Palestina, perché malgrado i riconoscimenti la soluzione a due Stati resta ancora lontana

Il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte di alcuni Paesi occidentali può potenzialmente creare uno slancio per far avanzare una soluzione a due Stati. A spiegarlo sono stati alcuni dei leader mondiali in occasione di una conferenza presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
Macron: "È giunto il momento della pace perché siamo a un passo dal non poterla più avere”
Il presidente francese Emmanuel Macron, che co-presiede la conferenza, ha in particolare annunciato il riconoscimento della Palestina da parte del suo Paese, suscitando un lungo applauso da parte dell'Assemblea generale. "È giunto il momento - ha affermato -. Ecco perché, fedele all'impegno storico del mio Paese in Medio Oriente, per la pace tra il popolo israeliano e quello palestinese, dichiaro che la Francia riconosce oggi lo Stato della Palestina".
Macron ha anche osservato che la decisione giunge nel contesto dell'aggravarsi della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, mentre l'invasione militare israeliana nel territorio palestinese si avvicina ai due anni, sottolineando che è ora necessaria un'azione urgente per chiudere questo capitolo di sofferenza, da entrambe le parti.
"Siamo qui perché è arrivato il momento. È giunto il momento di liberare i 48 ostaggi detenuti da Hamas. È arrivato il momento di fermare la guerra, i bombardamenti a Gaza, i massacri e la popolazione in fuga", ha aggiunto. "È giunta l'ora perché l'urgenza è ovunque. È arrivato il momento della pace perché siamo a un passo dal non poterla più avere. Ecco perché siamo qui oggi. Alcuni diranno che è troppo tardi, altri che è troppo presto. Una cosa è certa: non possiamo più aspettare".
Durissima replica di Israele: "Un premio ai terroristi, uno Stato della Palestina non ci sarà mai"
Durante il suo discorso, il leader francese ha speso parole di amicizia nei confronti di Israele, che si è sempre opposto al riconoscimento della Palestina come Stato sovrano e indipendente e alla soluzione dei due Stati come fine praticabile di un conflitto pluridecennale.
Non a caso, Tel Aviv ha criticato aspramente la decisione di Macron, definendola vergognosa e deludente: "Buon pomeriggio. Tra pochi minuti assisteremo a un teatro. Quando il presidente francese e i suoi colleghi si riuniranno per la cosiddetta conferenza. È un teatro perché sappiamo tutti che non ha aderenza con la realtà", ha dichiarato Danny Danon, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite. "Se Hamas elogia questa conferenza e la definisce il frutto del 7 ottobre, è un problema. Se un'organizzazione terroristica sostiene ciò che sta accadendo qui, è vergognoso".
"Al presidente Macron e agli altri leader - ha aggiunto - dico che siamo delusi. L'8 ottobre vi eravate schierati con Israele. Avevate parlato degli ostaggi. Oggi, state andando via. State cercando di lasciarvi alle spalle quegli ostaggi".
La Francia si unisce ora a Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo, che hanno ufficializzato il loro riconoscimento della Palestina appena un giorno prima dell'Assemblea generale, annunciando le decisioni in dichiarazioni separate. Anche tali iniziative hanno anche suscitato pesanti critiche da parte di Israele, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che le ha definite un "gigantesco premio" per il terrorismo, nonché una ricompensa a Hamas per la sua incursione mortale nel sud di Israele del 7 ottobre 2023, che ha provocato la morte di 1.129 persone e il rapimento di altre 251.
António Guterres: "Lo Stato è un diritto per i palestinesi"
"Ho un messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno Stato palestinese dopo il terribile massacro del 7 ottobre: state premiando il terrorismo. E ho un altro messaggio per voi: questo non accadrà. Non ci sarà alcuno Stato palestinese a ovest del Giordano", ha affermato Netanyahu.
Con toni più minacciosi, il premier ha anche promesso di rispondere a questi annunci dopo la conclusione del suo viaggio negli Stati Uniti per parlare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e incontrare il presidente americano Donald Trump: "La risposta all'ultimo tentativo di imporci uno Stato terrorista nel cuore del nostro Paese sarà data dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti. Restate in attesa".
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha respinto le parole di Netanyahu, affermando che "lo Stato per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa".
