I leader europei tentano di influenzare Trump prima del vertice con Putin: l’Ucraina teme un accordo calato dall’alto

Mercoledì i leader europei si collegheranno in videoconferenza con Donald Trump per cercare di fargli comprendere quanto sia cruciale la posta in gioco per l’Europa e per l’Ucraina, in vista del suo imminente incontro con Vladimir Putin previsto per venerdì in Alaska. Ma diversi analisti mettono in dubbio che riusciranno a esercitare un’influenza reale.
All’incontro, convocato dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, parteciperanno anche il vicepresidente Usa JD Vance, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e i leader di Francia, Italia, Polonia, Regno Unito, Finlandia, oltre ai vertici della Commissione europea, del Consiglio europeo e della Nato.
Nel pomeriggio è prevista una seconda riunione della cosiddetta coalizione dei volenterosi, guidata da Merz, Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer, il cui obiettivo è allineare le posizioni occidentali prima del faccia a faccia tra Trump e Putin.
“Accogliamo con favore gli sforzi per raggiungere una pace giusta e duratura, che rispetti la sovranità dell’Ucraina”, ha dichiarato un portavoce della Commissione europea. “Ma nessuna decisione può essere presa senza Kiev al tavolo”.
Un'Europa irrilevante per Trump e Putin
I timori che l’Ucraina venga messa da parte in uno scambio diretto tra Stati Uniti e Russia sono aumentati da quando Trump ha annunciato il vertice con Putin. Secondo fonti diplomatiche, l’Europa teme di essere spettatrice passiva in un processo negoziale che si gioca sopra le sue teste.
“La leadership europea è marginalizzata. L’Ue è vista come largamente irrilevante da Trump e Putin”, ha commentato Neil Melvin del Royal United Services Institute. “I leader europei possono esprimere il loro punto di vista, ma le decisioni saranno prese altrove”.
Zelensky non parteciperà al vertice di venerdì, ma Trump ha dichiarato che “per rispetto” lo chiamerà dopo l’incontro. Tuttavia, le rassicurazioni faticano a placare l’ansia europea.
Martedì, 26 dei 27 Stati membri dell’Ue (esclusa l’Ungheria) hanno ribadito in una dichiarazione congiunta che nessuna pace sarà accettabile senza il coinvolgimento diretto dell’Ucraina. Hanno inoltre respinto l’ipotesi di cessioni territoriali, definendo “inaccettabile” l’idea di scambiare Donetsk e Luhansk per un cessate il fuoco.
Trump tratta la guerra come un affare
Secondo Ian Bond, del Centre for European Reform, Trump affronta la questione ucraina come se fosse “una transazione immobiliare”, sottovalutando la valenza strategica dei territori contesi. “Non capisce che cedere quelle aree significa compromettere la difesa dell’Ucraina in caso di future aggressioni”, ha affermato.
Inoltre, Trump continua ad attribuire a Zelensky parte della responsabilità del conflitto, una posizione che allarma sia Kiev sia le capitali europee.
Anche la presenza del vicepresidente Vance, noto per le sue posizioni scettiche sul sostegno all’Ucraina, suscita preoccupazioni. “La sua partecipazione è significativa”, ha spiegato Majda Ruge dell’Ecfr. “Rappresenta una linea più accomodante verso Mosca di quella che l’Europa spera di ottenere da Trump”.
Vance ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno sospeso i finanziamenti alla guerra e che “l’Europa dovrebbe fare di più”, invocando una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli alleati europei.
Ma i dati dicono il contrario: l’Ue e i suoi Stati membri restano i principali donatori globali dell’Ucraina, sia in termini militari che umanitari, sin dall’inizio dell’invasione russa nel 2022.
La coalizione dei volenterosi resta indecisa
Il gruppo della coalizione dei volenterosi, nato a marzo, ha l’obiettivo di coordinare un piano europeo per il dopoguerra. Ma finora ha prodotto poche azioni concrete, nonostante sette incontri ufficiali e l’annuncio della creazione di una “Forza multinazionale Ucraina” con quartier generale a Parigi.
“Il gruppo ha puntato tutto su un futuro accordo, ma la pace resta irrealizzabile finché Putin mantiene i suoi obiettivi massimalisti”, ha dichiarato Bond. “Ciò che servirebbe è una coalizione pronta ad aiutare militarmente Kiev prima della pace, per forzare Putin a trattare davvero. Ma questa coalizione, oggi, non esiste”.
Secondo Melvin, la nascita stessa del gruppo dimostra l’impotenza delle strutture tradizionali come Nato e Ue, bloccate dal vincolo del consenso.
Tutto ora ruota attorno all’incontro di venerdì tra Trump e Putin. L’unico segnale di successo, secondo gli analisti, sarebbe se Trump sostenesse militarmente Zelensky, rafforzasse le sanzioni e si opponesse apertamente a Mosca. Ma, dati i segnali attuali da Washington, questa ipotesi appare remota.
“Forse l’unica speranza è che Putin esageri e metta sul tavolo proposte talmente estreme da rendere impossibile, persino per Trump, accettarle”, conclude Bond.
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