La Bolivia vota in elezioni che potrebbero porre fine a 20 anni di governi di sinistra

La Bolivia si prepara a un'elezione simbolo che potrebbe interrompere quasi due decenni di dominio del Movimento al Socialismo (Mas) tra forti tensioni interne e flessione del sostegno popolare. Il partito simbolo di Evo Morales arriva diviso alle urne, dopo un’estate caratterizzata da scontri di potere e perfino da un tentativo di colpo di Stato militare.
L’attuale presidente Luis Arce, dopo una lunga contrapposizione pubblica con Morales, ha deciso di rinunciare alla ricandidatura per evitare ulteriori conflitti interni, proponendo come candidato ufficiale Eduardo del Castillo. Morales, dal canto suo, ha iniziato una campagna per invalidare i voti, definendo il processo elettorale privo di legittimità. In questa situazione, Andrónico Rodríguez, presidente del Senato e candidato con l’Alianza Popular, è emerso come possibile alternativa a sinistra, ma i sondaggi lo danno ormai sotto il 10 per cento.
La destra sembra l’unica effettiva beneficiaria della frammentazione dell’area progressista. I conservatori Samuel Doria Medina e Jorge “Tuto” Quiroga guidano le intenzioni di voto, entrambi attorno al 20 per cento, e rappresentano probabilmente il blocco più coeso e concreto alle elezioni.
Il Paese, alle prese con la peggiore crisi economica in decenni – inflazione alle stelle, carenza di carburante e alimenti – vive un clima di crescente disaffezione e rabbia popolare. Nonostante alcune alzate di tensione, tra cui un tentato colpo di Stato militare lo scorso giugno, il voto sembra destinato a svolgersi regolarmente e in un clima di alta partecipazione.
Con nessun candidato vicino a superare il 40 per cento necessario per evitare il secondo turno, il ballottaggio è considerato quasi certo e previsto per il 19 ottobre, un evento storico visto che la Bolivia non lo ha mai vissuto dal 2009.
In caso di vittoria, il nuovo governo troverà una Bolivia profondamente divisa, con il Mas in crisi e la destra pronta a varare politiche di rigore economico. La direzione che il Paese prenderà nei prossimi mesi potrebbe ridefinire l’orientamento politico ed economico dell’intero continente.
I seggi elettorali sono aperti dalle 08:00 ora locale e chiudono alle 16:00 (20:00 GMT), con 3.733 circoscrizioni distribuite in tutto il Paese. Il voto è obbligatorio e chi non vota rischia una multa pari al 20 per cento del salario minimo (72 dollari), oltre all'impossibilità di votare nelle future elezioni. Il voto consolare è consentito anche in 22 Paesi. Il presidente eletto entrerà in carica l'8 novembre per un mandato di cinque anni, in quella che sarà una transizione cruciale per il futuro politico della Bolivia dopo due decenni di egemonia del Mas.
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