I “ma” di Meloni: sostegno a Kiev, niente soldati e no a sacrificare Pac e Coesione
"Non abbandoneremo Kiev al suo destino, ma...". Il ma è nei fatti e negli umori degli italiani, così come nelle dichiarazioni di Giorgia Meloni, intervenuta in Aula alla Camera dei Deputati e poi al Senato per illustrare le priorità che l’Italia porterà al Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre 2025.
La premier mercoledì ha ribadito il sostegno alla causa ucraina, ma "il nostro impegno non può tradursi nell’invio di soldati italiani sul terreno", ha ribadito in vista del vertice di Bruxelles richiamando il quadro geopolitico più ampio.
Meloni prosegue dunque nella sua linea: sostegno deciso all’Ucraina, nell’ambito però di un’azione coesa dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica, con limiti ben definiti nei mezzi impiegati e con un’attenzione rigorosa alla legalità e agli interessi nazionali.
La pace ostacolata dalle "pretese irragionevoli" di Mosca
Nel capitolo dedicato all’Ucraina, Meloni ha ricordato il clima costruttivo emerso dal recente vertice di Berlino con altri leader europei e rappresentanti americani, insistendo sul fatto che la posizione italiana si fonda su tre cardini: il legame transatlantico, il rafforzamento della posizione negoziale ucraina e la tutela degli interessi dell’Europa in termini di sicurezza e stabilità.
La premier ha definito “irragionevoli” le pretese avanzate da Mosca nei negoziati di pace, in particolare quelle relative alla completa rinuncia ucraina alle regioni annesse unilateralmente dalla Russia, e ha sottolineato che la trattativa resti complessa proprio perché non c’è reale volontà da parte russa di impegnarsi seriamente per un accordo.
Su questo terreno lo stallo permarrà finché Mosca non accetterà condizioni che rispettino i principi di sovranità e integrità territoriale di Kiev, ha precisato Meloni secondo cui “la Russia si è impantanata” nel conflitto.
Per la presidente del Consiglio l’unica leva per costringere la Russia ad accettare un accordo è mantenere forte deterrenza e pressione economica, compreso attraverso sanzioni e supporto militare a Kiev.
I dubbi di Meloni sugli asset russi
Un altro nodo importante che Meloni ha messo al centro del dibattito riguarda il dibattito europeo sull’uso degli asset russi congelati: se da un lato c’è una crescente spinta nell’Ue per utilizzare queste risorse come leva per sostenere finanziariamente Kiev, dall’altro l’Italia guida un fronte di prudenza che chiede una soluzione rispettosa del diritto internazionale, della disciplina finanziaria e della sostenibilità economica, per evitare possibili ripercussioni legali o economiche, anche per le imprese europee con legami con la Russia.
"È noto che stiamo discutendo con i partner Ue e G7 di ulteriori possibili misure relative ai beni congelati russi, rispetto alle quali tuttavia riteniamo – e non siamo i soli – che sia necessario rispettare il diritto internazionale e il principio di legalità, tutelare la stabilità finanziaria e monetaria delle nostre economie e dell’area euro, e garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso" ha detto la premier in aula.
Gaza, aiuti italiani e ricostruzione
Sul dossier Gaza, la presidente del Consiglio ha ribadito il forte impegno umanitario dell’Italia, ricordando che il governo ha già approvato un primo pacchetto di aiuti destinato alla popolazione civile della Striscia.
Un intervento che, ha spiegato Meloni, verrà ulteriormente rafforzato nelle prossime settimane per consentire all’Italia di presentarsi con una proposta credibile alla conferenza internazionale sulla ricostruzione, in programma all’inizio del prossimo anno.
Nel suo intervento alla Camera, la premier ha sottolineato come il piano di pace promosso dagli Stati Uniti abbia avuto il merito di porre fine a un conflitto che ha prodotto “un numero di vittime civili e una crisi umanitaria ingiustificabili”, pur avvertendo che la tregua resta fragile e richiede un impegno costante da parte della comunità internazionale.