Altri riconoscimenti all'orizzonte, si potrebbe arrivare a quasi 160 in tutto il mondo
Malta, Belgio, Lussemburgo, Andorra e San Marino sono tra i Paesi europei che dovrebbero a loro volta annunciare il riconoscimento dello Stato palestinese durante la settimana di lavori delle Nazioni Unite. Così, il totale di membri delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina a quasi 160, segnando uno dei più grandi avanzamenti in questo senso.
Il presidente del Consiglio europeo António Costa, lunedì, ha affermato che i 27 Paesi membri dell'Ue sostengono la pace nella regione: "Vorrei ringraziare l'iniziativa della Francia e dell'Arabia Saudita, che ci ha riuniti in un momento critico per la pace in Medio Oriente. La regione ha conosciuto troppe guerre, troppa violenza e terrorismo, troppi morti. Oggi a Gaza siamo di fronte a una catastrofe umanitaria. Vediamo famiglie distrutte, la carestia usata come arma di guerra. Questo disastro deve finire".
Gli Usa hanno negato il visto alla delegazione palestinese per partecipare all'Assemblea generale
Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas si è espresso in collegamento video lunedì, dopo che gli Stati Uniti hanno negato ai rappresentanti palestinesi il visto per entrare nel Paese e partecipare all'evento. Rivolgendosi alla conferenza, Abbas ha espresso la propria gratitudine per l'ondata di riconoscimenti e ha esortato i Paesi ancora indecisi a fare altrettanto.
"Apprezziamo le posizioni dei Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina e invitiamo quelli che non lo hanno ancora fatto a farlo”, ha dichiarato. Nel tentativo di alleviare le preoccupazioni occidentali sul futuro di Gaza, ha poi sottolineato che l'Autorità Palestinese sarà l'unico organo incaricato di governare l'enclave, affermando che Hamas e altre fazioni armate deporranno le armi.
Mahmoud Abbas: "Hamas deporrà le armi"
"Hamas non avrà un ruolo di governo. Insieme ad altri gruppi, deve consegnare le armi all'Autorità Palestinese perché vogliamo uno Stato disarmato, una legge e una forza di sicurezza legittima".
Il leader palestinese ha anche ribadito la condanna del suo governo per quelli che ha definito i crimini israeliani a Gaza, l'antisemitismo e la cattura e l'uccisione di civili. Ha esteso la stessa condanna anche ad Hamas per l'azione di due anni fa.
Abbas ha anche chiesto di sostenere la piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite. La questione potrebbe tuttavia complicarsi, poiché i riconoscimenti sono considerati in gran parte simbolici e il processo per diventare un membro a pieno titolo potrebbe risultare complesso.
Le Nazioni Unite inviano infatti le nuove richieste di adesione al Consiglio di Sicurezza per la votazione. I candidati devono ottenere almeno nove voti a favore, e l'assenza di veti da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio. È probabile invece che Washington si opponga, bloccando il processo.
Le speranze rimangono scarse: Israele continua a espandere la sua occupazione illegale
La situazione sul campo, inoltre, non indica che la Palestina stia andando verso una soluzione a due Stati. Israele continua a espandere i suoi insediamenti nella Cisgiordania occupata, considerati illegali dal diritto internazionale, riducendo ulteriormente quel poco di terra che i palestinesi amministrano nel territorio, e allontanando così la soluzione a due Stati preconizzata dalle Nazioni Unite sulla base dei confini del 1967.
Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha proposto in precedenza di annettere più dell'80 per cento della Cisgiordania, un'iniziativa appoggiata anche da Netanyahu: "Abbiamo raddoppiato gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria e continueremo su questa strada", ha dichiarato il premier.
A Gaza continuano i bombardamenti, 65mila ormai i morti
Anche l'offensiva su Gaza non accenna a diminuire: gli attacchi continuano a infuriare in diverse zone dell'enclave, soprattutto nella parte settentrionale di Gaza City, dove le forze israeliane hanno lanciato una nuova, violenta operazione pochi giorni fa per colpire quelle che hanno definito "roccaforti di Hamas".
La guerra ha finora causato la morte di oltre 65mila palestinesi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. Le cifre non distinguono tra vittime civili e combattenti, ma le Nazioni Unite affermano che più di due terzi dei morti che sono state in grado di verificare in modo indipendente erano donne e bambini.
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