Serbia nel caos: giovani incappucciati scatenano rivolte a Belgrado, Novi Sad e Valjevo

Le strade di Belgrado, Novi Sad e Valjevo (a circa 100 km dalla capitale) sono diventate teatro di scontri violenti tra gruppi di giovani con il volto coperto e le forze di sicurezza serbe. I manifestanti hanno preso di mira edifici governativi, sedi dei principali partiti — in particolare quelli del Sns, il partito del presidente Vucic —, oltre a danneggiare proprietà private e automobili.
La polizia ha risposto con gas lacrimogeni e cariche per disperdere la folla, scatenando ulteriori tensioni. Almeno un agente è rimasto ferito a Valjevo, dove sono state arrestate 18 persone, mentre nel resto del paese le detenzioni continuano.
Si tratta di un’escalation rispetto alle proteste studentesche che vanno avanti da mesi, iniziate dopo il crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad (novembre 2024), che causò 15-16 vittime e mise in luce il malcontento per la corruzione e l’inefficienza nelle infrastrutture.
Le proteste, inizialmente pacifiche e guidate da studenti con slogan come “Corruption kills” e simboli come la mano insanguinata, hanno rapidamente coinvolto ampi strati della società, da insegnanti ad agricoltori.
Il governo, ora sotto forte pressione, respinge le richieste di elezioni anticipate. Il presidente Vucic ha accusato fonti straniere di fomentare il caos, mentre le forze di sicurezza hanno intensificato la repressione.
La situazione solleva crescenti preoccupazioni internazionali. Il Consiglio d’Europa e l’Unione europea invitano il governo serbo a rispettare i diritti di protesta pacifica e a non usare forza eccessiva.
La Serbia affronta una crisi interna profonda, con proteste che rivelano la frattura tra governo autoritario e società civile in cerca di trasparenza, riforme e giustizia. La situazione resta incandescente, con possibili ripercussioni sul futuro politico del paese e sul suo percorso verso l’Unione europea.
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