Medio Oriente, il ruolo diplomatico dell’Italia
Meloni ha insistito sulla necessità di consolidare la cessazione delle ostilità e di avviare un percorso politico che porti a una stabilizzazione duratura della Striscia e alla prospettiva dei due Stati.
"Credo che ogni persona di buona volontà, chiunque abbia sinceramente a cuore il futuro di Israele e della Palestina, sia chiamato a fare la sua parte per consolidare la cessazione delle ostilità", ha affermato.
La premier ha quindi rivendicato il ruolo dell’Italia come interlocutore affidabile, riconosciuto a livello internazionale, dall’invito al Summit di Manama come ospiti d’onore fino all’apprezzamento espresso dagli Stati Uniti e da Israele, ricordando anche il contributo dei Carabinieri italiani nella formazione delle forze di sicurezza palestinesi e richiamando le responsabilità di Hamas, a partire dall’attacco del 7 ottobre 2023.
Un ruolo, ha aggiunto, richiesto anche dalla leadership palestinese: nei recenti incontri a Roma con il presidente Abu Mazen, l’Italia è stata sollecitata a un impegno “forte e ambizioso” per accompagnare l’attuazione del piano di pace.
"Credo che l’Italia non debba sottrarsi a questo impegno, che le viene chiesto da più parti, in un momento tanto decisivo", ha concluso Meloni.
Albania, allargamento Ue e migrazioni
Nel capitolo dedicato all’allargamento dell’Unione europea, Giorgia Meloni ha indicato l’adesione dei Balcani occidentali come una priorità strategica per il futuro dell’Europa, richiamando in particolare il percorso di Albania e Montenegro.
La premier ha sottolineato come l’Italia sia impegnata a far sì che il Consiglio europeo invii un segnale politico chiaro e credibile sull’allargamento, avvertendo dei rischi di un ulteriore rinvio.
"Solo un’Europa riunificata può raggiungere la massa critica necessaria per competere e restare influente e sicura nel mondo di oggi", ha affermato Meloni, spiegando che senza progressi concreti nel processo di adesione l’Ue rischierebbe di consegnare i Paesi partner ai rivali sistemici e di destabilizzare in modo permanente il proprio vicinato.
Sul tema dei flussi migratori, Meloni ha collegato il percorso di allargamento alla necessità di rafforzare il quadro normativo europeo, richiamando esplicitamente l’esperienza dei centri in Albania.
"Il modello Albania funzionerà e ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a rafforzare la deterrenza nella lotta alla tratta di esseri umani, piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado", ha affermato la premier, rivendicando l’intervento del governo anche a livello europeo per correggere le distorsioni applicative e difendere una linea più rigorosa contro l’immigrazione illegale di massa.
Bilancio Ue, difesa di Pac e Coesione
Nel passaggio dedicato al bilancio dell’Unione europea, Meloni ha espresso invece la disponibilità dell’Italia a confrontarsi in modo costruttivo con i partner, ma ha posto paletti chiari sulle priorità nazionali.
La premier ha avvertito che le politiche europee che incidono direttamente sui territori, sull’agricoltura, sulla pesca e sul tessuto produttivo non possono essere oggetto di sacrifici.
"Siamo pronti a discutere con spirito costruttivo, ma le politiche che toccano direttamente il benessere dei nostri territori, dei nostri agricoltori, dei nostri pescatori e delle nostre imprese non possono essere sacrificate", ha affermato, sottolineando come da questi settori dipendano la coesione sociale, la manutenzione del territorio e la stessa sovranità alimentare, anche alla luce delle nuove minacce ibride che coinvolgono il cibo.
In questo quadro, Meloni ha chiarito che l’Italia potrà accettare una nuova architettura del bilancio Ue solo in presenza di garanzie solide per la Politica agricola comune e per la Coesione, aggiungendo che ogni riforma dovrà assicurare prevedibilità, trasparenza e un adeguato coinvolgimento degli Stati membri.
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