostegno militare a favore dell’Ucraina.

Una stima pubblicata nel marzo del 2023 da Milex, basata sulle fonti accessibili, ha ipotizzato un esborso per la sola ricostituzione delle scorte di circa un miliardo di euro.

Giovedì il prossimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles

Intanto, è previsto per il 20 novembre il prossimo Consiglio Affari esteri, a Bruxelles, presieduto dall’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri Kaja Kallas. All’ordine del giorno proprio l’Ucraina, dopo scambio informale di opinioni con il ministro degli Affari esteri ucraino Andrii Sybiha.

Si parlerà poi anche della situazione in Medio Oriente, degli sviluppi nella regione del Sahel, del Sudan, degli attacchi ibridi della Bielorussia nei confronti degli Stati membri e di lotta alla criminalità organizzata.