Afghanistan: agenzie umanitarie chiedono urgentemente aiuti internazionali dopo il terremoto

Le agenzie di aiuti nelle aree più colpite dell’Afghanistan hanno rinnovato l'appello alla comunità internazionale per un aumento significativo dei finanziamenti dopo il terremoto di magnitudo 6.0 che ha devastato l’est del Paese, causando oltre 1.400 morti, migliaia di feriti e interi villaggi sepolti sotto le macerie—soprattutto nelle province montuose di Kunar e Nangarhar.
Fino a ora, solo alcuni Paesi hanno stanziato aiuti: Regno Unito, Australia, India, Sud Corea ed Emirati Arabi Uniti hanno contribuito con circa 14 milioni di dollari, mentre l’Unione europea ha devoluto 1 milione di euro in finanziamenti umanitari e inviato 130 tonnellate di aiuti in natura tramite voli umanitari.
Tutti i fondi vengono canalizzati attraverso Ong e agenzie internazionali, evitando il governo talebano, che resta non riconosciuto dalla maggior parte delle nazioni occidentali.
Logistica: il grande ostacolo ai soccorsi
La vera emergenza è l’accesso alle aree più colpite. La provincia di Kunar è stata isolata da frane, smottamenti e strade distrutte, rendendo difficile l’arrivo di ambulanze e camion con forniture di emergenza.
In diversi villaggi i sopravvissuti hanno dovuto trasportare i feriti a mano o con mezzi di fortuna, mentre i soccorritori locali scavano con pale improvvisate.
Per ovviare alle difficoltà, sono iniziate operazioni di lancio aereo di aiuti e squadre di emergenza, ma la geografia montuosa e la scarsità di elicotteri riducono la portata delle missioni. Le condizioni meteorologiche hanno aggravato la situazione, limitando i voli umanitari."
Il ruolo dell’Onu
Le Nazioni Unite sono al centro della risposta. L’Ufficio per gli affari umanitari (Ocha) ha mobilitato il Central emergency response fund (Cerf) con 7,6 milioni di dollari per forniture mediche e rifugi temporanei.
L’Oms ha lanciato un appello urgente, segnalando un deficit di 3 milioni di dollari per medicinali salvavita, mentre il Programma alimentare mondiale (Wfp) avverte che le scorte disponibili copriranno i bisogni solo per quattro settimane se non arriveranno nuovi fondi.
L’Unhcr, invece, evidenzia che il sisma ha colpito comunità già provate dal ritorno forzato di rifugiati da Iran e Pakistan, aumentando la domanda di tende, coperte e beni essenziali in vista dell’inverno.
Inoltre, con il supporto dell’Ue, è stato attivato il sistema satellitare Copernicus per mappare le zone isolate e pianificare corridoi di accesso per i soccorsi.
Fondi ancora insufficienti
Nonostante questi sforzi, solo il 28 per cento del piano umanitario per il 2025 è stato finanziato. Tradizionali donatori come gli Stati Uniti non hanno ancora contribuito, mentre in passato erano il principale sostegno per l’Afghanistan.
Il direttore del Consiglio norvegese per i rifugiati, Jacopo Caridi, ha avvertito che le risorse locali sono “al punto di rottura” e che senza finanziamenti aggiuntivi la risposta umanitaria rischia di fermarsi.
Martedì, il portavoce Onu Stéphane Dujarric ha ribadito che le necessità “rimangono immense”, chiedendo a tutti i Paesi di contribuire con urgenza agli sforzi di soccorso.
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