Medio Oriente: il futuro incerto delle relazioni tra Libano e Israele

Con i tentativi in corso di ridisegnare la mappa della regione indebolendo Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano, è emersa una domanda centrale: il Libano, un Paese a lungo considerato uno dei più strenui nemici di Israele, è sulla soglia di una nuova fase che potrebbe portarlo a normalizzare le relazioni con lo Stato ebraico?
Questi interrogativi hanno acquisito un notevole slancio negli ultimi tempi, soprattutto con l'intensificarsi delle dichiarazioni israeliane che indicano la possibilità di un cambiamento negli equilibri regionali.
I cambiamenti nel governo libanese e il declino di Hezbollah
L'arrivo al potere in Libano del presidente Joseph Aoun e del primo ministro Nawaf Salam ha cambiato nuovamente le carte in tavola. In un momento in cui il Paese sta cercando di scrollarsi di dosso le conseguenze della guerra che lo ha debilitato, sembra che le pressioni interne ed esterne possano spingere a riconsiderare la tradizionale posizione di Beirut di rifiuto della normalizzazione.
Queste possibilità sono rafforzate dalle valutazioni israeliane e statunitensi secondo cui Hezbollah non è più forte come un tempo.
Una serie di attacchi israeliani hanno colpito la leadership di Hezbollah, tra cui l'assassinio del segretario generale Hassan Nasrallah e di alcuni importanti comandanti. Questo, oltre a indebolire significativamente le capacità militari del gruppo, ha minato profondamente gli equilibri geopolitici raggiunti negli ultimi anni.
La caduta del regime siriano guidato da Bashar al-Assad, che era una delle principali linee di approvvigionamento di armi di Hezbollah, ha limitato i movimenti del gruppo militante e lo ha lasciato relativamente isolato.
In questo contesto, ci sono tentativi interni ed esterni di fare pressione su Hezbollah per evitare che riemerga come forza influente nella regione. Questi cambiamenti preluderanno a una nuova fase nelle relazioni tra Libano e Israele o Beirut manterrà la sua posizione e non si unirà alla schiera dei Paesi che hanno firmato gli Accordi di Abramo con lo Stato ebraico durante il primo mandato del presidente Trump?
Israele vuole rafforzare la posizione del presidente libanese
Il canale israeliano "Kan" ha citato un funzionario israeliano secondo cui "Tel Aviv vuole rafforzare la posizione del presidente libanese", notando che "questo è un interesse israeliano".
Una fonte politica israeliana ha confermato a Canale 12 che la politica del premier Benjamin Netanyahu ha cambiato il Medio Oriente, esprimendo il desiderio di "mantenere lo slancio verso la normalizzazione con il Libano".
Queste dichiarazioni seguono i precedenti segnali dell'inviato del presidente degli Stati Uniti in Medio Oriente Steve Witkoff, che ha espresso ottimismo sulla possibilità di normalizzare le relazioni tra Beirut e Tel Aviv, ritenendo che il Libano e la Siria "possano mettersi al passo" con il treno della normalizzazione iniziato nella regione anni fa.
Con una mossa straordinaria, mercoledì Israele ha rilasciato cinque libanesi, tra cui un membro di Hezbollah, un soldato dell'esercito libanese e tre civili. Netanyahu ha descritto la mossa come un "gesto di buona volontà" nei confronti del presidente Joseph Aoun, sottolineando che l'operazione è stata coordinata con gli Stati Uniti. Netanyahu ha poi annunciato i negoziati con il Libano sulla demarcazione del confine terrestre tra le due parti e il ritiro di Tel Aviv da cinque punti di confine libanesi.
Il premier israeliano ha inoltre rivelato che in una riunione tenutasi a Naqoura, in Libano, con la partecipazione di rappresentanti dell'esercito israeliano, degli Stati Uniti, della Francia e del Libano, si è deciso di istituire tre gruppi di lavoro congiunti finalizzati alla stabilizzazione della regione, che si concentreranno su diverse questioni.
Da parte sua, il quotidiano libanese Al-Akhbar, vicino a Hezbollah, ha osservato che l'ambasciatore statunitense a Beirut Lisa Johnson "è passata dalla fase delle allusioni a quella dei discorsi diretti sulla normalizzazione", dove ha informato importanti funzionari libanesi che "il Libano deve prepararsi per la fase successiva, in cui i negoziati saranno politici e si concentreranno sui modi per garantire una soluzione globale e permanente alla questione con Israele". Nonostante le dichiarazioni e le mosse israeliane e statunitensi, finora non ci sono stati commenti ufficiali da parte libanese.
I due principali ostacoli alla normalizzazione dei rapporti tra Libano e Israele
Jackie Khoji, analista di questioni arabe per la radio dell'esercito israeliano, ha osservato che "un accordo di pace con il Libano potrebbe essere firmato domani" se non ci fossero due ostacoli principali: la presenza dell'esercito israeliano sul territorio libanese e Hezbollah che, nonostante la sua ritirata, lavorerà per impedire qualsiasi sviluppo di questo tipo.
In un articolo pubblicato dal quotidiano ebraico Maariv, Khoji ha aggiunto che c'è un "cambiamento positivo che viene da Beirut", citando le dichiarazioni del primo ministro libanese Nawaf Salam e del presidente Aoun, che includono critiche all'Iran e a Hezbollah.
Durante la sua partecipazione al vertice arabo d'emergenza al Cairo, il presidente libanese ha sottolineato che "il Libano non sarà un'arena aperta in nome di guerre altrui, né sarà un centro di comando o una stazione di transito per interventi stranieri", cosa che ha fatto infuriare i sostenitori di Hezbollah che si sono affrettati a criticarlo sui social media, ritenendo che le parole di Aoun alludessero al gruppo armato e all'Iran.
Dall'8 ottobre 2023, quando Hezbollah ha deciso di aprire il fronte meridionale al confine con il nord di Israele a sostegno di Gaza, le voci critiche nei confronti del partito si sono intensificate all'interno del Libano, soprattutto da parte dei suoi oppositori politici, che lo considerano uno Stato nello Stato e un'entità che attua un'agenda iraniana. Si oppongono anche alla sua esistenza come organizzazione armata di armi e missili e chiedono che consegni queste armi, che secondo i loro oppositori minacciano la pace civile.
Come previsto, Hezbollah è rimasto fermo nella sua posizione, con il segretario generale Naim Qassem che ha confermato pochi giorni fa che l'organizzazione "non si fermerà né abbandonerà le sue capacità di fronte all'aggressione e all'occupazione israeliana", ha detto.
"Se l'occupazione israeliana del Libano meridionale continuerà, dovrà essere affrontata dall'esercito, dal popolo e dalla resistenza", ha dichiarato Qassem in un'intervista alla Tv di Hezbollah al-Manar, giurando di continuare ad affrontare lo Stato ebraico sul suolo libanese.
Nonostante il declino della sua capacità militare, Hezbollah gode ancora di un'influenza significativa nell'arena politica, dove ha un blocco parlamentare di peso e un'ampia base popolare che potrebbe ostacolare gli sforzi di normalizzazione. La comunità sciita libanese, la cui maggioranza è favorevole al confronto con Israele, costituisce oltre il trenta per cento del tessuto sociale.
Dall'entrata in vigore del cessate il fuoco, il 27 novembre scorso, sono state migliaia le violazioni israeliane dell'accordo firmato con il Libano. Il sud e la Valle della Bekaa sono stati presi di mira, causando decine di morti e feriti, ponendo grandi interrogativi sulla durata dell'accordo e sul futuro della calma nella regione in generale.
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